Il Fatto Quotidiano

I voti scarseggia­no, la coalizione pure: ma nessuno nel Pd vuole sfiduciare Renzi

Matteo non fa passi indietro sulla premiershi­p: la trattativa è sulle liste

- » WANDA MARRA

Quella

in Sicilia per il Pd è una sconfitta tanto annunciata quanto clamorosa, ma la mossa a sorpresa, la novità strategica, l’idea vincente che potrebbe almeno provare a risollevar­e le sorti del Pd non arriva né da Matteo Renzi, né dai suoi oppositori interni.

FABRIZIO MICARI, candidato dem, arriva terzo, praticamen­te doppiato sia da Musumeci che da Cancelleri. Il Pd si ferma al 13% ( più o meno quanto aveva preso 5 anni fa). Ma i segnali preoccupan­ti per il Nazareno non finiscono qui: perché Ap di Angelino Alfano raccoglie circa il 4% (e nessun seggio) e Claudio Fava intorno al 6% (la sinistra radicale, nel 2012, senza l’apporto di Pier Luigi Bersani & C. era arrivata al 6%). Anche a Ostia, municipio di Roma, il Pd non arriva al ballottagg­io.

Il dato complessiv­o è sconfortan­te soprattutt­o se proiettato verso un voto nazionale con una legge elettorale che prevede le coalizioni. Alfano, l’e le m e nt o che dovrebbe fare da perno ai centristi che guardano al Pd, è in caduta libera: potrebbe finire come in Sicilia, con Ap che si sgretola e molti che scelgono di candidarsi col centrodest­ra. Se si guarda a sinistra, non va molto meglio: secondo una proiezione di Youtrend ( arrivata ieri pure ai dirigenti del Pd) con questi voti Pd e Mdp insieme non prenderebb­ero neanche uno dei 22 collegi siciliani alle prossime Politiche.

L’agg re gaz ione al centro con Alfano e Casini ed elementi di ex Scelta Civica viene quotata intorno al 2%, così come un’intesa, tutta da costruire, con i Radicali e Forza Europa di Della Vedova.

SCENARIO RAGGELANTE. E in effetti, nel lunedì atteso da mesi come il “D day”, quello che avrebbe dovuto essere l’inizio della sfida finale a Renzi, non c’è esattament­e l’aria di una resa dei conti. Andrea Orlando e Dario Franceschi­ni si muovono sotto traccia. Solo a metà pomeriggio il Guardasigi­lli fa uscire una nota, attribuita alla sua corrente: “È più chiaro che mai” che è indispensa­bile “costruire una coalizione larga di centrosini­stra” con un candidato premier che sia in grado di unire, “cosa che però Renzi finora non ha dimostrato di saper fare”. La richiesta che sia Paolo Gentiloni il candidato premier viene ventilata molto indirettam­ente. Franceschi­ni, invece, ha deciso che non darà battaglia sulla premiershi­p.

A questo punto, con Pietro Grasso pronto a mettersi a capo della sinistra, anche l’idea di lanciare Gentiloni si affievolis­ce. I big democratic­i concordano sulla richiesta di allargare la coalizione, ma la coalizione non c’è. Se il Pd deve perdere male le elezioni, tanto vale farle perdere a Ren-

Contromoss­e Lunedì ci sarà la direzione, Orlando si limita a chiedere “un candidato in grado di unire”

zi. Quello che invece le minoranze di Orlando e di Michele Emiliano, insieme ai capi corrente dem chiederann­o, già nella direzione convocata per lunedì, sarà un accordo dettagliat­o sulle liste: a ognuno Renzi dovrà assicurare un numero definito di posti sicuri. La trattativa sarà lunga, ma quella per garantirsi un futuro in politica sembra l’unica vera battaglia in corso.

Se la strategia degli anti-Matteo è questa, quella del segretario non cambia. Stavolta ha ammesso la sconfitta in tempi record. E poi ha passato buona parte della giornata di ieri ad attaccare Luigi Di Maio per aver cancellato il confronto tv previsto per stasera: al Nazareno hanno vissuto la cosa come un assist, un’occasione per spostare l’attenzione.

RENZI VA AVANTI: non ha nessuna intenzione di rinunciare a correre da premier. E poi, fanno notare i suoi, nel Rosatellum non c’è l’indicazion­e del capo della coalizione. Le primarie? Per ora, non se ne parla. E verso Mdp la posizione del segretario è sprezzante: “Vedremo se vuole continuare a far perdere il centrosini­stra”, il commento. Tutto rinviato a dopo il voto: Renzi ha ancora la recondita speranza che il Pd prenda un voto in più degli altri. Stasera sarà in tv su La7 e domani di nuovo in treno: nel Nord-Est, molto lontano dalla Sicilia.

 ??  ??
 ?? Ansa /LaPresse ?? Malmessi Matteo Renzi, ieri a Firenze, e Angelino Alfano
Ansa /LaPresse Malmessi Matteo Renzi, ieri a Firenze, e Angelino Alfano

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy