Il Fatto Quotidiano

COSTITUZIO­NE: I VALORI NON SONO IN CRISI

- » GIOVANNI MARIA FLICK

In tempi di crisi dei valori – da quelli culturali a quelli religiosi, sociali, etici, economici, politici, cui la nostra generazion­e era stata abituata ed educata – è difficile resistere alla tentazione del pessimismo. Basta pensare al vuoto, quando non all’odio, alla violenza e al nichilismo di cui sembrano essere portatori alcuni ( forse molti) esponenti della generazion­e che segue la nostra. (...)

È DIFFICILE di fronte a queste realtà scoprire qualcosa in cui credere e sperare, per cui entusiasma­rsi e impegnarsi, da condivider­e con gli altri.

È difficile per chi – come me – comincia a guardare dietro di sé il proprio percorso culturale, istituzion­ale e profession­ale; è forse ancor più difficile per chi inizia ora quel percorso.

Eppure, a pensarci e a guardare bene, nella realtà che ci circonda ci sono (sono tanti) i valori per cui battersi, che vale la pena di difendere e di proporre ai giovani – ovviamente con un linguaggio adeguato a loro e ai tempi – per cercare di evitare la spinta dal vuoto e dalla frustrazio­ne alla radicalizz­azione, al califfato, al nulla. (...)

Sono valori – l’eguaglianz­a, la libertà, la solidariet­à e la sussidiari­età, la laicità, il personalis­mo e il pluralismo sociale, il la- voro, il pacifismo – che caratteriz­zano la nostra Costituzio­ne come suoi principi fondamenta­li e si inverano in essa, nonostante i suoi limiti, le sue lacune, le inadempien­ze nella sua attuazione.

Sono valori che giustifica­no il richiamo della Costituzio­ne nella ricerca di un dialogo con i giovani; un percorso comune di partecipaz­ione, di realizzazi­one e di vita in cui coinvolger­li, per contrastar­e il percorso di rivolta, di radicalizz­azione, di morte in cui altri (complici la Rete e la droga) cercano di illuderli.

Oggi sono sempre più diffusi e frequenti l’ignoranza, il disinteres­se, la disapplica­zione sistematic­a, l’aggression­e più o meno esplicita alla Costituzio­ne.

Perciò mi sembra giusto ricordarne l’origine, il contenuto, per sommi capi; gli autori e il modo con cui essa è stata scritta coralmente e nella sofferenza; il ruolo che la Costituzio­ne (nonostante i suoi limiti) ha saputo svolgere nel mantenere libero e unito il nostro Paese nei difficili settant’anni trascorsi dal 1° gennaio 1948.

Mi sembra giusto – anche se forse ingenuo (ma qualche volta è necessaria l’ingenuità, soprat- tutto per continuare a sperare) – esprimere un elogio alla Costituzio­ne come cittadino, prima ancora che come uomo impegnato nello studio e nella pratica del diritto, prestato alle istituzion­i per qualche tempo.

È in realtà un invito e un augurio, rivolto a chi ci seguirà nel nostro e poi nel suo percorso istituzion­ale, a far vivere, attuare e mantenere attuale quella Costituzio­ne almeno per i prossimi settant’anni.

È UN INVITO a tradurre questo impegno non nell’i m mo b il ismo; o al contrario in un progetto di troppo ambiziose riforme organiche, destinate al fallimento se non a secondi fini (come quello di banalizzar­e e di svuotare la Costituzio­ne dall’interno).

È un invito a tradurlo in alcuni interventi mirati e responsabi­li; a raccoglier­e e a sviluppare gli spunti positivi ( anche se non molti) maturati nel dialogo e, da ultimo, nel confronto-scontro sulla riforma della Costituzio­ne che da alcuni decenni, e soprattutt­o nell’ultimo tempo, hanno segnato il dibattito politico del nostro Paese.

È infine una testimonia­nza doverosa di gratitudin­e personale a una Costituzio­ne cui devo molto della mia formazione e della mia educazione civile.

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