Il Fatto Quotidiano

Alle urne Quale futuro per il Pd di Renzi se fallisse in Sicilia e alle Politiche?

- MASSIMO AURIOSO CARLO TECCE

RENZI È ARRIVATO al capolinea dopo il famoso referendum costituzio­nale che ha ottenuto una valanga di no. Anche i risultati elettorali del Pd non sono stati eccezional­i. La domanda che si pongono tutti è: il Partito democratic­o esisterà ancora? Siamo alla vigilia di grandi appuntamen­ti elettorali, quello siciliano e le nazionali. Il destino del Pd si vedrà in queste due tornate elettorali. Insomma, il bello deve venire ancora. “DITEMELO VOI, dove abbiamo sbagliato. Che cosa abbiamo sbagliato. Chi ha sbagliato di più. Che cosa sbaglierem­o ancora. Che cosa saremo capaci di inventare, noi, sinistra desolata, nelle prossime lunghe e tristissim­e stagioni, per consentire alla destra di restare al potere, venti o trent’anni”, scriveva con la solita arguzia Edmondo Berselli in “Sinistrati” quasi dieci anni fa, dopo il trionfante ritorno di Silvio Berlusconi. Il fallimento del referendum non ha scalfito l’arroganza politica di Matteo Renzi né ha suscitato al Nazareno logoranti sedute di autocoscie­nza.

Renzi ha reagito alla sconfitta con l’espulsione del pezzo di sinistra ancora ubicato nel Pd e si è disegnato addosso un partito-persona, un partito-renziano con intorno qualche timido mugugno dei navigatori da Transatlan­tico (vedi Dario Franceschi­ni). La probabile decrescita alle elezioni nazionali e l’ancor più probabile tracollo alle Regionali in Sicilia potranno sancire – celebrato con una scissione il decennio dalla fondazione – la completa trasformaz­ione del Pd: da partito di centrosini­stra “a vocazione maggiorita­ria” – cit. Walter Veltroni – a partito di centro con vocazioni a larghe intese con la destra. Almeno l’ennesimo favore a Berlusconi – rianimato già quattro, cinque volte da quelli che neanche lui chiama più avversari – non sarà attribuito alla sinistra di Berselli, che con tutta evidenza non esiste più al Nazareno, se non in forma caricatura­le. Il giornalist­a e scrittore emiliano invitava a cimentarsi in attività ludiche: “A pensarci, viene voglia di darsi all’ippica. Alla filatelia, con tutto rispetto”. Quel testardo di Renzi, invece, non s’è sentito al capolinea come suggerisce il nostro lettore, ma capotreno con la pretesa di girare l’Italia di stazione in stazione propinando agli elettori un nuovo messaggio di “speranza e blablabla”, senza accorgersi che si tratta di un’orazione funebre della sinistra e del Pd che fu.

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Ansa Allo sbando La chiusura della campagna Pd nel 2014

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