Codice antimafia fatto coi piedi: lo dice il Colle
Codice antimafia, mancano corruzione tra privati e terrorismo. Il presidente chiede un decreto
Il presidente firma il provvedimento, ma avverte l’esecutivo: serve una norma che copra tutti gli errori commessi. Grazie alla maggioranza confische non hanno più effetti su una serie di reati
Niente confisca dei beni e dei soldi illeciti per i corruttori tra privati e per altri protagonisti di diversi reati se il governo non corre ai ripari. A scoprire le carte è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri ha firmato la legge sul codice antimafia, le misure di prevenzione e confisca dei beni, perché non ha ravvisato “evidenti profili di legittimità costituzionale” e perché “è opportuno” che venga subito applicata ma contemporaneamente ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in cui denuncia una grave lacuna, “un profilo critico” che impedisce una giusta pena accessoria e disattende obblighi europei sottoscritti a suo tempo dall’Italia: l’articolo 31, che modifica la disciplina della cosiddetta confisca allargata, nel caso di condanna definitiva, non ha elencato alcune ipotesi di gravi reati: i delitti commessi con finalità di terrorismo internazionale, la corruzione tra privati, l'associazione a delinquere finalizzata al falso in monete e banconote, l’utilizzo indebito di carte di credito, alcuni reati informatici. Tutti reati inseriti, invece, nel decreto legislativo del 2016 che attuava una direttiva Ue.
SCRIVE MATTARELLA: “Va , dunque, considerato il grave effetto prodotto dall’impossibilità di disporre il congelamento e la confisca dei beni e dei proventi a seguito di condanna per questi reati. Di qui l’esigenza di assicurare solle- citamente una stabile conformazione dell’ord ina men to interno agli obblighi comunitari”. Inoltre, rimette “alla responsabilità del governo l’individuazione, in tempi necessariamente brevi, dei modi e delle forme ” per correre ai ripari. La celerità invocata dal capo dello Stato non può che far pensare al suggerimento di un decreto legge.
Questo aspetto della legge non è l’unico su cui interviene Mattarella che sembra pure preoccupato dalle critiche delle imprese e del mondo politico che le rappresenta non- ché da ipotetiche sanzioni europee quando raccomanda a Gentiloni di fare un monitoraggio dell’applicazione della normativa che prevede la possibilità di un sequestro preventivo dei beni a chi è accusato non solo di mafia ma anche di corruzione e di altri reati contro la pubblica amministrazione, se alla base c’è una contestazione di associazione a delinquere.
“IL GOVERNO – ha scritto – proceda a un attento monitoraggio degli effetti applicativi della disciplina”, come è stato previsto dall’ordine del giorno approvato dalla Camera il 27 settembre scorso quando è stata varata la legge così come modificata al Senato. Nella prima versione di Montecitorio, invece, il sequestro dei beni per i presunti corrotti non prevedeva il paletto dell’associazione a delinquere. L’ordine del giorno è stato voluto dal Pd, per placare l’ala alfaniana della maggioranza, d’accordo con Forza Italia che ha fatto le barricate perché non voleva l’estensione del sequestro ai corrotti sia pure con le limitazioni descritte e sia pure con la “giurisdizionalizzazione” del procedimento, ovvero con la garanzia del contraddittorio fra accusa e difesa, rimarcato dal favorevole ministro della Giustizia Andrea Orlando.
L’ordine del giorno a cui si è appellato Mattarella prevede che il governo “in sede di prima applicazione della riforma, nell’ambito delle sue proprie prerogative” metta in campo “tutti gli strumenti che riterrà opportuni ed efficaci al fine di monitorare e verificare le prassi applicative della legge, per quanto riguarda i destinatari delle misure di prevenzione personali e patrimoniali, con particolare riferimento agli indiziati di reato di associazione a delinquere finalizzata ai reati contro la pubblica amministrazione, con lo scopo di valutare l’impatto e l’efficacia delle nuove norme, anche ai fini di eventuali modifiche che si rendano necessarie... al fine di garantire che la tutela della legalità e l’efficienza del sistema delle misure di prevenzione si realizzi nel pieno rispetto delle garanzie dei diritti dei cittadini e delle imprese”. Legge fatta, ma va già cambiata.
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