Croce Esporla in Arabia sarebbe come erigere una moschea a San Pietro
Anche da noi vale la denuncia di Daphne Galizia
Per svegliare l’opinione pubblica locale e internazionale su un’emergenza, spesso declassata rispetto ad altri reati, mi torna alla mente la polemica che solo un mesa fa ha suscitato l’approvazione della legge che estende la confisca dei beni – applicata agli accusati di mafia – anche agli indagati per reati di corruzione. La destra si oppose ritenendo esagerata la misura preventiva e la maggioranza quasi si scusò, impegnandosi a “monitorarne” l’applicazione, pronta a intervenire in ca- CARO SOR BUTTAFUOCO, nella sua giusta critica alla Lidl (che ha modificato la fotografia in un suo negozio del paese ligure Dolceacqua, cancellando le due croci che svettano sulla chiesa parrocchiale “per non urtare la suscettibilità dei clienti islamici”), lei si preoccupa comunque di “difendere” l’Islam dicendoci quanto in realtà Gesù sia caro ai musulmani.
Ci spieghi dunque perché è impossibile esibire la croce in Paesi come l’Arabia Saudita, il Pakistan ecc.
La saluta un agnostico. GENTILE MARIO RICCARDI, il sor Buttafuoco una risposta ce l’ha. L’Arabia Saudita, nella sua sovranità (oltretutto alleato fidato di Usa e Europa), è qualcosa di simile allo Stato Vaticano. Tutta la sua area, per non dire dei luoghi santi, è consacrata alla preghiera. E sarebbe come immaginare di vedere moschee in San Pietro. Impossibile. Nelle altre nazioni islamiche, quando non sono preda delle fogne fondamentaliste, le chiese ci sono. In Egitto, in Siria, in Iraq.
Pensi all’Iran, indicato quale male assoluto, dove fino a un mese fa hanno festeggiato il restauro del santuario di San Giuda Taddeo apostolo. E la Repubblica di Teheran, giusto una notazione, è in strettissimi rapporti con la Santa Sede. Alle celebrazioni di ashurà, ovvero il ricordo so di eccessi. E invece anche da noi vale l’estrema denuncia di Daphne Galizia. Anche da noi “ci sono corrotti ovunque e la situazione è disperata”. C’è il figlio di Galizia, Matthew, anch’egli giornalista d’i nchiesta, che è esposto alla vendetta dei corrotti, di cui ha contribuito con la madre ha scoprire i traffici. Va scortato. Dalla polizia maltese. E dall’attenzione dell’opinione pubblica. Non vogliamo vedere un’altra auto bruciata. Non vogliamo vedere un altro morto di verità. MASSIMO MARNETTO
Il bluff di Matteo Salvini sulla legge elettorale
Trovo poco convincenti le motivazioni di Salvini che a domanda risponde che è d’accordo con la nuo- del martirio di Husseyn, figlio di Ali e nipote di Maometto, la comunità cristiana vi partecipa issando le croci. Prevale purtroppo il riflesso condizionato, il più potente alleato del terrorismo è la nostra conclamata ignoranza. Ci vuole l’aiuto di Dio.
Grazie ancora della sua lettera. va legge elettorale (una tripla schiforma con il salto carpiato) adducendo la motivazione che così ci sarà una data certa per le elezioni del prossimo anno. Forse è abituato con i leghisti cui bastano le due, tre sparate che si inventa (a balle è secondo solo a Renzi) per dargli il loro consenso.
No caro Salvini, lei non la conta giusta! Anche se non fosse approvato il Rosatellum si andrebbe a votare nella prossima primavera e la legge di cui sopra non garantisce, esattamente come il Consultellum, nessuna governabilità, lasciando però a Lei e ai suoi degni compagni di cordata il diritto che sarebbe da Costituzione degli elettori (scegliersi i parlamentari) mentre saranno eletti quelli più fidati, che risponde- ranno a lei (come a Renzi, Berlusconi, etc) e non certo agli elettori. Mi viene il sospetto che lei alla fine sia d’accordo con Berlusconi. La storia insegna che politici ben più furbi di lei ci hanno rimesso le penne con il Cavaliere. Intanto Lei ci ha rimesso la faccia.
In quanti leggeranno davvero il libro di Fassino?
Mi è giunta una notizia che ha de ll’incredibile: Piero Fassino ha scritto un libro! E non è tutto: ha trovato un editore che glielo pubblica! Ma l’editore non è un imprenditore? E allora perché pubblica un libro di Fassino? Ho letto una recensione terrificante: solo con quella mi sono addormentato. L’immobile in cui viveva la signora Paola Corda, deceduta il 20 agosto 2015 per un mesotelioma pleurico “r i co nd u c i b i l e – secondo il giudice – alla presenza di amianto nell’a b i ta zi o n e” appartiene al Comune di Milano. L’Aler però, sempre secondo il giudice, l’ha costruito, l’ha amministrato e ha bandito l’appalto per la bonifica avviata nel 2001. Il giudice ha ordinato nuove indagini, tra l’a l t ro, proprio per verificare se vi sia stata dispersione di fibre durante la bonifica e, se vi sono state, se siano addebitabili all’appaltatore o all’appaltante Aler. In una lettera all’avvocato Ezio Bonanni, legale del figlio della signora, l’Aler nel 2016 ha scritto che non riteneva provato il nesso tra l’amianto e il mesotelioma, senza accennare alla sua presunta estraneità alla gestione dell’immobile. Quanto all’assenza di rischio amianto a Milano, l’Osservatorio nazionale amianto sostiene tesi opposte all’A l e r.