Il Fatto Quotidiano

Cracco tra Clint e Freud dà coraggio con le acciughe

- » NANNI DELBECCHI

Carlo Cracco, uno chef solo al comando. “Qui sono solo Carlo” mette in chiaro nello spot in cui ha detronizza­to Lorella Cuccarini da più amata degli italiani. Solo in cucina, solo in bagno, solo nel suo living (qualunque cosa voglia dire) e solo in Tv; abbandonat­o Bastianich al suo destino, è giudice unico di Hell’s Kitchen (Sky1, martedì sera), il programma di cucina più istruttivo dell’etere grazie al carisma istrionico del conduttore. Spietato con i giovani chef, coadiuvato da ospiti non meno duri a morire (Fabio Capello, Fortunato Cerlino) “solo Carlo” scandisce le sillabe come lugubri rintocchi di una campana a morte, identico al Clint Eastwood di Per un pugno di dollaria parte il grembiule al posto del poncho (“Al cuore Ramon! Se vuoi rosolare un tordo devi infilzarlo al cuore”). Sempre come Clint ha imparato a giocare con il suo personaggi­o, e questo favorisce ulteriori lezioni di vita agli atterriti concorrent­i, ormai i fornelli la sanno più lunga del lettino di Freud. Quando porta la forchetta alla bocca per saggiare gli impiattame­nti costati lacrime e sangue non si sente volare una mosca, finché arriva la sentenza scolpita sul marmo. “Bravo, hai avuto il coraggio di mettere le acciughe”. “Tu invece non hai osato con l’aneto. Devi maturare”. Nessun programma come Hell’s Kitchenci dice in quale cavolo di tempo ci è toccato di vivere; la cucina era il regno del relax e dell’altruismo, è diventato il regno dell’ansia e della competizio­ne. Come tutto il resto.

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