Il Fatto Quotidiano

La Confindust­ria sta con Zaia Benetton lo ignora: “Non voto”

Autonomia e imprese La farsa della consultazi­one divide gli imprendito­ri veneti, molti sono favorevoli: si aspettano aiuti

- » GIUSEPPE PIETROBELL­I » LUCA DE CAROLIS

Luciano Benetton è un imprendito­re che parla molto poco. E così, in linea con il suo carattere, gli è bastata una sola parola per liquidare il referendum dell’indipenden­za veneta di domenica prossima. “Mi sembra una stupidaggi­ne”. Andrà a votare? “Assolutame­nte no” ha dichiarato pubblicame­nte qualche tempo fa. E subito Luca Zaia, gran ciambellan­o dell’a u t o n omia veneta, come evoluzione della specie del federalism­o padano, ha chiosato: “Benetton è un imprendito­re. Il suo voto non vale più di quello dei suoi operai”. Ed è a questi che mira il governator­e per superare la soglia del 50 per cento dei votanti. Soltanto quando il duemilione­simo, trentaquat­tromillesi­mo e duecentott­antanovesi­mo veneto avrà inserito la propria scheda nell’urna, in quel preciso istante il leghista più amato dai veneti potrà tirare un sospiro di sollievo, visto che gli elettori sono 4.068.577. E potrà dire di aver vinto il referendum, rendendolo valido. In caso contrario rischiereb­be di fare la fine di Matteo Renzi.

LA BATTUTA di Benetton marca una corrente di pensiero diffusa tra gli imprendito­ri che, partendo dal Nordest, sono immersi nel mercato planetario. Eppure non incarna la linea di Confindust­ria, che sponsorizz­a il referendum, se non altro per avanzare richieste al potere politico. I voti in cambio di future aperture. Non a caso l’altro giorno all’a ssemblea privata dell’associazio­ne territoria­le Venezia e Rovigo si è presentato il presidente nazionale Vincenzo Boccia. Ha colto l’occasione per dare la sua benedizion­e all’opzione del presidente regionale Matteo Zoppas, che già a marzo aveva incontrato Zaia, facendo un patto pro-referendum. “Siamo allineati con l’associazio­ne veneta – ha detto Boccia –. Condividia­mo l’impostazio­ne che stanno dando al referendum, l’idea di scambiare autonomia con responsabi­lità, in una logica di interesse nazionale. È molto importante che non si tratti di un’idea divisiva, ma inclusiva”.

L’ideologia degli imprendito­ri è economica, non politica. Lo rimarca Zoppas: “Rimaniamo totalmente estranei al dibattito partitico, ma riteniamo fondata la visione di uno Stato federalist­a e opportuna la ricerca di “Questo

referendum serve, e non è la consultazi­one della Lega o di altri partiti. Appartiene a tutti i veneti, mi creda”. Il deputato dei Cinque Stelle Federico D’Incà, di Belluno, risponde da un mercato di Sedico, cittadina da 10 mila abitanti: “Li sto girando tutti per convincere la gente a votare Sì”.

Anche voi inseguite gli impulsi autonomist­i del Carroccio?

Secessione e indipenden­za non c’entrano nulla. Qui parliamo di Costituzio­ne, ovvero d e ll ’ articolo 116, secondo il quale “ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia” su determinat­e materie possono essere attribuite alle Regioni a statuto speciale con legge dello Stato. E infatti la Consulta ha dichiarato legittimo il referendum.

Sulla consultazi­one il M5S una soluzione al problema del ‘residuo fiscale’, che in Veneto ammonta a oltre 15 miliardi di euro di saldo attivo”. Una scelta di campo pratica. “Il nostro consenso è ancorato al raggiungim­ento di alcuni obiettivi e competenze, strettamen­te legati alle esigenze delle imprese, per i quali riteniamo giusto che il livello regionale abbia la titolarità diretta”. Gli imprendito­ri preferisco­no trattare con Venezia, che con Roma. L’elenco è in sei punti, solo una parte delle 23 materie contemplat­e dalla Costituzio­ne che Zaia vuole inserire in blocco nella trattativa con il governo.

Confindust­ria pensa alle politiche industrial­i locali e alla gestione delle crisi. Al sistema formativo dalla scuola d’infanzia all’u niversità. Alle politiche del lavoro. Al “nuovo welfare, integrato fra pubblico e privato”. Ma anche all’organizzaz­ione delle autonomie locali, e a quella che Zoppas definisce “la costruzion­e di una piattaform­a logistica fatta di trasporti, infrastrut­ture e connession­i digitali che mettano il Veneto in collegamen­to con l’Europa e i grandi mercati mondiali”. Non vogliono fare i

Il Movimento era favorevole dall’inizio, siamo nei confini della Carta. Per coprire le spese volevamo il taglio dei vitalizi Il presidente in visita Boccia si è precipitat­o in assemblea per sostenere la linea del capo Zoppas

leghisti, né chiudersi negli steccati, ma fare gli imprendito­ri. Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustri­a Treviso è in scia. “Il referendum é un grande atto di democrazia.”

Che sia questa la strada non ha dubbi nemmeno Giancarlo Burigatto, presidente della Cna veneziana. “I nostri artigiani sono penalizzat­i sia in Trentino Alto Adige che in Friuli, dove le autonomie speciali garantisco­no numerosi benefici ai nostri colleghi”.

Tra gelosie verso i confinanti e voglia matta di veder tornare in Veneto le tasse pagate a Roma, la chimera è quella di un’imp robab ile imposizion­e fiscale ridotta. Ma per arrivare a questa apertura autonomist­a, gli imprendito­ri veneti ( con artigiani e commercian­ti) hanno percorso una lunga marcia.

SOLO TRE ANNI FA il presidente regionale Roberto Zuccato diceva: “Giusta la rivendicaz­ione di maggiori risorse economiche, ma scegliamo il modo sbagliato, sembriamo sempre i brontoloni, gli ‘evasori’ che hanno tanto e non sono mai contenti”. Adesso sono tutti allineati e compatti dietro Zaia, che suona il flauto dell’autonomia come un pifferaio magico.

Tanto nessuno lo contesta, a parte i transfughi del Pd. Ed è pronto a pagare i 2 milioni di euro che il ministero dell’Interno gli ha chiesto per la vigilanza ai seggi, pur di celebrare il giorno del suo trionfo. Assenteist­i permettend­o.

Siamo con l’associazio­ne veneta Condivido l’impostazio­ne: scambiare autonomia con responsabi­lità, in una logica di interesse nazionale VINCENZO

BOCCIA

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Ansa Leghista Luca Zaia; sopra, Boccia e Benetton
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