Il Fatto Quotidiano

“Se resta così le donne non denunciano più”

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

Bastano

1.500 euro per uscire dal processo per stalking. La sentenza del tribunale di Torino del 2 ottobre mostra cosa può succedere con la riforma Orlando sulla giustizia riparativa. “L’av evo preannunci­ato più volte”, afferma l’avvocato Giulia Bongiorno, nel 2009 autrice della legge sullo stalking e fondatrice della Fondazione “Doppia Difesa” che aiuta le donne per aiutare le donne vittime di violenze e abusi. “Ho letto le notizie e ricordo di aver denunciato i rischi al punto che il ministro Andrea Orlando ha risposto che c’era un errore da correggere. È grave che ci sia stata questa sentenza nonostante il ministro avesse colto il mio allarme”.

Quando ha segnalato i pericoli?

Ben prima che entrasse in vigore la riforma. Avendo scrit- to io la norma sullo stalking, conosco bene il reato e so che si manifesta con molestie e minacce. Nella sua riforma Orlando ha introdotto le condotte riparatori­e e ha scelto di far estinguere i reati minori con un semplice pagamento, ma ha incluso nella categoria anche le minacce e le molestie. Ho subito fatto presente che questi due reati non devono essere considerat­i minori perché quando ci sono molestie ripetute si integra lo stalking. Così facendo veniva svuotata questa norma e sfregiata la persona offesa, che non può impedire l’estinzione del reato se non ritiene adeguata la somma.

Quindi che giudizio dà a questa riforma?

È pessima. Innanzitut­to introduce una discrimina­zione tra ricchi e poveri. I ricchi possono arrivare da un avvocato e dire che vogliono far estinguere il reato, mentre i po- veri non possono. Inoltre ha svuotato lo stalking che consentiva di fermare l’e sc al ation di violenza ed evitare moltissimi femminicid­i.

Quali conseguenz­e avrà? Molte donne non denunceran­no più perché tutto si può estinguere, mentre chi ha denunciato non avrà mai giustizia e sarà umiliato. Gli stalker, invece, ringrazian­o. Come è stato possibile questo errore?

Temo che non ci sia stata consapevol­ezza della gravità di quello che poteva accadere. A volte chi fa le norme non pesta la polvere dei tribunali.

Per l’avvocato dell’imputato erano fatti di lieve entità. L’avvocato ha fatto bene il suo lavoro. Il suo compito, assegnato dalla Costituzio­ne, è di difendere al massimo il suo cliente. Il problema è che la riforma ha dato un potere di arbitrio ai giudici che possono ritenere fatti di lieve entità qualsiasi cosa. Qui per questo giudice 1.500 euro erano idonei a riparare il danno, per altri potrebbero non bastare. Una giustizia a macchia di leopardo. Si può definire la “lieve entità” per questi reati? No. Quasi tutti i casi di stalking nascono come casi apparentem­ente di lieve entità. La violenza sulle donne comincia da episodi piccoli, poi c’è l’escalation che può portare all’uccisione.

Colpa del giudice? Bisogna finirla coi i legislator­i che affermano che le leggi ci sono e sbagliano gli altri ad applicarla. Sono loro che hanno messo questa bomba.

Non ritiene giusto che un accusato di stalking, riconoscen­do l’e r rore, possa pagare ed evitare la condanna?

Io sono tanto garantista quanto contraria al perdonismo. Fino a che un soggetto non è ritenuto colpevole con sentenza definitiva, io mi batterò per dargli tutte le garanzie del mondo. Ma quando abbiamo la certezza, con un reo confesso o una persona colta in flagrante, non possiamo perdonare. In Italia si è perso il senso della sanzione.

Si è dato un potere di arbitrio ai giudici, avremo sentenze a macchia di leopardo

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LaPresse Penalista Giulia Bongiorno è stata in Parlamento con An e Pdl, seguì Gianfranco Fini in Libertà e futuro
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