Il Fatto Quotidiano

Il sacrificio dei Peshmerga e la faida curda

La cacciata da Kirkuk da parte delle milizie sciite dovuta alle spaccature tra i secessioni­sti

- » ROBERTA ZUNINI

Dopo la chiusura dello spazio aereo e delle frontiere del Kurdistan iracheno imposto da Baghdad, è apparso del tutto evidente il paradosso di questa regione. Nonostante la ricchezza di questa terra zeppa di petrolio e gas, dove si arriva a pagare 300 mila dollari per un numero telefonico vip e, ancora di più, per una targa personaliz­zata e dorata dell’au to mobile, la disparità tra ricchi e poveri continua a aumentare, assieme alla corruzione. Inoltre le divisioni tra i Barzani e i Talabani - le due famiglie che, attraverso la finzione dei rispettivi partiti (Pdk e Puk), da decenni governano e controllan­o la regione, spartendos­i i proventi di gas e petrolio - era ormai arrivata a un punto di rottura. La vedova di Jalal Talabani, il leggendari­o leader curdo appena deceduto in Germania dopo una lunga agonia, aveva deciso con i figli di sconfessar­e il risultato del referendum a favore dell’indipenden­za del 25 settembre, voluto dal rivale Masud Barzani ( presidente a interim della Regione) accettando i desiderata del governo centrale iracheno, leggasi della Guida suprema dell’Iran, l’aya to ll ah Ali Khamenei. Che controlla il presidente iracheno Abadi. Dalla sua roccaforte di Sulemanyya­h, la vedova e i suoi rampolli hanno intimato ai peshmerga del Puk di non combattere e di lasciare Kirkuk, la città contesa più ricca e perciò importante, che aveva aderito al referendum nonostante il parere contrario della comunità internazio­nale. Così Kirkuk è stata presa in poche ore dall’esercito iracheno la cui spina dorsale è costituita dalle milizie sciite, costola dei Pasdaran iraniani, Ashd al Shaabi. Il problema è che il presidente Barzani, ringalluzz­ito dalle parole di Trump contro il terrorismo dei pasdaran iraniani e contro l’accordo sul nucleare voluto da Obama, non accetterà che Ashd al Shaabi si attesti anche in altre zone contese. Tra cui quella vicina a Mosul e Sinjiar dove anche la Turchia non vede l’ora che gli iracheno-iraniani entrino per poter raggiunger­li e combattere al loro fianco.

Insomma tutti contro Barzani, colui che ha voluto a o- gni costo il referendum, per aver osato sfidare dalla sua piccola ma preziosa Regione tutte le potenze in gioco, alleati americani compresi.

SE I PESHMERGAs­i dovessero riunire, eventualit­à piuttosto remota, per combattere contro le milizie sciite, già autrici di pulizie etniche durante le offensive per liberare dall’Isis città e province come Ramadi, per combattere, non avrebbero comunque alcuna chance di vittoria, essendo mal equipaggia­ti. È escluso che Kirkuk e Sinjiar possano essere ricon- quistate dai peshmerga. “Ciò che è successo è un’altra Anfal contro i curdi”, ha dichiarato il vicepresid­ente del Kurdistan iracheno e numero 2 dell’Unione patriottic­a del Kurdistan (Puk) Kosrat Rasul Ali, accusando chi, nel suo partito, ha ordinato il ritiro dei peshmerga da Kirkuk.

Il riferiment­o è alla famigerata “campagna Anfal” del 1988- 89, quando Hassan al-Majid, detto “Alì il Chimico”, cugino di Saddam, ordinò lo sterminio con gas nervino della popolazion­e inerme nel nord dell’Iraq, causando la morte di circa centomila curdi. “Quello che davvero brucia la ferita è che alcuni apostati hanno abbandonat­o la dottrina del Puk e sono diventati aiutanti degli invasori per ottenere vantaggi personali. Con questo atto disgustoso, hanno portato loro stessi nelle pagine nere della storia della nostra nazione”, ha aggiunto Ali. Il vicepresid­ente curdo ha poi ricordato che “la nazione del Kurdistan ha affrontato per tre anni il gruppo terroristi­co più barbaro e messo fine ai loro complotti disgustosi ai danni dell’umanità pacifica. I traditori del Puk devono rispondere di tutto quello che sta accadendo a Kirkuk e Duz, la perdita di vite umane e danni materiali. Credo che siamo alla fine”, ha aggiunto Ali, sostenendo però che il Kurdistan ha già subito numerosi duri colpi e rialzarsi “non sarà difficile”.

Intanto il ministro iracheno del Petrolio, Jabar al-Luaibi, ha chiesto alla multinazio­nale Bp di “pianificar­e rapidament­e i progetti per sviluppare i campi petrolifer­i di Kirkuk”.

Clan dominanti Barzani e Talabani controllan­o il petrolio e dopo il voto separatist­a hanno preso strade diverse

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Ansa Tutti contro tutti Miliziani del gruppo Hashd al-Shaabi, fedeli a Baghdad, di pattuglia a Kirkuk
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