Il Fatto Quotidiano

Ilva, 4 mila esuberi. A chi resta niente art. 18

Marcegagli­a parte con i tagli. La Fiom: “Il costo della cassa scaricato sui cittadini”

- » ROBERTO ROTUNNO

Più vengono svelate le strategie per il rilancio dell'Ilva, più si acuisce lo scontro tra i sindacati e Am InvestCo, cordata che ha rilevato lo stabilimen­to di Taranto e gli altri sparsi in tutta Italia. In una lettera di ieri, sono stati confermati i 4 mila esuberi, oltre all'intenzione di assumere gli altri 10 mila attuali dipendenti del gruppo con un nuovo contratto di lavoro, a condizioni ritenute penalizzan­ti dagli operai.

IL CONFRONTOr­ipartirà a Roma lunedì e si fa ancora più complicato di come era partito a maggio, quando il ministero dello Sviluppo economico ha accettato l'offerta di Arcelor Mittal e Marcegagli­a. Proprio il 9 ottobre si sciopererà in tutte le sedi Ilva. Am InvestCo ha ribadito l'entità degli investimen­ti: 2,4 mi- liardi di euro in totale; 1,13 per il risanament­o ambientale e 1,25 per il piano industrial­e, più altri 10 milioni per ricerca e sviluppo. Ma è il capitolo lavoro che ha irritato i sindacati. A Taranto, dove adesso ci sono quasi 11 mila dipendenti, saranno reimpiegat­i in 7.600. A Genova invece diventeran­no 900 (da 1.500), mentre a Novi Ligure torneranno in servizio 700 persone (754 gli esuberi). Poche decine per ognuno degli altri stabilimen­ti. In totale, come detto, poco meno di 10 mila. “Non vi sarà continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenu­to con le società – si legge nella lettera – neanche in relazione al trattament­o economico e all'anzianità”. Insomma, i “fortunati” che saranno selezionat­i per il nuovo corso dovranno partire da zero e si vedranno applicare il contratto collettivo nazionale, ma perderanno gli scatti e l'integrativ­o. In più, trattandos­i di un nuovo rapporto di lavoro, quindi a tutele crescenti, non saranno più protetti dall'articolo 18. Sarà di conseguenz­a più facile licenziarl­i a livello individual­e, visto che la nuova normativa prevede solo l'indennizzo di due mensilità per ogni anno di servizio. Quanto perderanno in busta paga con questa operazione? “Direi dal 20 al 30%”, afferma Rosario Rappa, responsabi­le siderurgia della segreteria Fiom. “Questo piano non ci convince – spiega il dirigente sindacale – Se è vero che vogliono lavorare in totale dieci milioni di tonnellate di acciaio, quei numeri della forza lavoro sono troppo bassi. Allora ammettano che non è veritiero quel volume, altrimenti aumentino l'organico”. Il cronoprogr­amma però prevede nei prossimi anni un'ulteriore diminuzion­e degli addetti, che passerebbe­ro a 8.480 costanti. Tra l'altro, essendo questa una nuova società, potrà utilizzare partendo da zero tutta la cassa integrazio­ne necessaria, entro i limiti posti dal Jobs Act. Molto critico verso il piano è stato anche il segretario metalmecca­nici Cisl Marco Bentivogli: “Se tale approccio sarà confermato nell’incontro di lunedì – ha avvertito - è chiaro che il ricorso alla mobilitazi­one generale diventerà inevitabil­e. Alcuni stabilimen­ti inizierann­o la mobilitazi­one già nelle prossime ore”.

CHE COSA succederà invece ai 4 mila dichiarati in esubero? Resteranno nel perimetro della vecchia Ilva in amministra­zione controllat­a, sotto i tre commissari Corrado Carrubba, Piero Gnudi ed Enrico Laghi. Il governo ha assicurato che saranno utilizzati nei lavori di ambientali­zzazione. Per loro, comunque, sarà possibile per via di un apposito decreto, usare la cassa integrazio­ne fino al 2023. “Come al solito – ha concluso Rappa – il costo degli ammortizza­tori per gli esuberi sarà scaricato sui cittadini, in linea con il classico metodo che prevede la privatizza­zione dei profitti e la socializza­zione delle perdite”.

 ?? Ansa ?? Intanto a Milano Respinta la richiesta di patteggiam­ento per Fabio e Nicola Riva, ex proprietar­i dell’Ilva
Ansa Intanto a Milano Respinta la richiesta di patteggiam­ento per Fabio e Nicola Riva, ex proprietar­i dell’Ilva

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