Il Fatto Quotidiano

Sicilia preda degl’impresenta­bili Grasso capo della nuova Sinistra

M5S primo, ma vince la destra unita. Di Maio annulla il duello con Renzi

- CAPORALE, D’ESPOSITO, DE CAROLIS, MARRA, PALOMBI, RODANO E TECCE

■Genovese Jr. fa record di preferenze, bene il gruppo di Cesa, disastro per Alfano: Ap non porterà nessuno all’Ars. Berlusconi: “Confronto è con 5Stelle”

Alla fine, come previsto da sondaggi ed e xi t poll, le Regionali in Sicilia le ha vinte Nello Musumeci, candidato del centrodest­ra. E lo ha fatto ottenendo circa 870 mila voti, il 40% del totale, un po’ di più di quelli che nel 2012 si spartì lui stesso (521 mila) con l’altro candidato provenient­e dal centrodest­ra, Gianfranco Miccichè (312 mila), nel frattempo tornato in Forza Italia e aspirante alla poltrona di presidente dell’Ars, il Parlamento regionale.

Il candidato del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri, si ferma invece a circa 770 mila voti (il 35%), più o meno il doppio di quelli presi cinque anni fa. Male l’uomo scelto dal centrosini­stra, il rettore di Palermo Fabrizio Micari, che resta sotto la soglia del 20% e male anche Claudio Fava, paladino della sinistra anti-Renzi nell’isola, che raccatta il 6,1%, praticamen­te lo stesso risultato di Giovanna Marano, candidata della sinistra sponsorizz­ata proprio da Fava, nel 2012: allora senza i bersaniani di Articolo 1 però.

Musumeci arriva al vertice della Regione grazie alla vittoria nettissima nella Sicilia orientale (la sua Catania, la Messina della ditta Francanton­io Genovese & figlio) e larga anche a Palermo. Uno sfizio, infine, la vittoria sul grillino “fuori casa”, nella Caltanisse­tta di Cancelleri, che invece si piazza davanti a Siracusa, Ragusa, Enna, Trapani e, sul filo, anche ad Agrigento, terra del desapareci­do Angelino Alfano.

STA B I LI TO com’è andata la corsa per il presidente, resta che il vero vincitore è l’astensione, che s’è aggiudicat­a il 53,24% dei consensi totali (affluenza al picco negativo del 46,76 per cento, qualche decimale meno delle già snobbatiss­ime Regionali di cinque anni fa): Musumeci, per capirci, diventa governator­e con l’appoggio del 18% circa dei siciliani aventi diritto al voto. E qui va segnalato il primo e più macroscopi­co dato di queste elezioni siciliane. Un’alta affluenza – cioè il recupero della vasta area del non voto – era l’obiettivo di 5Stelle e sinistra anti-Renzi per riequilibr­are la forza di capibaston­e, gestori di clientele e consenso personale: non ce l’hanno fatta pure in una Regione disperata, in cui povertà relativa e disoccupa- zione sono parecchio superiori alla media nazionale.

Come ha detto Gustavo Zagrebelsk­y a La Stampa, “a differenza di qualche anno fa, oggi c’è più impolitica che antipoliti­ca. L’antipoliti­ca è un’energia che può essere mobilitata ‘contro’: i partiti, i politici di profession­e, la democrazia parlamenta­re (…) L’impolitica è l’esatto contrario: è un atteggiame­nto passivo, di ritrazione, di stanchezza. Un modo di dire: lasciatemi in pace”.

Se i 5Stelle e la lista di sinistra non riescono a recuperare l’area del non voto, a livello nazionale li attende un destino gramo: i primi sono condannati a non vincere mai, i secondi a essere residuali. I numeri siciliani, nonostante una campagna lunghissim­a a cui hanno partecipat­o quasi tutti i leader nazionali, dicono che per ora non ci sono riusciti, ma dicono pure che partiti e schieramen­ti tradiziona­li - in termini di voti assoluti - sono ormai ridotti al lumicino nonostante una parte di loro festeggi la vit- toria o lo scampato pericolo di non ottenere seggi.

INTERESSAN­TE anche il voto disgiunto lista-governator­e, che pare aver colpito soprattutt­o il candidato del Pd Micari: il rettore di Palermo “vale” circa 7 punti percentual­i meno delle liste che lo sostengono ( all’ingrosso 18 contro 25), mentre per Cancelleri avviene il contrario ( 35 contro 27). Quanto a Musumeci il suo consenso è inferiore a quello delle sue liste di un paio di punti, quello di Fava leggerment­e superiore (circa uno).

E qui si arriva ai voti di lista, particolar­mente indicativi visto che gli italiani nel 2018 voteranno con una legge che pre- mia cacicchi e liste civetta.

NELLO STAGNO VUOTO del 46,7 per cento dei votanti ottiene un buon risultato Forza Italia, che Miccichè ha costruito attorno ai portatori di voti: 16 per cento abbondante. Il duo Meloni e Salvini, invece, riesce a sfondare il muro del 5% dei consensi e dunque avrà qualche eletto nel prossimo Parlamento regionale. Un segnale, non positivo, anche per quanto riguarda i rapporti di forza nella futura coalizione. Roberto Maroni, infatti, gongola per lo scarso appeal sudista dell’odiato segretario della Lega (non più) Nord: “Berlusconi è immortale, l’ho sempre

Il voto disgiunto Micari (dem) raccoglie 7 punti meno delle sue liste, Cancelleri ben otto in più della sua

detto. È immortale ed è sempre lui che dà le carte”.

QUALCHE CARTA in realtà la daranno anche i democristi­ani del centrodest­ra: l’Udc di Lorenzo Cesa veleggia attorno al 7%, come pure Idea Sicilia di Saverio Romano (e degli ex governator­i Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo). Male invece, dall’altro lato della barricata, Alternativ­a popolare di Alfano, che si ferma al 4% in quello che era il suo “granaio” di voti: il ministro degli Esteri, di fatto, scompare dalla scena politica nazionale e non presenterà il suo simbolo alle Politiche.

Sempre nel campo del centrosini­stra il Pd fa peggio an- che del brutto risultato del 2012 (13,1%), mentre porta i suoi consiglier­i all’Ars l’ex ministro Totò Cardinale con Sicilia Futura (6%). La lista del Movimento 5 Stelle è la più votata, ma col suo 26,6 per cento raccoglie oltre 8 punti meno del suo candidato. I Cento Passi”, infine, la lista di Fava, supera per un pelo la soglia di sbarrament­o del 5%.

A questo punto è certo che Musumeci non avrà maggioranz­a nell’Assemblea regionale. Il centrodest­ra otterrà 32-33 seggi su 70 a un soffio dai 36 necessari a governare: il soccorso arriverà da Sicilia Futura e dal gruppo del Pd.

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Ansa/LaPresse I risultati Da sinistra: Nello Musumeci, Giancarlo Cancelleri, Fabrizio Micari e Claudio Fava
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