Mariano Rajoy uomo silente senza qualità E Carles Puigdemont liberale, ma d’assalto
Carles Puigdemont assurge agli onori della cronaca catalana e spagnola un po’ per caso nel gennaio 2016, quando Artur Mas, di fronte alla contrarietà della Candiatura d’Unitat Popular a rieleggerlo presidente del governo catalano, si fa da parte e lo propone alla guida della Generalitat. Non era facile sostituire quello che fino ad allora era stato il leader politico riconosciuto del procés indipendentista, ma Puigdemont riesce presto a imporre il suo stile e ritmo, conquistandosi la simpatia e la credibilità del popolo indipendentista. Governa con il suo orientamento liberal- democratico, tenendo assieme la nuova maggioranza parlamentare. A lui si chiede di arrivare fino in fondo nell’affermare il diritto all’autodeterminazione del popolo catalano senza deflettere. E Puigdemont non delude il suo elettorato.
Nato nel dicembre del ’62, lo separano appena 6 anni dal suo predecessore, eppure sembra della generazione successiva, forse anche per il suo capello scuro portato a caschetto. Ma soprattutto perché la sua storia politica non è contaminata dalle vicende che vedono il suo partito imputato in processi giudiziari per alcuni casi di corruzione, tanto da risultare un personaggio chiave assieme ad altri nella rifondazione di Convergència Democràtica de Catalunya (nel frattempo separatasi da Unió Democràtica de Catalunya).
Nato ad Amel, provincia di Girona, dove i genitori hanno una pasticceria di dolci tradizionali e nuove creazioni, Puigdemont si dedica al giornalismo: a soli 19 anni, diventando capo redattore di El Punt e fondando l’Agència Catalana de Notícies, quale esperto di nuove tecnologie applicate all’i nf o rmazione.
ENTRATO in politica nel 2006 come deputato di
Co n v e r g è ncia i Unió, diventa sindaco di Girona nel 2011 rimanendo in carica fino al 2016, dopo essere diventato presidente dell’Associació de Municipis per la Independència ed esser stato rieletto deputato nel 2015 nella lista di Junts pel Sí.
Conoscitore delle tecniche di comunicazione, brillante nella dialettica, infarcita spesso d’ironia, meno nella retorica. Usa molto Twitter, ma non per fare commenti o indicare la linea: i messaggi si limitano per lo più a esprimere gratitudine al popolo catalano, invitandolo a perseverare nell’attitudine pacifica e democratica. Nei giorni prima del referendum, è stato il principale diffusore attraverso Twitter dei canali alternativi per collegarsi alle pagine ufficiali della Generalitat chiuse dalla polizia. Parla diverse lingue, oltre il catalano stretto dell’Empordà, la zona interna della montagna da cui proviene e a cui torna ogni sera, rientrando a casa da moglie e 2 figli. Gentile ma determinato, si è circondato di una corte di fedelissimi nel governo, con vari rimpasti, stringendo un’alleanza in apparenza infrangibile con il suo vice Junqueras di Esquerra Republicana de Ca tal uny a. Un anno e mezzo dopo la sua elezione a presidente della G ener alitat, ha saputo rendersi autonomo dal suo predecessore e dal suo partito che nel frattempo si chiama Partit Democràtic de Catalunya e oggi è un leader riconosciuto a livello internazionale. Ha detto che una volta realizzato l’obiettivo di una repubblica catalana indipendente, il suo compito sarà finito e tornerà a casa a fare un altro lavoro.
Gli invasori saranno cacciati e la nostra terra tornerà signora delle sue libertà e dei suoi destini
PUIGDEMONT NEL 2013