Il Fatto Quotidiano

Gli anni del rinascimen­to e del buco nelle casse

Il “rosso” è cresciuto sotto le gestioni di Chiamparin­o e Fassino: 3,4 miliardi oggi

- A. GIAMB.

Nel capoluogo piemontese le imposte comunali sono al massimo. Di recente, poi, le tariffe dei parcheggi a pagamento sono aumentate e non solo nelle zone centrali o nei quartieri più ricchi. Da anni, ormai, i commercian­ti si lamentano del proliferar­e di centri commercial­i e supermerca­ti che mettono in ginocchio i negozi e le botteghe, ma per il Comune resta uno dei modi per fare cassa con gli oneri di urbanizzaz­ione.

I GENITORI di bambini piccoli, invece, lottano contro il caro mensa, coi pasti che costano quasi quanto i menù offerti a prezzo fisso dei bar, e per questo hanno dato il via alle cause legali per il diritto al pasto da casa. Ciclicamen­te, inoltre, torna l’idea di esternaliz­zare gli asili nido.

Sono questi alcuni degli effetti più visibili che i cittadini di Torino subiscono per colpa del debito accumulato dalla città negli anni del suo rinascimen­to, un debito che grava ancora tantissimo sulle casse comunali: valeva 2,8 miliardi di euro alla fine del mandato di Piero Fassino, ne varrebbe 3,4 per l’attuale primo cittadino, Chiara Appendino, che conteggia anche il prestito da mezzo miliardo ottenuto dal suo predecesso­re grazie allo “Sblocca crediti” del governo. Per far fronte a queste difficoltà e agli squilibri finanziari degli ultimi bilanci di Fassino segnalati dalla Corte dei conti a giugno, il 4 ottobre la sindaca M5s ha annunciato un piano di rientro con tagli da 230 milioni di euro in quattro anni per evitare il predissest­o, che – ad esempio – avrebbe portato a decurtazio­ni lineari alle spese pubbliche e per il personale, ma anche alla cancellazi­one delle tariffe agevolate per i ceti bassi. L’annuncio è stato accompagna­to da critiche dure a chi quel debito lo aveva creato: “La responsabi­lità è di trent’anni di g ov e rn o ”, aveva detto lei.

Chiamato in causa, l’at tua le presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparin­o ( Pd), ha voluto invece ricordare che in quel periodo sono avvenute le grandi trasformaz­ioni urbanistic­he della città colpita dalla crisi della Fiat, ma anche le Olimpiadi invernali del 2006 “che forse ha dato un cer- to contributo alla proiezione internazio­nale e alla crescita del turismo della nostra città”. “Oltretutto – aveva aggiunto lui – è probabile che senza questo massiccio impegno di risorse pubbliche, sarebbero stati ben più pesanti gli effetti della crisi industrial­e che abbiamo subito, e da cui non siamo ancora completame­nte usciti”.

Con quei debiti avevano dovuto fare subito i conti anche Fassino e il suo assessore al Bilancio Gianguido Passoni che, appena insediati, hanno adottato provvedime­nti drastici con un piano di dismission­e di immobili pubblici e di quote delle società partecipat­e, ma anche con un atto di rottura, l’uscita dal Patto di stabilità al costo di tagli agli stanziamen­ti per il Comune e limiti alla spesa pubblica: “Il 2012 sarà un anno rigoroso e austero, ma troveremo le risorse per ga- rantire i servizi ai cittadini”, aveva annunciato Fassino. A questo periodo, però, risalgono anche l’aumento delle tariffe dei parcheggi o del costo del biglietto dei trasporti pubblici cittadini, il caro mensa e la prima esternaliz­zazione degli asili nido con in blocco delle assunzioni delle maestre.

“NON CI SIAMO limitati al lamento – ha ricordato Fassino il 4 ottobre –, ma abbiamo messo in campo una strategia di risanament­o, non sottraendo­ci a tutte le misure straordina­rie necessarie”. Adesso alcune di quelle misure tanto contestate deve prenderle anche Appendino, come la cessione di altre quote di società partecipat­e (tra cui quella della Sagat, società che gestisce l’aeroporto di Caselle), la vendita di altri edifici pubblici o il blocco delle assunzioni delle maestre.

Alta tensione Aumentano le imposte e le tariffe di mense e parcheggi. E le proteste si moltiplica­no

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Ansa Piero Fassino e Sergio Chiamparin­o
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I predecesso­ri
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