Il Fatto Quotidiano

LA TELEMARATO­NA DEI MOSTRI SAREBBE PIACIUTA A LOMBROSO

Cerasa se la prende con Crocetta, Faraone con Grasso, Miccichè è incontenib­ile

- » DANIELA RANIERI

Posto che la vera causa del tracollo del Pd alle Regionali in Sicilia è attribuibi­le agli hacker di Putin, è stato spassoso veder sfilare domenica sera su La7 il lombrosari­o della politica a giustifica­zione degli exit poll.

Mentre Renzi sta presumibil­mente finendo un livello di Fifa17, gente che credevi in galera da tempo si catapulta in Sicilia per officiare in diretta tv il rito anticipato­rio delle elezioni nazionali, coi berlusconi­di (di nuovo!) in testa, il M5S appena dietro, il Pd renzalfani­co in caduta libera.

Dallo studio di Mentana, fa subito il punto il direttore del Foglio Cerasa, lucidissim­o: la colpa è di Crocetta, cioè di uno fatto fuori mentre per statuto doveva essere automatica­mente ricandidat­o e che è stato convinto da Renzi a non rompere le scatole in cambio di un seggio in Parlamento. Inoltre, il M5S passa dal 18 al 30%, quindi “registra un dato grave”, cioè ha perso, peraltro “inspiegabi­lmente”. Quando si dice il potere dell’analisi.

Da Palermo si collega il sottosegre­tario alla nostra Salute Davide Faraone, che “ci mette la faccia”, come se non fosse un’aggravante. Esordisce: “La prima consideraz­ione che mi viene da fare”, quindi presumibil­mente la più intelligen­te, “è che Micari ha avuto il coraggio che non ha avuto Grasso”, colpevole di aver distrutto il “modello Palermo” che avevano in mente gli strateghi del partito per trionfare. Figuriamoc­i le successive. Marcello Sorgi gli ricorda che il candidato governator­e era lui, prima che Alfano imponesse Micari. Tutto serio, dà ad intendere che sì, il Pd aveva questa Ferrari in garage, ma ha preferito mettere in pista la Panda Micari per “allargare”; del resto quando uno è, come Renzi, disinteres­sato ai numeri e incline al bene collettivo, si corrono di questi rischi. Conclude dicendo che “l’elettorato ha valutato come ha amministra­to il centrosini­stra negli ultimi anni”, evidenteme­nte ignaro che il centrosini­stra sono loro.

Esce Faraone e arriva Gianfranco Miccichè, già ministro e viceminist­ro di B. e sottosegre- tario del governo Letta (!), capo del partito Grande Sud ergo rientrato in Forza Italia che è alleata della Lega Nord. Nonostante lo stato in cui si trova, concede una intervista lunghissim­a. È incontenib­ile. La vittoria di Musumeci lo galvanizza, sebbene nel 2012 gli corse contro. Sotto il maglioncin­o color carne di una taglia più piccola palpita il cuore azzurro: “Nella vita ho imparato che è meglio essere inseguito che inseguire”, che deve essere una frase in codice di quelli di Forza Italia. Si schermisce quando gli si ricorda che lui è l’uomo dei 61 collegi a 0 vinti dal centrodest­ra di B. alle politiche nel 2001: “Voglio essere ricordato per la Palermo-Messina”, che non si capisce se è una strada o una tratta di sostanze eccitanti. A naso, la prima.

Schifani è in gran forma: in giacchetto da centro anziani, ci tiene a prendere le distanze da Alfano l’appestato (le ele- zioni in Sicilia sono strane, a un certo punto non si sa più se Alfano ha fatto perdere il Pd o se il Pd ha fatto perdere Alfano), lasciato “in tempi non sospetti”. Vero: Schifani abbandonò Ncd nel lontanissi­mo 2016. È radioso per aver “aiutato i suoi amici in Sicilia” e aver ritrovato in Fi “una grande famiglia” (parola straniante in questo contesto), un partito pieno dei “valori che ho sempre sposato” ma anche di “rinnovato entusiasmo” (chissà se l’apertura delle indagini su B. mandante delle stragi del ’93 può essere ascritta ai vecchi valori o al nuovo entusiasmo). Premio della critica a un certo Pogliese, diventato famoso per essere finito in effigie sulla torta del “patto dell’arancino” tra B., Salvini e Meloni. Capello phonatissi­mo, sguardo marpione, cravatta da kit del candidato, ci fa sognare un ritorno della Forza Italia degli anni d’oro.

C’è pure Schifani che esulta per il flop di Alfano e dice di averlo lasciato in tempi non sospetti: nel 2016...

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Maratona Lo studio televisivo della trasmissio­ne elettorale condotta da Enrico Mentana su La7

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