Beck sotto una buona luna non deluderà i suoi fans
Il 13º lavoro del rocker californiano
BECK è un caleidoscopio. Per questo è quasi sempre una buona notizia, sapere che l'artista americano è in uscita con un nuovo album. L'ultimo suo si chiama Colors , e in modo azzeccatissimo: è un lavoro in dieci tracce di pop art qui molto solare, solito mesh-up di stili ed influenze diverse, maneggiate con maestria e gioco. I brani, ha spiegato l'artista, sono "più allegri e più sperimentali" rispetto a quelli di Morning phase, simili a "un collage di luminosi suoni pop, che ti fanno sentire felice di essere vivo". Enfatico, ma sostanzialmente vicino al vero. Colors si ascolta con piacere. D'altronde Beck è l'artista che forse più di ogni altro ha esteso i confini tra generi negli Anni 90. È l'uomo che ha preso folk, blues, rock, rap, bossa nova, funky, musica caraibica e mille altri ingredienti, frullandoli alla massima velocità per ottenere un cocktail inedito, riuscendo poi a mantenere, anzi forse ad aumentare nel tempo l'ammirazione da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. Passi falsi? Non molti. Come sempre, interessante il lavoro sui suoni – flauti di pan e drum machine – e la produzione, a cui ha collaborato Greg Kurstin. Tredicesimo album, sostanzialmente promosso dalle maggiori testate. Critiche? Segue di più il flow e inventa di meno. Ma resta sempre originale e unico.