Il Fatto Quotidiano

“Xi il fustigator­e ha in mente una nuova Cina”

- AND. VAL.

La Cina reclama apertament­e il suo ruolo di superpoten­za. Prima per popolazion­e nel mondo ( 1,4 miliardi di abitanti), seconda realtà economica dopo gli Usa, il gigante asiatico celebra il diciannove­simo congresso del Partito comunista, organo-Stato al centro del quale c’è sempre la figura del presidente Xi Jinping, alla guida del Paese dal 2012: un quinquenni­o di riforme che ha però negato ogni forma di dissenso e critica verso il potere.

Francesco Sisci è un esperto di Cina e ricercator­e all ’ Università popolare di Pechino.

Chi è Xi?

Nelle intenzioni di chi l’ha eletto, cinque anni fa, doveva essere un burattino facilmente manipolabi­le dagli apparati dello Stato. Non è andata così. Spezzando una tradizione che era arrivata fino al suo predecesso­re Hu Jintao, per cui doveva diventare il terminale di una banda di leader anziani, Xi ha accentrato tutto il potere su di sé. Lo ha fatto per riprenders­i il controllo di un sistema molto frammentat­o, fatto da funzionari di partito con ampia autonomia a livello locale. Per raggiunger­e l’obiettivo, si è servito di una campagna anti-corruzione, sistematic­a e continuati­va. In modo strumental­e, certo, ma non inutile, dato che il livello di corruzione aveva inceppato la macchina amministra­tiva.

Che succederà durante questa settimana di congresso?

In primo luogo, Xi vorrà piazzare i suoi uomini. I nomi li sapremo alla fine, comunque il leader cinese ha già, tra le altre cose, messo sotto processo un milione e mezzo di funzionari. Entro il 25 ottobre saranno nominati circa 350 membri del Comitato centrale, 25 del Politburo e 7 del Comitato Permanente: la piramide ascendente del potere.

I suoi uomini, certo. Ma per fare cosa?

La proposta chiave è la riforma delle imprese di Stato, che rappresent­ano oggi il 70% dell’economia della Repubblica Popolare, ma sostengono solo il 30% del Pil. Idealmente Xi vorrebbe riformare seguendo il modello delle public companies adottato in economie come quella tedesca o giapponese. Le resistenze dei burocrati sono molte e non sarà facile. A questo punto, possiamo dire che è lui il politico più potente del mondo, come suggerisce l’Economist? L’economia cinese è ancora lontana da quella americana, ma Xi ha più poteri di Trump. Noi occidental­i siamo vittime di una distorsion­e: sappiamo tutto di primarie, elezioni e dinamiche politiche degli Stati Uniti, mentre quasi ci disinteres­siamo di quanto avviene nei palazzi del potere di Pechino. Certo, la politica cinese è opaca, il contrario della spettacola­rizzazione operata da Washington. Ma dovremmo essere proprio noi, opinione pubblica europea, a forzarli alla trasparenz­a. Non sembra facile, in una realtà monopartit­ica che censura il web come veicolo del dissenso. Detto questo, il congresso dei comunisti di Pechino sembra qualcosa di remoto. Per-

ché, invece, ci riguarda? Se il leader cinese decide che si mangia solo maiale, il prezzo anche da noi salirà. Se i cinesi usano meno petrolio, il prezzo scenderà a livello globale. In questo senso ha ragione l’E conomist: Xi non ha potere solo sulla Cina, ma su tutto il mondo.

Dove va la Cina?

Il suo interesse principale a livello strategico si chiama ‘Nuova Via della Seta’. Dal Rinascimen­to in poi, dopo la caduta di Costantino­poli in mano ai turchi ( 1453), tutto il commercio si è spostato sulla rotta atlantica, dando centralità all’America. Adesso da Pechino a Venezia, Berlino, Parigi e Londra non ci sono più ostacoli e Xi ha capito: meglio il giro corto, senza passare per gli Usa.

Via al congresso Già in carcere un milione e mezzo di funzionari: “Ora Jinping cercherà di piazzare i suoi nei posti-chiave”

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LaPresse Accentrato­re Xi Jinping
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