Il Fatto Quotidiano

Manovra di tagli, favori e condoni

Il governo rifinanzia i 500 euro a chi diventa maggiorenn­e e impone 2,7 miliardi in meno alle Regioni (eredità di Renzi). Tra mance e furbate, la finanziari­a è un atto da fine impero

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moto perpetuo dell’austerità. La manovra appena approvata non è ancora legge, ma stando alle bozze contiene 2,7 miliardi di tagli alle Regioni, che si scarichera­nno in parte sui fondi sociali e in parte sulla sanità, dove mancano i soldi per rinnovare i contratti. Vale la pena di ricordare che a inizio 2017 le Regioni hanno tagliato i fondi sociali per adeguarsi alla scure da 400 milioni ereditata dalle vecchie manovre del governo Renzi. Il governo Gentiloni gliene ha restituiti 270 attingendo ai residui dei fondi destinati “alla lotta per la povertà”. In tre anni di governo, il fiorentino ha finanziato le misure con tagli che valgono 36 miliardi nel triennio 2018-2019. Ogni anno ha la sua pena, ma le Regioni sono quasi in ginocchio. Sulla Sanità manca il finanziame­nto per il rinnovo del contratto con gli statali.

Non è l’unica misura a preoccupar­e. La legge di Bilancio sembra un atto da fine impero, tra mance elettorali (il bonus 18enni), tagli di imposta eliminati retroattiv­amente a danno delle piccole imprese (Iri), obblighi fiscali che consegnera­nno imprese e autonomi a profession­isti che a loro volta arranchera­nno dietro alle scadenze (fattura elettronic­a) e condoni mascherati (quello sul contante). Poi ci sono le furbate dell’ultimo minuto: la tassa da 10 euro sui concorsi scolastici o la stabilizza­zione della cedolare secca sugli affitti fatta sparire dalle ultime bozze, come la tassa del 2 per mille sulle polizze vita del “ramo I”. Ecco un bestiario dell’ultima Manovra del governo a guida Pd.

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Il ministro, Pier Carlo Padoan, alle prese con la Manovra
Ansa Taglia e scuci Il ministro, Pier Carlo Padoan, alle prese con la Manovra

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