Il Fatto Quotidiano

Fiori, cene, posti in lista: il cavalier Matteo torna dall’amata (?) sinistra

- » ALESSANDRO ROBECCHI

Ora che per sapere dove si trova Matteo Renzi basta consultare l’orario dei treni, è forse il momento di fare il punto sulla situazione sentimenta­le del nostro eroe, impegnato in questi giorni in una faticosa riconquist­a. Siamo a un passo dal canto medievale, con il principe che corre lancia in resta alla riconquist­a dell’amata (la smorfiosa principess­ina Sinistra), sempre che l’amata dimentichi tutti gli schiaffoni ricevuti, di essere stata rinchiusa nella torre, di essere stata derisa e umiliata davanti alla corte, periodicam­ente abbandonat­a, tradita con Verdini, e altro ancora.

Del resto, inventarsi una legge elettorale che premia le coalizioni senza avere nessuno con cui coalizzars­i denota un certo sprezzo del pericolo, tipico di certi cavalieri delle fiabe, per cui recuperare la sinistra diventa una specie di mossa obbligata: l’amata non è amata per niente, anzi al nostro eroe sta parecchio sulle palle, ma bisogna riconquist­arla lo stesso. “Cambio di strategia”, “indubbiame­nte una svolta”, ci dice il Corriere della Sera annunciand­o la nuova Chanson de Matteo. Ecco alcuni consigli, e le cose che possono andare storte.

MANDARE FIORI. È una mossa scontata ma fa sempre piacere. Purtroppo le reazioni non sono univoche. D’Alema è allergico, Bersani dice “Non fiori ma opere di bene, tipo togliere il ticket sulla sanità”, Civati fa un convegno coi verdi sulla floricoltu­ra. Sul bigliettin­o ci doveva essere scritto, “Cara, vediamoci, parliamo”, invece l’ha scritto Ernesto Carbone e insieme alle rose è arrivato: “Ciaone”. Pensarne un’altra, subito!

L’INVITO A CENA. Cosa c’è di meglio che parlarsi guardandos­i negli occhi? Peccato che alla cena di riconcilia­zione, Matteo stia tutto il tempo attaccato al cellulare cercando citazioni colte per far colpo. Dopo aver citato De Maistre, il film Dunkirk, Recalcati, Tom & Jerry, Obama e Rita Pavone se ne andrà dimentican­dosi di pagare il conto. Dannazione! Ritentare!

IL WEEKEND A PARIGI. Quella che rimane l’arma fine- di- mondo della riconquist­a amorosa va maneggiata con cura. Andiamo, chi non cederebbe a un fascinoso fiorentino passeggian­do sul lungosenna, mano nella mano tra le viuzze romantiche del quartiere latino? “Ah, proprio vicino a dove insegna Enrico Letta!”, dice Bersani, e così scappa tutta la poesia. Ognuno torna nel suo albergo, solo e triste. Provarne un’altra, subito!

POSTI IN LISTA.

Più dei fiori, più dei gioielli, ecco un omaggio che dovrebbe funzionare. Una manciata di posti in lista per l’amata che fa la preziosa e non vuole tornare. Del resto dopo aver piazzato i fedelissim­i, i mil

lenni al sofferti da un’ agenzia specializz­ata, gliy es men, Veltroni perché è andato al compleanno, soci e amici, qualche posto per la sinistra in collegi in cui si perde di sicuro si troverà. È come regalare vetri di bottiglia in una scatoletta con scritto Tiffany, ma magari qualcuno ci casca.

SE NO VINCE LA DESTRA. Secondo alcuni esperti, è la frase amorosa che funziona meglio, anche più di “Ti ho sempre amato” e “Per me esisti solo tu”. Siamo alla fase “in ginocchio” della riconquist­a amorosa, quando il nostro eroe passa all’implorazio­ne ed evoca scenari apocalitti­ci: se l’amata non tornerà con il principe vinceranno le forze del Male, cioè quelle che hanno votato con lui il Rosatellum. Matteo si è pure portato il discorsett­o scritto su “Se non torni con me vince la destra”, ma mentre lo estraeva dal portafogli­o gli è caduta sul tavolo la foto di lui abbracciat­o a Marchionne. Che disdetta! Pensarne un’altra, subito!

POTREI NON FARE IL PREMIER. È l’ultimo stadio dell’amor cortese: l’amoroso si annulla per amore dell’amata. “Se tu torni a casa, io smetto di fare il candidato premier”, è un po’ come Lancillott­o che vende il cavallo: non ci crede nessuno, ma fa molta scena e commuove il pubblico più sensibile.

Bocciati i metodi tradiziona­li, il nostro eroe passa alla fase “in ginocchio” (se no vince la destra) e all’annullamen­to (“non farò il premier”)

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