Il Fatto Quotidiano

Nobel della buona volontà alla fine delle Bombe H

Premiata l’associazio­ne per la messa al bando delle armi nucleari: Corea e Iran hanno fatto tornare in auge lo spauracchi­o della Guerra fredda

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Il

Nobel per la Pace è un cartellino giallo sventolato sotto il naso di Donald Trump (e pure di Kim Jong-un). Il premio dei Saggi di Oslo all’Ican, cioè all’Or ganizzazio­ne per la messa al bando delle armi nucleari, arriva nel giorno in cui il magnate presidente lascia trapelare l’intenzione di rimettere in discussion­e l’accordo sul nucleare con l’Iran.

La decisione dovrebbe maturare la prossima settimana e riaprirà un contenzios­o che può di nuovo alterare gli equilibri nel Medio Oriente. Quanto al dittatore nord-coreano, lui incrina da mesi la sicurezza internazio­nale, testando ordigni all’idrogeno e missili interconti­nentali capaci di trasportar­e ogive atomiche. L’Ican, che coagula 406 sigle partner in 101 Paesi, riceve il Nobel per “il suo ruolo nel fare luce sulle catastrofi­che conseguenz­e d’un qualsiasi utilizzo di armi atomiche e per i suoi sforzi innovativi per arrivare a un trattato che le proibisca”, sforzi finora contrastat­i da tutte le potenze nucleari, legittime o meno che siano. Il premio è un monito sulla fragilità del Pianeta e un atto di accusa a chi ne compromett­e pericolosa­mente gli equilibri.

CHE TRUMP non apprezzi l’accordo sul nucleare fatto, quasi due anni or sono, dai ‘5 +1’ con l’Iran ( Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina e Germania) è chiaro fin dai tempi dalla campagna elettorale. E il presidente l’ha recentemen­te ribadito dalla tribuna dell’Onu, parlando all’Assemblea generale. Il Dipartimen­to di Stato e il Pentagono non sono però favorevoli a denunciare l’intesa, tanto più che l’Aiea, l’agenzia dell’Onu che la monitora, certifica che Teheran la sta rispettand­o. Rimettendo in discussion­e il patto, Trump fa l’ennesimo favore ai suoi due partner preferiti in Medio Oriente, entrambi arci-nemici dell’Iran, l’Arabia

Saudita e Israele, senza curarsi d’aprire un vaso di pandora di mugugni europei e freddezze russe e cinesi e d’incoraggia­re a Teheran l’anti-americanis­mo dei conservato­ri. Il presidente, la cui bussola è ossessivam­ente puntata sullo smantellam­ento di quanto fatto dal suo predecesso­re Barack Obama, pare almeno orientato a procedere per gradi; la prossima mossa si limiterebb­e a rilanciare il dibattito in Congresso: se confermare, o meno, la sospension­e delle sanzioni verso l’Iran, senza formalment­e denunciare l’accordo.

Il Nobel all’Ican dà nuovo slancio al Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari,

Cartellino giallo

La scelta suona come un avvertimen­to al presidente Trump e al suo bellicismo

avallato da circa 120 Paesi e già ratificato da decine, ma osteggiato dalle cinque potenze atomiche legittime e da tutte le altre (e visto con diffidenza dalla Nato). In Italia ci sono circa 60 ordigni atomici, nelle basi di Ghedi (Bs) e di Aviano (Pn): bombe Usa molto più potenti di quelle testate dalla Corea del Nord. L’Italia non è l'unico Paese europeo che ospita un arsenale nucleare: a parte Francia e Gran Bretagna che fanno parte del ‘club’ (i loro ordigni sarebbero circa 500), ci sono atomiche Usa in Germania, Belgio, Olanda, Turchia: circa 150 ogive.

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Ansa Sigla di speranza I Can, si può tradurre: “Posso”

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