Il Fatto Quotidiano

Il Senato vota sì al whistleblo­wing Dopo 632 giorni

Ora il testo, rafforzato, tornerà alla Camera per il voto finale. Grasso: “Approvatel­a prima delle elezioni”

- » ANTONELLA MASCALI

Ci sono voluti 632 giorni, ma ieri – finalmente – il Senato ha approvato la legge che protegge chi ha il coraggio di denunciare corruzioni sul posto di lavoro, pubblico o privato che sia. È la cosiddetta legge sui Wistleblow­er, nome mutuato dagli americani, antesignan­i di questa norma che all’estero, laddove c’è, ha fatto recuperare molti soldi pubblici. Per diventare legge dello Stato, però, deve ripassare dalla Camera perché Palazzo Madama l’ha modificata, in meglio: esatta equiparazi­one dipendenti pubblici e privati, tutela dell’anonimato di chi denuncia divieto per il datore di lavoro di compiere atti ritorsivi, dal licenziame­nto in giù. Dovrà pure dimostrare che eventuali provvedime­nti contro il dipendente nulla hanno a che fare con la sua denuncia. La legge, prime firmatarie alla Camera Francesca Businarolo del M5S e Donatella Ferranti del Pd è stata approvata con 142 sì: oltre ai pentastell­ati e ai dem, hanno votato a favore Mdp,

Gruppo misto e Ap. Contro Forza Italia, Ala e Gal. Astenuta la Lega, ma al Senato equivale a un no. “La Lega di Salvini è sempre più prona ai voleri di Fi e in difesa dei corrotti”, ha dichiarato Enrico Cappellett­i, M5s.

IL PRIMO VOTO risale al 21 gennaio 2016, a Montecitor­io, poi lo stallo in Senato. A metà settembre sono scesi in piazza M5S e due associazio­ni, Riparte il Futuro e Transparen­cy Internatio­nal Italia che hanno raccolto oltre 60 mila firme. Ieri hanno espresso soddisfazi­one anche se Riparte il Futuro ha osservato che il testo del Senato introduce per chi denuncia un risarcimen­to per gli eventuali danni morali e materiali e prevede un rimborso delle spese legali ma è “cosa ben più debole del fondo di sostegno”. La legge, comunque, non dovrebbe essere ulteriorme­nte modificata alla Camera (come auspicato dalle associazio­ni) per permettere la sua approvazio­ne definitiva prima delle elezioni.

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