Dov’è Dio? Soprattutto, siamo in grado di farlo entrare nelle nostre vite?
Da dove veniamo? Qual è il segreto delle origini della vita umana? Nel principio c’è stato un disegno superiore o siamo frutto di casuali reazioni chimiche e fisiche, forse replicati o replicabili in altri mondi? E soprattutto, dove andiamo? Ci sarà un futuro per l’umanità e quale sarà? I tentativi di risposta a queste domande fondamentali sono il motivo conduttore di Origin, l’ultimo best seller di Dan Brown, il prolifico autore di thriller a sfondo
religioso come Il Codice Da Vinci e Angeli e demoni.
COME NELLA MAGGIOR p ar te dei romanzi precedenti, il protagonista è Robert Langdon, professore di simbologia e iconologia religiosa a Harvard, che rappresenta lo sguardo di quella cultura laica capace di contrastare l’estremismo e il totalitarismo religioso, senza per questo diventare ateista, e capace di riconoscere che all’interno di tutte le grandi religioni ci sono movimenti e protagonisti che ricercano il dialogo e la pace, e per questo vanno rispettati e sostenuti.
In particolare, Origin è una riflessione sull’eterno conflitto tra scienza e fede, partendo però dalle sfide, anche etiche, che lo sviluppo vertiginoso delle nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale ci pongono quotidianamente trasformando la nostra quotidianità ma anche le nostre coscienze. Ci sarà ancora posto per Dio in un mondo dominato dalle tecnologie e dalla comunicazione informatica? È una tipi- ca domanda da Terzo Millennio. L’ultimo secolo del Secondo Millennio, il Novecento, si è posto la stessa domanda – dov’è Dio? – partendo però da un altro punto di vista, quello dall’esperienza lacerante delle tragedie e delle sofferenze delle due guerre mondiali e degli eccidi spietati dei nazionalismi europei.
Anche nella Bibbia, dai Salmi al Nuovo Testamento, troviamo spesso questa domanda: dov’è Dio? Quando e dove si manifesta o si manifesterà? Come in uno dei testi suggeriti dal lezionario che stiamo seguendo – “Un giorno una parola” (Claudiana 2017) – e che sono in qualche modo preparatori al periodo dell’Avvento, che inizierà ques t’anno con la prima domenica di dicembre: “Interrogato poi dai farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro: ‘Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi; né si dirà: Eccolo qui, o eccolo là; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi”, (Luca 17,20-21).
Tra gli studiosi ci sono diverse interpretazioni delle parole di Gesù – “il Regno di Dio è in mezzo a voi”– ma io vorrei partire da un aneddoto ebraico: “Un famoso rabbi, un giorno, stupì alcuni dotti che erano suoi ospiti chiedendo: ‘Dove abita Dio?’. Essi lo derisero: ‘Che stai dicendo? Il mondo è pieno della sua gloria!’. Ma lui stesso rispose alla propria domanda: ‘Dio abita là dove lo si lascia entrare”’.
Dov’è Dio? Dove è percepibile nelle tragedie dell’umanità, causate anche dai conflitti religiosi, nelle catastrofi naturali, nella sofferenza delle malattie, nello sviluppo di società sempre più spersonalizzanti e individualistiche? Dov’è Dio? Dio è là dove noi lo lasciamo entrare, entrare nella nostra storia, nelle nostre scelte di vita, nelle nostre coscienze.
LA DOMANDA GIUSTA, allora, non va rivolta a Dio: Dio, dove sei? Ma a noi: Dove o quando permettiamo a Dio di entrare nella nostra vita? Quando lo lasciamo entrare, questa vita – così piccola, fuggevole, discutibile – acquista un valore immenso anche per noi, finalmente, perché per Dio la nostra vita ha sempre un valore immenso.
“Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi”, dice Gesù, ma viene per attirare i cuori e per trasformarli, abbandonando arroganze e autosufficienze, paure e violenze e creando uno spazio di vita per tutti: “Il regno di Dio”. * Moderatore della Tavola Valdese
LA DOMANDA GIUSTA Quando gli permettiamo di fare ingresso in noi, questa esistenza – così piccola, fuggevole e discutibile – acquista un valore immenso