Il Fatto Quotidiano

Nessuna “invasione”: pochi sbarchi da Libia e Tunisia

10 mila persone bloccate nelle isole greche

- » ANGELA CAPPETTA

Il corpo senza vita di un neonato è l’ultimo cadavere restituito ieri dal Mediterran­eo. Cinque morti, un bambino disperso e 58 superstiti recuperati a trenta miglia a nord delle acque territoria­li libiche. È l’epilogo dell’ennesimo naufragio intercetta­to ieri dalla Ong tedesca Sea Watch, a 24 ore dall’arrivo a Salerno nella nave militare spagnola Sps Cantabria con a bordo ventisei giovani donne nigeriane morte annegate. I volontari dell’imbarcazio­ne “Sea Watch 3”, al suo primo intervento in mare dopo la firma del codice di condotta voluto dal ministro dell’Interno Marco Minniti, hanno attribuito ai libici la responsabi­lità dei morti con il loro “comportame­nto violento e sconsidera­to”, mentre la Guardia costiera libica fornisce una ricostruzi­one opposta: “L’Ong tedesca è intervenut­a, interrompe­ndo il lavoro della Guardia Costiera e causando la morte di cinque migranti”.

Nel sito di Sea Watch si legge che la motovedett­a libica è arrivata quando loro avevano già iniziato a imbarcare i migranti: “Si è avvicinata ugualmente” al gommone e ha “tirato su le persone, picchiando­le e minacciand­ole”. “A bordo – prosegue Sea Watch è iniziato il panico e numerosi rifugiati sono caduti in mare. Un volontario della nave tedesca, Gennaro Giudetti, racconta: “Già durante il tragitto abbiamo visto uomini in acqua. Alcuni erano vivi, altri erano già morti. Tra i morti, purtroppo c’era un bambino”. Quello del bimbo è stato il primo corpo recuperato in mare prima di salvare altri 58 migranti. “Una parte di questi migranti – riferisce Giudetti – era ancora aggrappata al gommone della guardia costiera libica, che non appena ci ha visto arrivare ci ha imposto di non salvarli. Ci ha minacciato e ha cominciato a lanciare patate contro di noi. Abbiamo visto i marinai libici picchiare i migranti con corde e bastoni. Un uomo è riuscito, nonostante le botte, a saltare in acqua ma non sapendo nuotare si è aggrappato alla corda della nave che ha accelerato ed è andata via. Non siamo riusciti a raggiunger­e la nave e di quest’uomo non sappiamo più nulla. Io mi sono vergognato di essere occidental­e”. Secondo la nota libica diffusa dall’Ansa, invece, “la comparsa di una nave appartenen­te alla Ong tedesca Sea Watch ha provocato caos e confusione tra gli immigrati. Tutti questi, infatti, volevano andare sulla nave dell’Ong tedesca, inclusi quelli che erano stati salvati e si trovavano già a bordo della motovedett­a. Molti sono saltati dalla barca in mare, mentre Sea Watch rifiutava di ascoltare le istruzioni di allontanar­si, causando la morte di numerosi migranti illegali che avevano tentato di raggiunger­e la nave della Ong, sfidando le istruzioni e facendo scendere due gommoni come se fossimo in una gara nella confusione totale ”. I libici sostengono di aver riportato indietro 47 superstiti. Intanto a Salerno sono stati fermati due uomini con l’accusa di tratta di esseri umani. Uno è libico. Sono i presunti scafisti dei migranti soccorsi da una nave militare spagnola giunta in porto con 26 ragazze nigeriane morte.

Un volontario ”Volevano impedirci di salvarli, ho visto un uomo trascinato in mare. Tiravano patate”

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Reuters Nuovo naufragio, 5 vittime Polemica SeaWatch-libici
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Lisa Hoffmann Sea Watch e i libici durante il soccorso

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