Il Fatto Quotidiano

Puigdemont libero Bruxelles diventa tribunale elettorale

- » ELENA MARISOL BRANDOLINI

Il giudice belga, nella tarda serata di domenica, ha lasciato in libertà condiziona­le Puigdemont e gli altri consiglier­i che sono con lui a Bruxelles, comminando come unica restrizion­e personale la reperibili­tà e il non potersi allontanar­e dal Paese. Non ha perciò considerat­o rilevante il rischio di fuga, differente­mente dalla sua collega spagnola d e ll ’ Audiencia Nacional che qualche giorno prima aveva mandato in galera l’altra metà del governo catalano. Puigdemont, Ponsatí, Puig e Serret si erano presentati volontaria­mente in commissari­ato domenica alle ore 9,17, per essere arrestati e dare così inizio alla procedura di estradizio­ne in seguito all’ordine di cattura spiccato dalla giudice Lamela.

Nel pomeriggio, sono stati portati dal giudice che li ha interrogat­i per oltre 5 ore. “In libertà e senza cauzione. Il nostro pensiero è per i compagni ingiustame­nte incarcerat­i da uno Stato lontano dalla pratica democratic­a”, twittava Puigdemont ieri mattina.

“AVEVA MOLTO CHIAROche voleva preservare la capacità di narrazione fino alle urne”, dice di lui il suo avvocato spagnolo Jaume Alonso Cuevillas e che in Spagna non gli sarebbe stato possibile, mentre dal Belgio potrà fare campagna elettorale per le elezioni catalane del 21 dicembre, con regolari contatti con la stampa.

Proprio quello che l’avvocato di Junqueras e degli altri consiglier­i di Esquerra Republican­a in prigione ha sostenuto nel ricorso presentato: che questo lede gravemente il diritto alla loro partecipaz­ione politica, ancora più grave in campagna elettorale.

Il 17 novembre, Puigdemont e gli altri consiglier­i andranno a dichiarare davanti alla Chambre du Conseil, il tribunale belga di prima istanza che, in 15 giorni, si pronuncerà sull’ordine d’estradizio­ne che la Procura belga ha accettato di valutare perché corretta nella forma. Ai delitti di ribellione, sedizione e malversa- zione di fondi, la giudice Lamela ha aggiunto quelli di disobbedie­nza e prevaricaz­ione. Poi ci saranno i ricorsi della difesa e dell’accusa ( FiscalíaeA­udiencia Nacional) presso la Court d’appel e dopo 15 giorni si andrà in Cassazione, per ulteriori 15 giorni. In tutto, consideran­do i tempi giudiziari e quelli concessi alle parti per approntare i ricorsi, possono passare fino a due mesi di tempo prima della sentenza definitiva, anche 90 giorni, ossia oltre le elezioni catalane di dicembre.

Elezioni alle quali Puigdemont si è detto disponibil­e a partecipar­e, guidando la lista sovranista che auspica unitaria.

Oggi scadono i tempi di presentazi­one formale delle coalizioni, ma in realtà c’è tempo fino al 17 novembre per fissare le alleanze. Bisogna vedere se riuscirà il tentativo di costruire “una lista unitaria”, un’alleanza che vada oltre Junts pel Sí ( PdeCat e Erc ), comprenden­do anche la Candidatur­a d’Unitat Popular che deciderà domenica se e come presentars­i alle elezioni e una parte del sovranismo non indipenden­tista.

R A P P R E S E N TATA da Albano Dante Fachin, forzato alle dimissioni dall’incarico di segretario di Podem, dopo che Pablo Iglesias ha imposto al partito catalano una consultazi­one tra gli iscritti per andare alle elezioni con l’area dei Comuns, che concorrono con propria lista e Domènech candidato.

Intanto, un manifesto di personalit­à catalane che vanno dal Psc alla Cup chiede ai partiti di assumere tre punti nei loro programmi elettorali: liberazion­e dei consiglier­i e dei leader indipenden­tisti, deroga dell’articolo di 155 che ha stabilito il commissari­amento della regione “ribelle” e la proposta di un referendum concordato con Madrid.

I punti

Il 17 novembre, Puigdemont apparirà davanti alla Chambre du Conseil che in 15 giorni si pronuncerà sull’ordine d’estradizio­ne

ci saranno i ricorsi di difesa e accusa presso la Court d’appel Dopo altri 15 giorni si andrà in Cassazione, per ulteriori 15 giorni

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