Indagata la Appendino “Tolto debito dai conti”
Inchiesta La sindaca indagata per falso: 5 milioni da restituire non figurano nei conti 2017 del Comune. Ieri l’avviso, poi in Procura: “Nulla da nascondere”
Il problema è una caparra di 5 milioni depositata da una società per una gara e mai restituita. Il Comune non l’ha contabilizzata nel bilancio. Lei si fa ascoltare in Procura: “Nulla da nascondere”
Più di due ore davanti ai pm per spiegare le ragioni di una decisione, quella che le è costata l’iscrizione nel registro degli indagati per falso ideologico in atto pubblico. Ieri pomeriggio la sindaca di Torino Chiara Appendino (M5S) si è presentata in Procura di fronte ai procuratori aggiunti Enrica Gabetta e Marco Gianoglio poche ore dopo aver ricevuto l’invito a comparire per sabato prossimo. “Ho scelto di venire subito qui – ha detto dopo l’interrogatorio – proprio perché non abbiamo nulla da nascondere. Abbiamo esposto i fatti alla luce di come abbiamo lavorato nell’ambito dell’approvazione del bilancio e tutto l’iter conseguente”. Insieme a lei hanno ricevuto l’avviso di garanzia anche l’assessore al Bilancio Sergio Rolando e il capo di gabinetto Paolo Giordana, anche loro corsi dai pm per essere sentiti subito (ma dovranno ripresentarsi). Il tempo per le spiegazioni non è bastato. Bisogna ricostruire una vicenda complessa, partita da un affare immobiliare per diventare poi una questione contabile, legata a una caparra di 5 milioni di euro versata da una società, la Ream Sgr, che la Città di Torino dovrebbe restituire con gli interessi.
RISALE TUTTO alla riqualificazione dell’area ex Westinghouse, una ex fabbrica vicino alla stazione Porta Susa e al Palazzo di giustizia. Nel 2012 la giunta di Piero Fassino bandisce una gara per la concessione di 99 anni e per la rea- lizzazione di un centro congressi, residenze universitarie, un supermercato e dei parcheggi. La Ream partecipa e versa una caparra di 5 milioni di euro, ma l’anno seguente la gara viene vinta da un ’ altra azienda, la Amte- co&Maiora.
Nel 2014 e nel 2015 la Ream chiede la restituzione della caparra con gli interessi, ma gli uffici comunali informano che la somma verrà resa soltanto al termine della procedura per l’assegnazione, chiusa nel dicembre 2016 anche se l’ultimo via libera del Tar è recentissimo.
NEL 2016, dopo il suo insediamento, la sindaca pentastellata si trova di fronte a una situazione finanziaria complessa e, con il capo di gabinetto Giordana e l’assessore Rolando, decide di non registrare quei 5 milioni di euro alla voce “Debiti”. Il 26 novembre Giordana scrive una mail alla direttrice della direzione finanze del Comune, Anna Tornoni: “Per quanto riguarda il debito Ream lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con questo soggetto sono aperti tavoli di confronto”.
Il 30 novembre la sindaca le manda una lettera: “Stante le trattative aperte con la Città, non è prevista la restituzione”. La Procura, però, sospetta che non ci fosse nessuna trattativa perché il 6 dicembre il presidente della Ream Giovanni Quaglia spedisce una lettera in cui chiede quella somma di denaro “auspicando che la stessa possa essere evasa dal prossimo gennaio 2017”. Qui, per il pm Marco Gianoglio, sarebbe avvenuto il primo episodio di falso ideologico in atto pubblico, rea- to che poi Appendino e Rolando avrebbero commesso di nuovo il 25 luglio 2017 in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione. Il Collegio dei revisori del Comune aveva espresso parere favorevole allo stanziamento dei 5 milioni di euro collocando quella cifra tra i debiti previsti per il 2018, ma a luglio la giunta presenta una delibera “omettendo di appostare per l’anno 2017 la maggiore spesa di 5 milioni di euro, corrispondente al debito della Città di Torino verso Ream”, scrive il pm. Questo nonostante i pareri contrari del collegio dei revisori, autori di un esposto che ha fatto seguito a quello di due consiglieri di minoranza, Alberto Morano (centrodestra) e Stefano Lo Russo, capogruppo Pd ed ex assessore all ’ urbanistica con Fassino che ha seguito la partita Westinghouse. “Mi auguro che certe esperienze insegnino a tutti che governare è difficile”, ha commentato l’ex sindaco di Torino. Per la sindaca è già la seconda inchiesta dopo quella sugli incidenti del 3 giugno in piazza San Carlo nella quale è indagata per lesioni.
La vicenda
La mancata previsione giustificata da una “trattativa” che l’azienda creditrice nega