“It” effetto “Ritorno al futuro”: più che horror, è per ragazzi
Avrebbe dovuto dirigerlo Cary Fukunaga ( True Detective, Beasts of No Nation), ma dopo un tot di pre-produzione abbandonò: divergenze creative, eufemismo hollywoodiano per conflitto insanabile tra regista e produzione. Fukunaga, che rimane quale co-sceneggiatore, puntava a qualcosa in stile Shining – intendiamoci, un modello inarrivabile – e dunque un divieto ai minori di anni 18, il quasi equivalente americano “R rate d”, viceversa, lo Studio New Line aveva in mente, e in tasca, qualcosa di più commerciale, rivolto a una platea più ampia.
MORALE DEL dissidio, Fukunaga ha mollato il colpo, gli è subentrato l’argentino Andy Muschietti ( La Madre), e ha avuto ragione, lui e New Line. Almeno al box office, dove l’adattamento del celeberrimo romanzo di Stephen King ha già messo la bellezza di 600 milioni di dollari tra gli incassi e il budget di produzione (35 milioni). Va detto, i soldoni sono stati nobilitati da un plauso critico abbastanza indifferenziato: It è piaciuto, anche molto. Non ci sono particolari controindicazioni a questa positiva accoglienza, ma alcune osservazioni vanno fatte: la trista stagione attuale, qui come Oltreoceano, catalizza l’entusiasmo su prodotti solo ( più che) dignitosi; la forbice cri- tica europea, segnatamente italiana, e anglosassone, segnatamente americana, sta allargandosi a vista d’o cchio, basti considerare l’accoglimento qui modesto e lì trionfale di Blade Runner 2049. Insomma, nella generale penuria di alta cinematografia loro sono più di bocca buona.
FATTE SALVE queste limitazioni, It è un buon film. Ma “buono” come? Soprattutto, accomodante e rassicurante rispetto al libro di King, che viene pastorizzato nei suoi aspetti più crudi, più autenticamente horror. Per dirne una, l’orgia tra ragazzini non c’è, fatevene una ragione.
Del resto, è un taglio che non può, non deve sorprendere: questo It è un gioco da ragazzi, perché di ragazzi parla e ai ragazzi si rivolge. Più che un horror, côté che seppur presente non è mai realmente determinante né totalizzante, It è un teen-movie, e come tale funziona assai. Perché inter- preta lo Z e it g ei s t retrò di questo incipit di Terzo millennio, a partire dalla traslazione della vicenda dal 1957-58 del libro al 1989, un decennio edenico (e edonistico) per il cinema hollywoodiano, e l’A m er i c a tutta, quantomeno retrospettivamente. Batman, Arma letale 2 e Nightmare 5, fioccano i cine- ricordi dell’89, e il Club dei Perdenti kinghiano ingloba altri ragazzini, altre suggestioni teen che non conoscono diacronia: Stranger Things e E.T., I Goonies e Ritorno al futuro, e chi più ne ha più ne veda.
Più che nostalgismo, per non dire passatismo, quello di Muschietti è aggi orna ment o, meglio, upgrade di It alla cont em p or a ne i tà , alle Instagram Stories, a un vedere che è sempre più spesso un vedersi, un esercito del selfie.
QUESTI PERDENTI, q u es t i lo ser di Derry, Maine introiettano ex post tratti dirimenti nerd, geek, hipster per eludere la soluzione di continuità temporale e, soprattutto, facilitare il vedersi, e il riconoscersi, dei Millennial, il pubblico d’elezione di It. Per i Millennial gli eighties sono una terra straniera, una fantascienza uguale e contraria, pertanto Muschietti & Co. la apparecchiano debitamente con rimandi e simmetrie al qui e ora.
E IL MOSTRO, Pennywise? Lo interpreta, con scarso ricorso al CGI, Bill Skarsgård, ed è uno spauracchio anti-climax: lo vediamo subito, famelico, letale. Succede anche nel libro, ma sul grande schermo è diverso: la paura, l’orrore è già tutto lì, anzi, è tutto lì. Serve allo sviluppo narrativo, Pennywise, meno a quello emotivo: c’è più interesse, più p a th o s ne l n on - t ri an go lo tra il balbuziente Bill ( Jaeden Lieberher), il grasso Ben (Jeremy Ray Taylor) e la bella Beverly (Sophia Lillis, semplicemente meravigliosa), e nello scontro con i bulli, che nella singolar tenzone con il clown. E, anche qui, non deve stupire, non può.
Da un altro libro, nel 1943, Vittorio De Sica girò I bambini ci guardano, ma qualcosa è cambiato: oggi i bambini si guardano. E non c’è Pennywise, e non c’è Stephen King che tenga. Il sequel, It: Chapter Two, arriverà il 6 settembre 2019: come saranno 27 anni dopo questi perdenti di successo?
@fpontiggia1
Meglio il selfie C’è più pathos nel non-triangolo tra i giovani e nello scontro con i bulli, che nella sfida con il clown