“Musumeci l’ho imposto io, l’uomo di B. avrebbe perso”
Giorgia Meloni La leader di Fratelli d’Italia rivendica i due nomi vincenti in Sicilia e a Ostia: “Non c’è successo con candidature sbiadite”
La centralità della destra non è solo un gioco di parole. Proiettato sulla scena nazionale il nuovo film siciliano dà la percezione più di un destra-centro che di un centro-destra. Sono le sette di sera e Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, esprime innanzitutto un sentimento: “Sono felice”. Felicità, immagino, per Musumeci e la candidata del Decimo municipio romano. Questa è una giornata che ripaga i sacrifici di anni. Ecco perché sono molto felice. Quando noi di Fratelli d’Italia siamo nati avevamo pochi mezzi, oggi riusciamo a essere determinanti.
Musumeci l’ha voluto lei, è vero.
Lei ricorderà la lunga trattativa che c’è stata. Io ho fatto il nome di Musumeci quando gli altri non credevano in lui. Berlusconi insisteva su Armao, un professore.
E avremmo perso. Mi sono impuntata su Musumeci e ho vinto la trattativa. Chiariamo però una cosa.
Quale?
Io non sono andata in Sicilia per fare esperimenti nazionali, per me Musumeci era il migliore candidato in quella regione. Poi dico che la sua vittoria sfata una serie di luoghi comuni.
Il più importante?
Quello che si vince solo al centro. La gente non va presa in giro con candidature sbiadite. Gli elettori sanno scegliere.
Il centro è un’ossessione per tutti i moderati, a destra come a sinistra.
In merito ricordo che mi sono impuntata anche contro Alfano e quanti lo volevano nella nostra coalizione.
A Miccichè fischieranno le orecchie: prima Armao, adesso Alfano.
Non potevamo fare un progetto per la Sicilia con chi aveva contribuito al disastro di Crocetta. Chiaro?
Ora però la vittoria ha tanti padri e da Forza Italia dicono: “Siamo noi l’argine al populismo”.
A me non frega nulla delle etichette, non me ne sono mai preoccupata. Il primo a essere chiamato populista in questo Paese è stato proprio Berlusconi, nel 1994. E se populismo significa stare dalla parte del popolo, bene, io sto dalla parte del popolo.
In ogni caso il voto siciliano vi condanna a stare insieme: lei, B. e Salvini. Gli arancini della cena di Catania a Roma si chiamano supplì. Il centrodestra compatto è l’unico che può battere il M5S. Io sono costruttiva e leale e per la prossima legislatura ho una proposta patriottica, identitaria, in difesa degli italiani. Tra il moderatismo di Berlusconi e la radicalità della Lega ho una terza via: il sovranismo di governo. Una terza via che non risolve il problema dei problemi: la leadership. Io mi sono già candidata perché questa non sia solo una sfida tra due uomini. Mi si dica solo qual è il metodo. Altro dilemma irrisolto.
Possiamo anche decidere di candidarci tutti in un collegio uninominale e vedere chi prende più voti. L’unico metodo che non accetto è l’editto in base al quale si dice: “Comando io perché così dicono i sondaggi”. Berlusconi non rinuncerà mai all’idea padronale del centrodestra italiano. Il passaggio di consegne della leadership è qualcosa che si realizzerà prima o poi. Se non altro adesso il crollo del Pd renziano indica che saranno più difficili le larghe intese tra lui e Renzi. Un governo Renzi non ci sarà mai più, però la dinamica di questa legge elettorale ci dice che sarà difficile raggiungere la maggioranza. Molto difficile.
Perciò la vittoria di Musumeci è un incentivo per impegnarci ancora di più. Non solo: deve farci capire che i giochini togliono credibilità e voti, ecco perché tornerò a proporre agli alleati una clausola anti-inciucio. Noi di Fratelli d’Italia siamo l’unica forza politica a non avere mai trattato con Renzi. Dica la verità: in queste ore ha pensato che la felicità di oggi poteva essere anticipata di un anno, alle Amministrative di Roma? Il centrodestra unito e lei contro Raggi al ballottaggio. È un pensiero che ho fatto già un anno fa.
Condannati a stare insieme se vogliamo essere primi Candidiamoci tutti e tre in un collegio così ci contiamo