La Confindustria sta con Zaia Benetton lo ignora: “Non voto”
Autonomia e imprese La farsa della consultazione divide gli imprenditori veneti, molti sono favorevoli: si aspettano aiuti
Luciano Benetton è un imprenditore che parla molto poco. E così, in linea con il suo carattere, gli è bastata una sola parola per liquidare il referendum dell’indipendenza veneta di domenica prossima. “Mi sembra una stupidaggine”. Andrà a votare? “Assolutamente no” ha dichiarato pubblicamente qualche tempo fa. E subito Luca Zaia, gran ciambellano dell’a u t o n omia veneta, come evoluzione della specie del federalismo padano, ha chiosato: “Benetton è un imprenditore. Il suo voto non vale più di quello dei suoi operai”. Ed è a questi che mira il governatore per superare la soglia del 50 per cento dei votanti. Soltanto quando il duemilionesimo, trentaquattromillesimo e duecentottantanovesimo veneto avrà inserito la propria scheda nell’urna, in quel preciso istante il leghista più amato dai veneti potrà tirare un sospiro di sollievo, visto che gli elettori sono 4.068.577. E potrà dire di aver vinto il referendum, rendendolo valido. In caso contrario rischierebbe di fare la fine di Matteo Renzi.
LA BATTUTA di Benetton marca una corrente di pensiero diffusa tra gli imprenditori che, partendo dal Nordest, sono immersi nel mercato planetario. Eppure non incarna la linea di Confindustria, che sponsorizza il referendum, se non altro per avanzare richieste al potere politico. I voti in cambio di future aperture. Non a caso l’altro giorno all’a ssemblea privata dell’associazione territoriale Venezia e Rovigo si è presentato il presidente nazionale Vincenzo Boccia. Ha colto l’occasione per dare la sua benedizione all’opzione del presidente regionale Matteo Zoppas, che già a marzo aveva incontrato Zaia, facendo un patto pro-referendum. “Siamo allineati con l’associazione veneta – ha detto Boccia –. Condividiamo l’impostazione che stanno dando al referendum, l’idea di scambiare autonomia con responsabilità, in una logica di interesse nazionale. È molto importante che non si tratti di un’idea divisiva, ma inclusiva”.
L’ideologia degli imprenditori è economica, non politica. Lo rimarca Zoppas: “Rimaniamo totalmente estranei al dibattito partitico, ma riteniamo fondata la visione di uno Stato federalista e opportuna la ricerca di “Questo
referendum serve, e non è la consultazione della Lega o di altri partiti. Appartiene a tutti i veneti, mi creda”. Il deputato dei Cinque Stelle Federico D’Incà, di Belluno, risponde da un mercato di Sedico, cittadina da 10 mila abitanti: “Li sto girando tutti per convincere la gente a votare Sì”.
Anche voi inseguite gli impulsi autonomisti del Carroccio?
Secessione e indipendenza non c’entrano nulla. Qui parliamo di Costituzione, ovvero d e ll ’ articolo 116, secondo il quale “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” su determinate materie possono essere attribuite alle Regioni a statuto speciale con legge dello Stato. E infatti la Consulta ha dichiarato legittimo il referendum.
Sulla consultazione il M5S una soluzione al problema del ‘residuo fiscale’, che in Veneto ammonta a oltre 15 miliardi di euro di saldo attivo”. Una scelta di campo pratica. “Il nostro consenso è ancorato al raggiungimento di alcuni obiettivi e competenze, strettamente legati alle esigenze delle imprese, per i quali riteniamo giusto che il livello regionale abbia la titolarità diretta”. Gli imprenditori preferiscono trattare con Venezia, che con Roma. L’elenco è in sei punti, solo una parte delle 23 materie contemplate dalla Costituzione che Zaia vuole inserire in blocco nella trattativa con il governo.
Confindustria pensa alle politiche industriali locali e alla gestione delle crisi. Al sistema formativo dalla scuola d’infanzia all’u niversità. Alle politiche del lavoro. Al “nuovo welfare, integrato fra pubblico e privato”. Ma anche all’organizzazione delle autonomie locali, e a quella che Zoppas definisce “la costruzione di una piattaforma logistica fatta di trasporti, infrastrutture e connessioni digitali che mettano il Veneto in collegamento con l’Europa e i grandi mercati mondiali”. Non vogliono fare i
Il Movimento era favorevole dall’inizio, siamo nei confini della Carta. Per coprire le spese volevamo il taglio dei vitalizi Il presidente in visita Boccia si è precipitato in assemblea per sostenere la linea del capo Zoppas
leghisti, né chiudersi negli steccati, ma fare gli imprenditori. Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso è in scia. “Il referendum é un grande atto di democrazia.”
Che sia questa la strada non ha dubbi nemmeno Giancarlo Burigatto, presidente della Cna veneziana. “I nostri artigiani sono penalizzati sia in Trentino Alto Adige che in Friuli, dove le autonomie speciali garantiscono numerosi benefici ai nostri colleghi”.
Tra gelosie verso i confinanti e voglia matta di veder tornare in Veneto le tasse pagate a Roma, la chimera è quella di un’imp robab ile imposizione fiscale ridotta. Ma per arrivare a questa apertura autonomista, gli imprenditori veneti ( con artigiani e commercianti) hanno percorso una lunga marcia.
SOLO TRE ANNI FA il presidente regionale Roberto Zuccato diceva: “Giusta la rivendicazione di maggiori risorse economiche, ma scegliamo il modo sbagliato, sembriamo sempre i brontoloni, gli ‘evasori’ che hanno tanto e non sono mai contenti”. Adesso sono tutti allineati e compatti dietro Zaia, che suona il flauto dell’autonomia come un pifferaio magico.
Tanto nessuno lo contesta, a parte i transfughi del Pd. Ed è pronto a pagare i 2 milioni di euro che il ministero dell’Interno gli ha chiesto per la vigilanza ai seggi, pur di celebrare il giorno del suo trionfo. Assenteisti permettendo.
Siamo con l’associazione veneta Condivido l’impostazione: scambiare autonomia con responsabilità, in una logica di interesse nazionale VINCENZO
BOCCIA