Renzi & Boschi attaccano Visco per nascondere Banca Etruria
Sgarbi Una mozione dem – non anticipata a Palazzo Chigi – attacca frontalmente il governatore, il cui rinnovo a Bankitalia era già deciso Mattarella arrabbiatissimo
■Mentre l’ex premier inizia il suo tour pre-elettorale in treno, il gruppo dem alla Camera chiede la testa del governatore di Bankitalia
Il delitto perfetto, si sa, è quello che nasce nel silenzio, di nascosto, in cui l’odio mortale si manifesta solo dopo essere stato covato al riparo da amici e nemici. Così è stato per il blitz renziano contro Ignazio Visco, in attesa di rinnovo settennale alla guida di Bankitalia. L’ar ma del delitto? Una mozione parlamentare. La prima firma su quel testo rende chiaro a tutti il mandante: Silvia Fregolent, deputata che è una degli addentellati parlamentari di Maria Elena Boschi. Siamo, visto che il capo dei capi ieri inaugurava il suo trenino elettorale, a Delitto sull’Orient Express . Fermata di Rignano sull’Arno, ovviamente.
ALL’OSCURO di tutto non era solo la vittima – cui era stata assicurata da tempo una tranquilla permanenza a Palazzo Koch – ma persino i titolari del potere di nomina su quel che resta della Banca centrale: Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella, che avevano comunicato informalmente a fine settembre a Mario Draghi (grande sponsor dell’attuale governatore) la decisione di confermare Visco. Ancora lunedì, nonostante l’ennesimo Consiglio dei ministri passato senza che si parlasse del nuovo capo di Palazzo Koch, il premier garantiva che l’accordo per il rinnovo del governatore era blindato: “Anche se Matteo è contrario”. Risultato: il solitamente pacato capo dello Stato, raccontano dal Colle, è fuori dalla grazia di dio. A sera la rabbia prende la forma di una nota: tutte le posizioni su Bankitalia devono “essere ispirate a esclusivi criteri di salvaguardia di autonomia e indipendenza dell’istituto nell’interesse della situazione economica del nostro Paese e della tutela del risparmio degli italiani”. Sottotesto: non possiamo fare queste figure a Bruxelles e Francoforte.
Torniamo al Blitzkrieg renziano. Da settimane era calendarizzato il voto alla Camera sulle mozioni d’opposizione contro la riconferma di Visco. Il capogruppo Ettore Rosato, invece, da giorni tranquillizzava chi gli chiedeva se il Pd ne avrebbe presentata una sua: “Vedremo, non so, non credo”. Ieri mattina, però, improvvisamente, i vertici dem cominciano a cercare volontari anti-Visco disposti a parlare in aula (toccherà al semisconosciuto Sanga).
Cos’era successo? Sul Corriere della Sera era apparso un nuovo pezzo sul dissesto di Popolare Etruria e le centinaia di milioni chiesti dal commissario liquidatore agli ex amministratori della banca, compreso Pier Luigi Boschi, padre di. Nell’inner circle renziano sono convinti che questi articoli siano scritti sotto dettatura di Bankitalia e della Bce, nemici del rottamatore Matteo.
Nasce così il testo anti-Visco. Dopo pranzo, quando alla Camera inizia la parte della seduta dedicata alle mozioni, il presidente annuncia che ce n’è anche una a firma Silvia Fregolent, amica della sottosegretaria Boschi, figlia di. A quel punto, senza che Gentiloni fosse stato anche solo informato, la frittata era già fatta.
Cosa c’era scritto in quel testo? Questo: in questi anni “l’efficacia dell’azione di vigilanza della Banca d’Italia è stata messa in dubbio dall’emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche sulle cui ragioni si pro- nunceranno gli organi competenti, ivi compresa la Commissione d’inchiesta all’uopo istituita”. Attacco alzo zero e minaccia implicita (la commissione è piena di renziani), cui segue l’impegno al governo a nominare in Banca d’Italia “la figura più idonea a garantire nuova fiducia nell’istituto”.
Gentiloni scopre la trappola solo quando è troppo tardi per fare qualcosa: il testo è ormai pubblico, l’evidente matrice “gigliata” della firmataria conosciuta da tutti, il suo partito sta smentendo il premier in Parlamento. Il governo è all’angolo: non può dare “parere contrario” a una mozione del partito di maggioranza, né farla passare com’è. In aula c’è il sottosegretario al Tesoro Pier Paolo Baretta, corrente Franceschini, che fa l’unica cosa possibile in quel momento: chiede una riformulazione del testo che tolga gli attacchi più duri, ma resta l’impegno per il governo a nominare “la figura più idonea a garantire nuova fiducia nell’istituto”. U- na sconfessione dell’attuale governatore ratificata da Montecitorio più la promessa, per Visco, che la sua audizione in commissione d’inchiesta sarà una crocifissione.
La manina toscana
Il testo è di Fregolent, deputata “boschiana”: ieri nuovi guai per papà Pier Luigi
A PALAZZO CHIGI è il panico, anche perché la reazione del Colle – privatamente – è durissima. Dall’Orient Express di Renzi è Matteo Richetti a confermare la matrice del tentato omicidio. La reazione è puro Gentiloni: rinviare, far passare il tempo, vedere che succede. Renzi è contento in ogni caso: se non avrà la testa di Visco, avrà almeno un capro espiatorio per Etruria.