Da rivoluzionario a “Dio”: la fine del mito Mugabe
Colpo di stato Dopo aver silurato il suo vice, il presidente (93 anni) favoriva la moglie per la successione: i militari non hanno gradito
Anche i dittatori, talvolta, sbagliano mossa. Poteva sembrare un lungo fiume tranquillo il regno di Robert Mugabe in Zimbabwe, avviato ormai verso una comoda transizione interna. Il combattente per l’indipendenza, amico di Mandela, tramutato in autocrate al potere dal 1980 che a 93 anni stava preparando la strada alla discussa moglie Grace, di 40 anni più giovane (scappata in Namibia), è inciampato sul “l i c en z i ame nt o” del vicepresidente Emmerson Mnangagwa.
Dopo la sua rimozione, dieci giorni fa, l’esercito ha organizzato una fronda attorno all’ex fedelissimo. Così, proprio in nome di quei valori che avevano fatto salire al potere Mugabe 37 anni fa, l’esercito è intervenuto, cambiando con un golpe di fatto gli equilibri del potere ad Harare. Dopo giorni di nervosismo politico, l’esercito si è impadronito martedì sera della televisione pubblica Zbc, da dove il generale Sibusiso Moyo, parlando in diretta, ha negato il colpo di Stato, affermando che l’esercito sta piuttosto colpendo dei “criminali” intorno al presidente. Mugabe si trova confinato in casa, come ha anche confermato il presidente del vicino Sudafrica Jacob Zuma, in buone condizioni di salute.
LA SITUAZIONE era precipitata quando il 5 novembre Mugabe aveva rimosso dal suo incarico il vicepresidente Mnangagwa, rendendo evidente la rivalità presente in Zanu-PF, il partito di governo, tra lo stesso Mnangawa e Grace Mugabe, entrambi in corsa per la successione all’anziano leader. Una settimana dopo la defenestrazione del suo ‘numero due’, il generale Constantino Chiwenga, capo dell’esercito, aveva annunciato come i militari fossero pronti a mettere fine alle “purghe di Mugabe” e in ogni caso a non sostenere alla futura presidenza chi – leggi Grace Mugabe – non venisse dalla lotta contro i suprematisti bianchi degli anni 70. Anche il ministro delle Finanze Ignatius Chombo, uno dei più vicini a Grace nel partito, sarebbe finito agli arresti. Il mito fondativo dello Zimbabwe in- dipendente – la lotta contro i colonialisti – è ciò che ha alimentato il finora eterno Mugabe. Che ha però – dicono i suoi detrattori – un Paese fertile e ricco di risorse. La disastrosa situazione macroeconomica di oggi – l’inflazione è al 230%, la moneta nazionale carta straccia da anni – non è neppure confortata da indica- tori sociali positivi: altissime povertà e disoccupazione. “Contro gli attivisti mobilitati per chiedere conto al governo - si legge nel rapporto 2017 di Amnesty International - le autorità hanno intensificato le repressione, vietando le manifestazioni di dissenso, incarcerandoli e torturandoli”.
“MUGABE È un leader con due facce: celebrato all’inizio come illuminato, demonizzato negli ultimi 20 anni a causa del declino economico in cui ha trascinato lo Zimbabwe pur di mantenere tutto il potere nelle sue mani”, osserva Rocco Ronza, professore all’Università cattolica di Milano e collaboratore del programma ‘Africa’ dell’Ispi.
Sia Mugabe che la moglie - erede designata soprannominata ‘Gucci Grace’ per il suo amore per il lusso, e Dis-Grace per le sue numerose intemperanze – conservano una forte base di consenso nelle aree rurali. Per questo l’esito del cambio di regime in corso non è ancora chiaro . “Lo scontro che vede oggi prevalere i veterani dell’esercito e il deposto vicepresidente è tutto interno al partito di Mugabe Zanu- Pf – continua Ronza – manca invece il rappresentante delle classi agiate urbane e interlocutore privilegiato d e ll ’ O c ci d e nt e : l’ex premier Morgan Tsvangirai”.
Nel 2008, dopo una sconfitta elettorale (aveva già perso il referendum del 2000), Mugabe stringe un patto con Tsvanigirai, leader del partito di opposizione Change (Mdc) salvo poi romperlo cinque anni dopo, incoronato da un nuovo plebiscito. È da allora che l’ex liberatore si trasforma nella “figura archetipica del dittatore africano”, come lo ha definito l’arcivescovo Desmond Tutu. “Lo deciderà Dio, quando uscirò di scena”, disse Mugabe nel 2008. Dimenticando, però, che la carica di presidente dello Zimbabwe e l’Eterno non coincidono.
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