“Filo”, il re della vasca sempre sotto i riflettori
SPALLE LARGHE La storia d’amore (finita) con Federica Pellegrini, la moda, la campagna “I am doping free”: non solo di medaglie si è nutrito il campione
Itrionfi mondiali, i record, Federica. Le delusioni olimpiche, l’Isola dei famosi, la rottura con la Pellegrini. Re in vasca, divo fuori dall’acqua, sempre all’inseguimento del successo. Filippo Magnini, nel corso della sua carriera, ne ha avuto tanto. Forse meno di quel che avrebbe potuto, probabilmente non abbastanza per evitare questo scivolone finale, assurdo per quanto fuori tempo massimo a 35 anni suonati e ormai alle porte del ritiro, che se confermato rovinerebbe tutto.
BELLO, FORTE, famoso. Personaggio nato, tanto da meritarsi le attenzioni dello star system: la televisione, con la parentesi da inviato all’Isola dei famosie pure un paio di camei in una fiction, le copertine dei giornali, le passerelle dell’alta moda. E poi quel piglio da guascone, che lo ha spesso portato a esporsi. A metterci la faccia nella campagna contro i super-costumi, che per qualche anno avevano stravolto il nuoto (e a dir la verità erano pure coincisi con il suo declino). O contro il doping: celebri le sue “sparate” contro il rivale francese Bernard, costante il suo impegno per lo sport pulito, anche cofondatore del movimento “I am doping free”. “Chi si dopa, per me, non è un atleta”, era abituato a dire sotto i riflettori.
Ma Magnini, prima che personaggio, è stato soprattutto campione. Nel panorama di una disciplina che da vent’anni fa le fortune dello sport italiano, “Filo” è stato uno dei più grandi: Re Magno, lo avevano ribattezzato ai tempi d’oro. Capace di attraversare tutta l’epoca recente del nuoto azzurro, dagli albori di Rosolino e Brembilla ai nuovi fasti di Paltrinieri e Detti. La prima medaglia nel 2003, l’ultima a livello individuale nel 2013 (ma ancora prezioso in staffetta fino all’anno scorso): 31 titoli nazionali, 37 podi europei e 12 mondiali, anche un bronzo olimpico in quella competizione che è sempre rimasta il suo cruccio. Pochissimi hanno vinto quanto lui. E come lui.
Quella volta a Montreal, il 28 luglio 2005, resta nella storia dello sport azzurro: campione del mondo con una rimonta epica davanti a mostri sacri come Michael Phelps nei
100 stile libero, la gara regina che sta al nuoto come i 100 metri piani all’atletica. Una roba alla Mennea, per intenderci. E poi di nuovo campione iridato due anni dopo a Melbourne, quando nessuno, forse neppure lui ci avrebbe scommesso.
NON SI PUÒ DIRE che la vita sia stata ingenerosa con Magnini. Spalle larghe, occhi neri, carattere istrionico: “Diciamo che passo per un bel ragazzo, ma non sono mai stato uno sciupafemmine. Non correvo dietro alle donne, anche perché a volte erano loro a cercarmi…”. Lui, però, ne ha sempre inseguita una: Federica Pellegrini. Il grande amore della sua vita, che probabilmente ha contribuito ad accrescerne la sua popolarità, ma a diminuirne la reputazione di sportivo. Troppo accecante la luce della “Divina” per non restarne un po’ oscurati. Anche se per anni sono stati la coppia d’oro dello sport.
Re e regina, sempre insieme, in acqua, in nazionale, nei salotti del potente circolo Aniene per cui entrambi sono tesserati, sotto l’ala protettrice del presidente del Coni, Giovanni Malagò. Una storia vissuta sotto i riflettori: iniziata nel 2011 col gusto del proibito (la Pellegrini era appena uscita da un rapporto con l’altro nuotatore azzurro, Luca Marin), proseguita tra alti e bassi, crisi rovinose (come quella del 2013), riconciliazioni e propositi di matrimonio, mai realizzati. Fino all’ultima, chissà se definitiva, separazione.
Senza più la Pellegrini – che una volta di lui disse: “Filippo dopato? Se fosse così lo lascerei” – le luci della ribalta non lo avevano ancora abbandonato, ma un po’ messo in disparte sì. Tornarci adesso, da indagato per doping, dopo essere stato paladino del nuoto pulito, non è quello che si aspettava per chiudere alla grande. La parabola discendente era iniziata già da un pezzo. La fine rischia di essere indegna del fu “Re Magno”.