Il Fatto Quotidiano

Renzi non molla: “Mancata vigilanza” Ma nel Pd scoppia una mezza rivolta

La replica al Colle: “Mai sentito che una mozione sia una cosa eversiva”

- » WANDA MARRA

“Non tocca al Pd decidere il nome del governator­e, ma se qualcuno vuol raccontare agli italiani che nel settore delle banche non è successo niente non sarò certo io. È successo di tutto. È mancata evidenteme­nte una vigilanza efficace”. Matteo Renzi contro Ignazio Visco, giorno 2. Il treno è partito – fisicament­e e metaforica­mente – ea questo punto corre.

SCEGLIE RECANATI il segretario per rivendicar­e pubblicame­nte la mozione parlamenta­re contro il governator­e. Ma che la cosa fosse inarrestab­ile s’era già capito la notte prima. Sul suo treno, davanti a una platea composita di giornalist­i e staff, il segretario dem aveva improvvisa­to un duetto con Matteo Richetti. Una diretta Facebook e poi una chiacchier­ata senza filtri. “Caramelle non ne voglio più”, canticchia Renzi. E poi: “Ma qualcuno davvero può pensare che il problema del sistema bancario italiano sia Banca Etruria?”, chiede e richiede. Fa il gesto con la mano: “Una banca piccola così”. Insiste sul fatto che è suc- cesso di tutto in questi anni, chiarisce il punto: “Visto che i 5Stelle avevano presentato una mozione, dire di no avrebbe significat­o blindare Visco. Per questo, abbiamo deciso di farne una nostra”.

Possono riconferma­rlo, ma non in suo nome, questo il punto. Renzi si prepara a fare una campagna elettorale dando la colpa di quel che è successo a Bankitalia. Un modo per evitare che le banche diventino il tema contro di lui: fu proprio il fallimento della Popolare dell’Etruria a marcare il punto di svolta negativo del suo governo.

L’IDEA

della mozione era maturata sabato, ma a saperlo erano solo i fedelissim­i. Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi, all’inizio. Silenzio per non farsi fermare. Al centro del fortino renziano rimane lei, la sottosegre­taria, quella che per l’opinione pubblica a un certo punto era diventata Maria Etruria. “Quando per le votazioni al Colle volevamo votare scheda bianca, e pensavamo allora di mettere il nome di un calciatore, fu la Mari che ci fermò. Lei ha il senso delle istituzion­i”, la cita così Renzi, anche lunedì notte. E poi, racconta: “A Civita Castellana mi ha chiamato Paolo. Mi ha chiesto di cambiare il testo della mozione, l’abbiamo fatto”. Qualcuno scherza sulla loca

tiondella telefonata: la visita era alla fabbrica di ceramiche Azzurra. “Ah, quando stavamo di fronte ai cessi?”.

Immagine significat­iva per una rottura possibile col premier. Contro Renzi si scaglia mezzo Pd: “Mozione incomprens­ibile e ingiustifi­cabile”, dice Walter Veltroni. E Giorgio Napolitano: “Non devo oc-

Il fronte del no Da Veltroni a Napolitano, da Calenda a Orlando: tutti all’attacco del leader

cuparmi delle troppe cose che ogni giorno capitano e sono deplorevol­i”. Luigi Zanda, capogruppo in Senato: “Mozioni così meglio non farne”. Pure il ministro Calenda (“Non commento per carità di patria”). Il collega Andrea Orlando chiede la convocazio­ne dell’a s- semblea del gruppo: alla Camera in pochissimi sapevano. Alcuni della minoranza martedì sono usciti dall’aula, altri si scusano: “Non avevo letto, era una schifezza”, dice Marco Miccoli.

Si guarda al 5 novembre, prima data utile per dare un colpo al segretario, se perde la Sicilia. Ma il momento giusto potrebbero essere le Politiche. Il Pd perde, pensano tutti, tanto vale farlo andare a sbattere. Il primo test sarà il voto sul Rosatellum al Senato: nelle intenzioni di Renzi dev’essere uno sprint, la settimana prossima, per sciogliere la legislatur­a a Natale. Non è detto vada così.

IN TANTO, la foto sul palco dell’Eliseo di sabato, per il decennale dem, sembra ironica: Veltroni è il nemico in casa. E Gentiloni per la prima volta potrebbe essere costretto a differenzi­arsi da Renzi, riconferma­ndo Visco. Quel che è certo è che da ora in poi il leader del Pd farà campagna contro il suo governo. Nelle cancelleri­e europee, oltre che al Quirinale, sono tutti pronti a fermarlo. Ma lui continua: “Non ho mai sentito dire, nella storia italiana, che una mozione parlamenta­re sia una mossa eversiva”. Il treno è lanciato. Chissà se la destinazio­ne sarà l’Italia (e i voti), o il muro.

 ??  ??
 ?? LaPresse ?? Col tesoriere Il segretario del Pd, Matteo Renzi, sul treno con cui gira l’Italia col tesoriere Francesco Bonifazi
LaPresse Col tesoriere Il segretario del Pd, Matteo Renzi, sul treno con cui gira l’Italia col tesoriere Francesco Bonifazi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy