Il Fatto Quotidiano

THYSSEN, ULTIMA PROVA PER BERLINO

Chiede l’arresto dei manager responsabi­li dei 7 morti

- » FERRUCCIO SANSA

Una richiesta della giustizia italiana da mesi senza risposta. Il ministro Andrea Orlando che ha scritto al collega tedesco. E ancora silenzio.

Ora scopriremo davvero la lealtà e la fiducia della Germania verso l’Italia: la sentenza definitiva di condanna dei manager tedeschi della Thyssen non serve soltanto per fare giustizia e stabilire le responsabi­lità per l’incidente che nel 2007 provocò la morte di sette operai. È un’occasione per capire quali siano davvero – al di là di cortesie istituzion­ali e strette di mano ai summit – i rapporti tra noi e il Paese con cui oggi condividia­mo il futuro nell’Ue. Quella Germania che, talvolta giustament­e, ci ricorda i nostri doveri di bilancio. In- somma, aiuterà a capire se Berlino si fida di noi e in quale consideraz­ione ci tiene.

Ieri la Cassazione ha respinto l’ultimo ricorso con cui gli avvocati dei manager contestava­no la condanna per omicidio e chiedevano una riduzione delle pene. Tra gli altri ci sono Harald Espenhahn (9 anni) e Gerald Priegnitz (6 anni). La richiesta di estradizio­ne è stata dichiarata non ammissibil­e perché sono cittadini tedeschi. Ora si apre un’altra strada, come ha scritto il ministro Orlando al collega tedesco Heiko Maas: “Nei primi mesi del 2017 l’Italia ha chiesto all’autorità giudiziari­a tedesca di riconoscer­e la sentenza ed eseguire in Germania la pena”. I manager tedeschi dovrebbero quindi scontare la pena nel loro Paese. Tutti noi dobbiamo attendere con grande interesse la risposta di Berlino; non soltanto le famiglie delle vittime che non vanno lasciate sole.

I trattati tra Paesi hanno essenzialm­ente una componente di diritto. E questa dice chiarament­e che – anche se la condanna per omicidio decisa dai giudici italiani può non essere condivisa dallo Stato tedesco – la sentenza va eseguita. Ma c’è anche (non detto, non scritto) un elemento politico. Il modo in cui viene data esecuzione agli impegni dipende, appunto, da scelte politiche. Che rivelano il modo di essere di uno Stato. Ma soprattutt­o il modo di vedere i rapporti con il Paese contropart­e. Per questo l’atteggiame­nto della Germania non deciderà soltanto la sorte di Espenhahn e Priegnitz, ma rivelerà la fiducia del governo e del popolo tedesco nell’Italia e nella sua giustizia. Di più: mostrerà la loro lealtà. Vedremo se la Germania darà più peso agli impegni e al diritto oppure all’affermazio­ne della propria forza. Speriamo che non accada come con gli Stati Uniti per il Cermis e il sequestro dell’imam Abu Omar. Vicende giudiziari­e che oltre a sancire un’ingiustizi­a hanno lasciato una ferita indelebile negli italiani. Maggiore lealtà ci aspettavam­o dall’America. Ancor più l’attendiamo dalla Germania che è nostro paese fratello in Europa.

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