Il Fatto Quotidiano

Dan Brown, furba “Origin” della provincia seriale

- » NANNI DELBECCHI

Giovedì l’Accademia di Stoccolma ha conferito il Nobel per la Letteratur­a a Kazuo Ishiguro; due giorni prima, con gran tempismo, l’Internazio­nale del Marketing Editoriale ha incoronato Dan Brown, un cavallo che non tradisce mai. Lancio simultaneo su scala global per centinaia di migliaia di copie, stesso formato (mattone semipieno), stessa copertina michelangi­olesca, stesso titolo, Origin. Last but not least, stessa trama. Scott Fitzgerald diceva che ogni scrittore è autore di un unico libro; Dan Brown invece ne ha scritti tanti, ma è sempre lo stesso. Da quando ha capito che ravanando nelle religioni si catturano due terzi dei lettori occidental­i acculturat­i, non ha più mollato la presa. Stavolta il solito Robert Langdon deve indagare sull’assassinio del futurologo Edmond Kirsh (un Roberto Giacobbo che ce l’ha fatta); se riuscirà a recuperare la password del suo computer, per l’umanità intera si caricheran­no tre app: Chi siamo?, Dove andiamo?, Donde veniamo?( Google Maps, vatti a nascondere). Non è chiaro se sia il mondo a portare fortuna a Dan Brown o se sia Brown a portargli sfiga; di fatto il cuore dell’intrigo versa in quella Catalogna divenuta di indubbia attualità. Il tour operator di Or ig i n prevede Gaudì, Blake, Darwin, Gauguin, Nietzsche, Jeff Koons… La crème de la crème del midcult, e qui bisogna togliersi il cappello. Flaubert ci ha fatto scoprire quanto la provincia è universale, con Brown constatiam­o quanto l’universo è diventato una provincia seriale.

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