Teatro Rossi Aperto, la partecipazione contro i “non luoghi”
PISA Chiuso per 50 anni e ora gestito da volontari
Non è un caso se tra le iniziative per i festeggiamenti dei cinque anni del “Teatro Rossi Aperto”(Tra) di Pisa c’è anche una lettura di “Farsi luogo. Varco al teatro in 101 movimenti” (Cue Press 2015) di Marco Martinelli. Perché, per usare le parole del drammaturgo, questo spazio artistico e sociale “è un teatro capace di creare luogo nell’epoca dei non luoghi, come l’ha definita Marc Augé”. Centri storici spersonalizzati dalla gentrificazione e dalla turistificazione, scenografie per pulviscoli di vite che non riescono a riconoscersi in una comunità: il Tra rappresenta una delle tante esperienze di attivismo civico che a partire dalla cura dei luoghi ricreano relazioni sociali fondate sull’idea di “bene comune”.
IL TEATRO Ernesto Rossi, di proprietà demaniale, è un’architettura settecentesca scampata ai tentativi di demolizione del primo Novecento o allo scellerato progetto, risalente a metà degli anni 50, di smembrare il palcoscenico per ricavarne uffici, cucina e mensa aziendale per la Cassa di Risparmio, ubicata nello stabile adiacente. Scampata alla distruzione insomma, ma non all’incuria e all’abbandono. Nel 1966, infatti, la struttura fu dichiarata inagibile a seguito di lesioni provocate dall’ampliamento dell’edificio attiguo, proprio quello che ospita la stessa (fatale) Cassa di Risparmio. Al di là dei lavori di restauro e consolidamento iniziati negli anni 90, lo spazio, eccezion fatta per qualche rara apertura, è rimasto chiuso per sessant’anni. Fino a quando nel 2012 un gruppo di o- peratori dello spettacolo, ricercatori e studenti non decide di occuparlo e riaprirlo alla città.
“Molti cittadini pisani – raccontano Melanie, Sandra, Enrico e altri attivisti – non immaginavano nemmeno che dietro quelle porte sbarrate si nascondesse un teatro all’italiana”. I volontari ri- puliscono gli spazi colonizzati dai piccioni, e rilanciano un calendario di attività artistiche mettendo in moto un meccanismo di partecipazione e restituendo lo spazio alla sua originaria vocazione teatrale. “La ratio dei lavori di ristrutturazione realizzati negli ultimi anni – spiega una volontaria – tradisce l’idea di ridurre il teatro a uno degli snodi del percorso museale del Complesso Monumentale degli Uffizi Pisani, privandolo della sua funzione artistica”.
Nel 2013 si costituisce l’associazione “Teatro Rossi Aperto”, finalizzata a promuovere e garantire “un processo volto alla riapertura permanente del Teatro Rossi, e alla creazione di nuovi modelli di gestione e produzione culturale, attraverso un percorso partecipato esteso alla città”. Oltre a lavorare in modo partecipato a una programmazione artistica, spesso ospitata sulle pagine dei quotidiani locali, gli attivisti iniziano un dialogo con le istituzioni per attivare i la- vori necessari a rendere fruibile il teatro.
Grazie al lavoro volontario di un gruppo di tecnici e ingegneri, il Tra propone alla Soprintendenza di Pisa un progetto che prevede, oltre al restauro della pavimentazione della platea e del primo ordine di palchi, la rea- lizzazione delle vie di fuga necessarie per la prima agibilità, e di un impianto di riscaldamento indispensabile per evitare la sospensione delle attività nei mesi invernali. La determinazione degli attivisti e la qualità della proposta culturale spinge il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, a stanziare 100 mila euro, da spendere entro dicembre 2017, per avviare i lavori.
SE NON VINTA, la battaglia sembrerebbe sulla buona strada, ma gli enti preposti a realizzare il cantiere, il Demanio (proprietario dell’edificio) e la Soprintendenza (responsabile dell’immobile vincolato), da un lato si rimandano a vicenda la riscossione del finanziamento, col rischio di disperdere i fondi ottenuti grazie al Tra. E dall’altro, non considerano l’associazione un soggetto legittimato a sedere al tavolo istituzionale. “Gli ultimi anni – spiega Salvatore Settis – hanno visto un drammatico contrasto: da un lato un gruppo di cittadini, quelli del Tra, che hanno mostrato le enormi potenzialità di questo spazio per la vita culturale della città; dall'altro lato le istituzioni lente a reagire, incerte, in perenne conflitto di competenza fra loro, incapaci di uno sguardo lungo sul futuro. Ci vorrebbe così poco, per restituire a questo spazio, che è nel pieno centro storico del maggior centro universitario della Toscana (oltre 50.000 studenti, tre università), il ruolo che gli spetta. Vien quasi il sospetto che non si voglia fare niente di niente per non dover dare a “quelli del Tra” il riconoscimento che meritano”. Dicembre è alle porte: speriamo che l’autunno porti consiglio.
Restituito alla città
Dal 2012 è tornato alla sua vocazione, ma Demanio e Soprintendenza frenano e i lavori non iniziano mai