Il Fatto Quotidiano

L’intervista muta all’assassino

26 anni dopo la strage Maurizio Costanzo prepara l’intervista scoop Ma l’uomo che uccise i suoi genitori offre soltanto silenzi e cliché

- » SELVAGGIA LUCARELLI

C’è una cosa che mi ha lasciata più basita d el l’omicidio commesso da Pietro Maso. È l’intervista di Maurizio Costanzo a Pietro Maso. Un’intervista annunciata con clamore perché “è la prima volta di Maso in tv”.

Perché, come dichiarato Costanzo, “voglio dargli una seconda possibilit­à”. Quella seconda possibilit­à che con la sua memorabile intervista della serie “mannaggia a te birichino che non sei altro”, concesse anche a Fabrizio Corona, lo scorso anno. Cinque mesi prima che tornasse dritto dritto in carcere.

Per descrivere l’abisso di bruttezza di questa intervista bisogna partire dalla costruzion­e.

Come in tutte le interviste da Costanzo, le domande sono intervalla­te da momenti musicali durante i quali, nei monitor alle spalle, appaiono delle frasi e delle immagini dell’ospite. Il problema è che la scelta musicale era leggerment­e didascalic­a. Si andava da Mama, just killed a man! ( Bohemian rhapsody )a Money for nothing , roba che mancavano Killing me softlyeHan­no ucciso l’uomo ragno e le canzoni a tema omicidio se l’erano giocate tutte.

LE SCRITTE POI, si leggevano male, le inquadratu­re erano inspiegabi­lmente dal basso, per cui a un certo punto sembra che Costanzo intervista­sse un calzino blu filo di Scozia, e infine, Costanzo, aveva un grosso problema: è più facile tirar fuori un congiuntiv­o da Luigi Di Maio che un qualcosa di interessan­te da quest’uomo. Il primo vero mistero infatti è cosa contenga il suo libro, naturalmen­te in promozione a favore di telecamera, perché in un’ora di intervista, il parlato di Maso, sarà stato in tutto massimo 4 minuti. O in quel libro ci sono le ricostruzi­oni dell’omicidio in 198 vignette spalmate su 200 pagine, o il suo ghostwrite­r è Tolstoj.

La prima domanda di Costanzo, tanto per entrare subito in argomento, è stata: “Dove ha preso ’sto sole?”. “In comunità, faccio il giardinier­e!”. Bene. E questa è stata anche la risposta più esaustiva della serata. “Le i come si sente adesso?”. “Io mi vedo una persona come tante”. Certo, il classico vicino che salutava sempre. Poi aggiunge che non ha più corazze, che è se stesso e tutti quei grandi classici a cui manca solo “sono una ragazza semplice”. Costanzo capisce che se non parla lui, per riempire un’ora di intervista deve ballare Despacito facendo un trenino con la prima fila, quindi decide di improvvisa­rsi il Freud dei Parioli: “La invito a liberarsi di ogni peso qui stasera, (…) si fanno molti sbagli nella vita, certo… il suo è uno sbaglio un po’ più forte”, roba che se uno non sapesse di cosa si sta parlando, penserebbe a un parcheggio sul marciapied­e. A un maglione blu elettrico su pantalone verde muschio. Comunque. Costanzo, gli va dato atto, non si scoraggia.

Altra clip sulla sua infanzia. Si era ammalato, fino a 4 anni non parlava, di quegli anni ricorda la sua stanza da bambino, più che altro. “Lei durante l’infanzia ha avuto la meningite… capisco… se non ci fosse stato l’incidente sarebbe giustifica­bile…”. E certo, se non avesse incidental­mente preso a bastonate i genitori, questa personalit­à bo rde rl ine sarebbe comprensib­ile per via dell’infanzia difficile, per via della meningite. Bebe Vio è il classico esempio di quella negatività che ti lascia addosso la malattia. Cupa, negativa, introversa. Come no.

“LEI È ANDATOal cimitero?”. “No, ci devo andare!”. “Che voleva fare da grande?”. “Niente, volevo divertirmi”. “Ha rubato molto?”. “Sì ”. Costanzo vacilla. Sarebbe capace di emettere più suoni il suo comodino in betulla che l’ospite esclusivo.

Allora, per occupare qualche minuto di trasmissio­ne, ritorna il Freud dei Parioli. “Perché non piange? Lei rimane attonito, questo è sintomo di sgomento, di paura, io una psicanalis­i la invito ad affrontarl­a, lei si deve liberare Pietro…”. Ora, a parte che l’ultima volta che s’è liberato s’è preso 30 anni di galera, quindi io l’inviterei a tratteners­i, al limite, ma il bello arriva dopo, quando Costanzo riesce a fargli l’unica domanda di reale interesse in un’ora di programma: “Mi faccia capire il percorso mentale di lei che ha 25 milioni di debiti e uccide i genitori. Perché?”. Silenzio. Attimi di pathos. A Maso trema il labbro. Costanzo ha la parola “scoop” che gli lampeggia sulla fronte. Il pubblico con le mascelle spalancate e…: “È l’unica risposta che non ho mai trovato in me”. Fine. Allora si passa all’argomento droga, che Maso ha consumato in quantità uscito dal carcere. Qui Costanzo parla a Maso, un uomo di 46 anni, come a un bambino che ha mozzato la coda a una lucertola: “E la smetta cacchio… a parte che costa, poi sono cose che uccidono! Lo faccia per sua madre e suo padre che sono qui mannaggia… lei ha pure il passaporto che cacchio se mette appjjà la droga!”. Ora, a parte che Costanzo e Maso hanno deciso che i poveri genitori stavano lì in teatro in veste di ectoplasmi, non si capisce bene perché il passaporto dovrebbe essere un deterrente per l’utilizzo della droga. Molti narcotraff­icanti non sarebbero d’accordo, diciamo.

COSTANZO LO INVITAinfi­ne a piangere un altro paio di volte, ma niente, lui ha una corazza, dice.

L’intervista a quel punto comincia ad avvitarsi su se stessa, quindi Costanzo manda un’altra clip, quella sulla sua ex moglie Stefania. Maso, che non aveva pianto manco di fronte alla foto dei genitori, inizia a piangere come un agnellino, ma non perché di ’sti genitori non gliene freghi nulla, no no, è la corazza. “È vero che voleva ammazzare le sue sorelle?”. “Sì, ma è la doppia personalit­à, l’altro Pietro”. “Che ricordi ha del massacro?”. “Nulla, era il narcisismo”. Insomma, a un certo punto le risposte di Maso parevano i bigliettin­i della fortuna e il tempo è scaduto. “Io le auguro di convincers­i che l’amore non è un sentimento negativo, Pietro. Daje! Sipario!”.

E buona camicia a tutti. Di forza, però.

MAURIZIO COSTANZO La invito a liberarsi di ogni peso qui stasera (…) si fanno molti sbagli nella vita, certo… il suo è uno sbaglio un po’ più forte

PIETRO MASO Che cosa volevo fare da grande? Niente, volevo soltanto divertirmi molto. Perché ho ucciso? È l’unica risposta che non trovo

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 ?? Ansa ?? Il killer senza storia Pietro Maso in tribunale nel 1992 e, sopra, nell’intervista a Maurizio Costanzo andata in onda giovedì sera su Canale5 (con il 12 per cento di share)
Ansa Il killer senza storia Pietro Maso in tribunale nel 1992 e, sopra, nell’intervista a Maurizio Costanzo andata in onda giovedì sera su Canale5 (con il 12 per cento di share)
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