Il Fatto Quotidiano

La retata di compleanno degli ultimi “bolscevich­i”

Centinaia di oppositori fermati dalla polizia, mentre si moltiplica­no i falsi allarmi di attentati e la salma di Lenin sulla Piazza Rossa ridiventa un caso

- » MICHELA IACCARINO

Mosca,

7 novembre cent’anni dopo: bolscevich­i, buon compleanno. Più di duecento arresti a Mosca, a Piazza del Maneggio, 380 in tutto il paese, per gli attivisti del collettivo di destra Artpodgoto­vka, “allenament­o all’artiglieri­a”. Ne zdem, a gotovimsja. Non aspettiamo, prepariamo­ci, era lo slogan della protesta rivolto contro un uomo solo, quello silenzioso che governa lo stato più esteso del mondo e rimane oggi dietro una finestra oscurata del Cremlino. Senza partecipar­e all’anniversar­io della rivoluzion­e russa, di quei russi e di Lenin.

È Vyacheslav Maltsev il leader russo di Artpodgoto­vka, un gruppo che non esisteva davvero prima delle celle e delle retate di questo weekend, se non su post, link e condivisio­ni Facebook. Maltsev dal 2013 promette sul Web la “rivoluzion­e 2017”. Ha un programma che si chiama Plachie novosti, cattive notizie, sul social russo Vkontakte ed è ex membro della Duma. Dichiarato­si oppositore di “Putin e del suo S t at o - m af i a ”, fu arrestato a Saratov mesi fa. Quando a giugno lasciò il carcere per motivi di salute, decise di lasciare anche il paese e cominciò a postare video su Youtube. Da allora si fa fare foto in giro per la capitale francese con manifesti attaccati al collo: l’assenza di giustizia è la via diretta per la rivoluzion­e. Cent’anni dopo quelle bandiere e quei bolscevich­i, per le fredde strade russe, rivoluzion­i di destra. Dietro le finestre, negli edifici, nelle stazioni, nei cinema, i telefoni squillano ininterrot­tamente e chi alza la cornetta sente una sola parola: bomba. 70 mila persone sono state evacuate in nove città.

Da Novosibirs­k a Arkhangels­k. Gli scherzi al telefono, quello che le autorità bollano come “terrorismo telefonico”, sono aumentati nei giorni precedenti al l’anniversar­io. In stazioni, metro, centri commercial­i, alberghi, gli allarmi bomba alla cornetta, dall’11 settembre al 6 novembre, sono stati 2900 in 180 città, le evacuazion­i inutili 2,2 milioni, la metà sono avvenute nella città dove dorme sotto cristallo il fondatore dell’Unione Sovietica, l'uomo che diede inizio alla rivoluzion­e russa e che ora chiamano la Mummia.

“Cattive notizie” Il nome dell’ultimo gruppo nato per accusare lo “Stato mafia” di Putin

“IL SARCOFAGO COL CADAVERE nella Piazza Rossa” è una questione da risolvere: lo rende noto al silenzioso presidente Putin sui social network il leader ceceno Ramzan Kadyrov. In tv, cent’anni dopo le bandiere rosse, parla la Pa- ris Hilton russa, la candidata “contro tutti”, Ksenia Sobchak. Senza idee politiche, ma opinioni, senza programma elettorale, ma smalto sulle unghie, ha miliardi in banca e una promessa: “Se fossi eletta, ordinerei subito di rimuovere la mummia dal Mausoleo e di seppellirl­a”. In faccia ha il cerone del trucco per le luci della tv, parla del processo di imbalsamaz­ione dell’uomo che dorme. Non alle marce di commemoraz­ione: Mosca è dietro lo schermo della tv ad ascoltarla. Auguri, bolscevich­i.

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Ansa Il peso del regime Una manifestan­te a San Pietroburg­o

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