Il Fatto Quotidiano

Beck sotto una buona luna non deluderà i suoi fans

Il 13º lavoro del rocker california­no

- » VALERIO VENTURI

BECK è un caleidosco­pio. Per questo è quasi sempre una buona notizia, sapere che l'artista americano è in uscita con un nuovo album. L'ultimo suo si chiama Colors , e in modo azzeccatis­simo: è un lavoro in dieci tracce di pop art qui molto solare, solito mesh-up di stili ed influenze diverse, maneggiate con maestria e gioco. I brani, ha spiegato l'artista, sono "più allegri e più sperimenta­li" rispetto a quelli di Morning phase, simili a "un collage di luminosi suoni pop, che ti fanno sentire felice di essere vivo". Enfatico, ma sostanzial­mente vicino al vero. Colors si ascolta con piacere. D'altronde Beck è l'artista che forse più di ogni altro ha esteso i confini tra generi negli Anni 90. È l'uomo che ha preso folk, blues, rock, rap, bossa nova, funky, musica caraibica e mille altri ingredient­i, frullandol­i alla massima velocità per ottenere un cocktail inedito, riuscendo poi a mantenere, anzi forse ad aumentare nel tempo l'ammirazion­e da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. Passi falsi? Non molti. Come sempre, interessan­te il lavoro sui suoni – flauti di pan e drum machine – e la produzione, a cui ha collaborat­o Greg Kurstin. Tredicesim­o album, sostanzial­mente promosso dalle maggiori testate. Critiche? Segue di più il flow e inventa di meno. Ma resta sempre originale e unico.

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Colors Beck Capitol

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