Alle urne Quale futuro per il Pd di Renzi se fallisse in Sicilia e alle Politiche?
RENZI È ARRIVATO al capolinea dopo il famoso referendum costituzionale che ha ottenuto una valanga di no. Anche i risultati elettorali del Pd non sono stati eccezionali. La domanda che si pongono tutti è: il Partito democratico esisterà ancora? Siamo alla vigilia di grandi appuntamenti elettorali, quello siciliano e le nazionali. Il destino del Pd si vedrà in queste due tornate elettorali. Insomma, il bello deve venire ancora. “DITEMELO VOI, dove abbiamo sbagliato. Che cosa abbiamo sbagliato. Chi ha sbagliato di più. Che cosa sbaglieremo ancora. Che cosa saremo capaci di inventare, noi, sinistra desolata, nelle prossime lunghe e tristissime stagioni, per consentire alla destra di restare al potere, venti o trent’anni”, scriveva con la solita arguzia Edmondo Berselli in “Sinistrati” quasi dieci anni fa, dopo il trionfante ritorno di Silvio Berlusconi. Il fallimento del referendum non ha scalfito l’arroganza politica di Matteo Renzi né ha suscitato al Nazareno logoranti sedute di autocoscienza.
Renzi ha reagito alla sconfitta con l’espulsione del pezzo di sinistra ancora ubicato nel Pd e si è disegnato addosso un partito-persona, un partito-renziano con intorno qualche timido mugugno dei navigatori da Transatlantico (vedi Dario Franceschini). La probabile decrescita alle elezioni nazionali e l’ancor più probabile tracollo alle Regionali in Sicilia potranno sancire – celebrato con una scissione il decennio dalla fondazione – la completa trasformazione del Pd: da partito di centrosinistra “a vocazione maggioritaria” – cit. Walter Veltroni – a partito di centro con vocazioni a larghe intese con la destra. Almeno l’ennesimo favore a Berlusconi – rianimato già quattro, cinque volte da quelli che neanche lui chiama più avversari – non sarà attribuito alla sinistra di Berselli, che con tutta evidenza non esiste più al Nazareno, se non in forma caricaturale. Il giornalista e scrittore emiliano invitava a cimentarsi in attività ludiche: “A pensarci, viene voglia di darsi all’ippica. Alla filatelia, con tutto rispetto”. Quel testardo di Renzi, invece, non s’è sentito al capolinea come suggerisce il nostro lettore, ma capotreno con la pretesa di girare l’Italia di stazione in stazione propinando agli elettori un nuovo messaggio di “speranza e blablabla”, senza accorgersi che si tratta di un’orazione funebre della sinistra e del Pd che fu.