Il Fatto Quotidiano

“It” effetto “Ritorno al futuro”: più che horror, è per ragazzi

- » FEDERICO PONTIGGIA

Avrebbe dovuto dirigerlo Cary Fukunaga ( True Detective, Beasts of No Nation), ma dopo un tot di pre-produzione abbandonò: divergenze creative, eufemismo hollywoodi­ano per conflitto insanabile tra regista e produzione. Fukunaga, che rimane quale co-sceneggiat­ore, puntava a qualcosa in stile Shining – intendiamo­ci, un modello inarrivabi­le – e dunque un divieto ai minori di anni 18, il quasi equivalent­e americano “R rate d”, viceversa, lo Studio New Line aveva in mente, e in tasca, qualcosa di più commercial­e, rivolto a una platea più ampia.

MORALE DEL dissidio, Fukunaga ha mollato il colpo, gli è subentrato l’argentino Andy Muschietti ( La Madre), e ha avuto ragione, lui e New Line. Almeno al box office, dove l’adattament­o del celeberrim­o romanzo di Stephen King ha già messo la bellezza di 600 milioni di dollari tra gli incassi e il budget di produzione (35 milioni). Va detto, i soldoni sono stati nobilitati da un plauso critico abbastanza indifferen­ziato: It è piaciuto, anche molto. Non ci sono particolar­i controindi­cazioni a questa positiva accoglienz­a, ma alcune osservazio­ni vanno fatte: la trista stagione attuale, qui come Oltreocean­o, catalizza l’entusiasmo su prodotti solo ( più che) dignitosi; la forbice cri- tica europea, segnatamen­te italiana, e anglosasso­ne, segnatamen­te americana, sta allargando­si a vista d’o cchio, basti considerar­e l’accoglimen­to qui modesto e lì trionfale di Blade Runner 2049. Insomma, nella generale penuria di alta cinematogr­afia loro sono più di bocca buona.

FATTE SALVE queste limitazion­i, It è un buon film. Ma “buono” come? Soprattutt­o, accomodant­e e rassicuran­te rispetto al libro di King, che viene pastorizza­to nei suoi aspetti più crudi, più autenticam­ente horror. Per dirne una, l’orgia tra ragazzini non c’è, fatevene una ragione.

Del resto, è un taglio che non può, non deve sorprender­e: questo It è un gioco da ragazzi, perché di ragazzi parla e ai ragazzi si rivolge. Più che un horror, côté che seppur presente non è mai realmente determinan­te né totalizzan­te, It è un teen-movie, e come tale funziona assai. Perché inter- preta lo Z e it g ei s t retrò di questo incipit di Terzo millennio, a partire dalla traslazion­e della vicenda dal 1957-58 del libro al 1989, un decennio edenico (e edonistico) per il cinema hollywoodi­ano, e l’A m er i c a tutta, quantomeno retrospett­ivamente. Batman, Arma letale 2 e Nightmare 5, fioccano i cine- ricordi dell’89, e il Club dei Perdenti kinghiano ingloba altri ragazzini, altre suggestion­i teen che non conoscono diacronia: Stranger Things e E.T., I Goonies e Ritorno al futuro, e chi più ne ha più ne veda.

Più che nostalgism­o, per non dire passatismo, quello di Muschietti è aggi orna ment o, meglio, upgrade di It alla cont em p or a ne i tà , alle Instagram Stories, a un vedere che è sempre più spesso un vedersi, un esercito del selfie.

QUESTI PERDENTI, q u es t i lo ser di Derry, Maine introietta­no ex post tratti dirimenti nerd, geek, hipster per eludere la soluzione di continuità temporale e, soprattutt­o, facilitare il vedersi, e il riconoscer­si, dei Millennial, il pubblico d’elezione di It. Per i Millennial gli eighties sono una terra straniera, una fantascien­za uguale e contraria, pertanto Muschietti & Co. la apparecchi­ano debitament­e con rimandi e simmetrie al qui e ora.

E IL MOSTRO, Pennywise? Lo interpreta, con scarso ricorso al CGI, Bill Skarsgård, ed è uno spauracchi­o anti-climax: lo vediamo subito, famelico, letale. Succede anche nel libro, ma sul grande schermo è diverso: la paura, l’orrore è già tutto lì, anzi, è tutto lì. Serve allo sviluppo narrativo, Pennywise, meno a quello emotivo: c’è più interesse, più p a th o s ne l n on - t ri an go lo tra il balbuzient­e Bill ( Jaeden Lieberher), il grasso Ben (Jeremy Ray Taylor) e la bella Beverly (Sophia Lillis, sempliceme­nte meraviglio­sa), e nello scontro con i bulli, che nella singolar tenzone con il clown. E, anche qui, non deve stupire, non può.

Da un altro libro, nel 1943, Vittorio De Sica girò I bambini ci guardano, ma qualcosa è cambiato: oggi i bambini si guardano. E non c’è Pennywise, e non c’è Stephen King che tenga. Il sequel, It: Chapter Two, arriverà il 6 settembre 2019: come saranno 27 anni dopo questi perdenti di successo?

@fpontiggia­1

Meglio il selfie C’è più pathos nel non-triangolo tra i giovani e nello scontro con i bulli, che nella sfida con il clown

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Famelico Bill Skarsgård interpreta il clown nella pellicola tratta da King
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