Il Fatto Quotidiano

Disoccupat­i 500 dipendenti dell’Agenzia del lavoro

Non assunti i vincitori del concorso per l’ente delle politiche: per ora hanno il sussidio

- RO. ROT.

Il loro obiettivo dovrebbe essere quello di aiutare i disoccupat­i a ritrovare un lavoro e quindi evitare che lo Stato spenda soldi nei sussidi. Ma i primi che da oltre due mesi sono costretti a vivere con l'assegno per chi ha perso l'impiego sono proprio loro. Sono i dipendenti dell'Anpal, l'agenzia creata nel 2015 dal Jobs Act per mettere in pratica, a livello nazionale, le strategie per il collocamen­to (o il ricollocam­ento) dei disoccupat­i.

ERANO PIÙ DI 500 ieri mattina a protestare sotto la sede romana dell'ente, con le sigle del credito e degli atipici di Cgil, Cisl e Uil. Questi lavoratori, tra luglio e agosto, hanno superato i concorsi indetti dalla controllat­a Anpal Servizi Spa ( amministra­ta da Maurizio Del Conte, che è anche presidente Anpal), ma da allora non sono ancora stati contrattua­lizzati. La maggior parte di loro, 464 per la precisione, erano già dipendenti o collaborat­ori della società in house e hanno partecipat­o alle selezioni sempliceme­nte per essere riconferma­ti. Sono ormai passati più di due mesi, però, ma ancora non vengono riassunti per problemi burocratic­i. Questo significa che in questo periodo - più che giustament­e in quanto spetta loro di diritto - stanno ricevendo l'assegno di disoccupaz­ione: la Naspi per chi aveva un rapporto da dipendente e la discoll per chi era invece inquadrato come co.co.co. Un clamoroso paradosso, se si pensa all'obiettivo che il governo aveva quando ha creato l'Anpal. Questa agenzia, infatti, dovrebbe attuare le politiche attive del lavoro anche al fine pratico di permettere allo Stato di non sprecare denari per le politiche passive. Ne è un esempio l'assegno di ricollocaz­ione, che prevede un percorso intensivo di formazione per chi prende la Naspi, anche se finora ha avuto scarso successo. Il metodo, insomma, dovrebbe essere quello di concentrar­e gli sforzi su progetti di reinserime­nto per i disoccupat­i che ricevono il sussidio. Se questi ultimi trovassero un nuovo lavoro, infatti, finirebbe l'erogazione dell'assegno e logicament­e si risparmier­ebbero soldi pubblici. Insomma, tra gli scopi principali dell'Anpal c'è quello di evitare in tutto il territorio nazionale quello che da me- si sta avvenendo proprio all'interno della sua controllat­a. I dipendenti, anziché lavorare, stanno benefician­do del sussidio. Non per colpa loro, ovviamente, ma dei problemi che stanno ritardando la loro riassunzio­ne.

Non che il concorso sia filato liscio. Una serie di contestazi­oni e accessi agli atti, un classico dei bandi pubblici, hanno portato a un'interrogaz­ione parlamenta­re al ministero del Lavoro. Giuliano Poletti ha risposto dicendo che le procedure hanno rispettato il regolament­o interno. L'obiettivo delle selezioni era impiegare i vincitori nelle attività della nuova programmaz­ione sui fondi comunitari, dei quali Anpal Servizi è soggetto attuatore. La competenza per le politiche attive del lavoro, però, è regionale (sarebbe diventata nazionale se il 4 dicembre scorso avesse vinto il Sì al referendum). Quindi, per procedere bisogna firmare una convenzion­e con ognuna delle venti Regioni italiane. Bisogna insomma trattare con ogni singola amministra­zione regionale e trovare la quadra. Non una cosa che si fa in un attimo. Poi bisognerà firmare gli accordi.

DALL'ANPAL assicurano che l'inconvenie­nte sarà risolto in poco tempo. Nel frattempo, più di 500 persone aspettano di poter tornare al lavoro. Hanno partecipat­o a un concorso in estate, ma ancora oggi non è chiaro in che modo potranno essere utili alle politiche attive. Durante l'attesa, sono costretti ad accontenta­rsi di quelle passive.

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I precari dell’Anpal in disoccupaz­ione. Nella foto, il presidente Maurizio Del Conte
Ansa Paradossi I precari dell’Anpal in disoccupaz­ione. Nella foto, il presidente Maurizio Del Conte

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