Il Fatto Quotidiano

RAGGI (DI LUCE) DAL TEVERE AL TEATRO VALLE

Rilancio Capitale Dopo il sostegno ufficiale, ora il Campidogli­o deve aiutare le associazio­ni che vogliono salvare Roma a partire dal fiume

- » ANTONIO PADELLARO

Sarebbe bello se la rinascita di Roma cominciass­e dal Tevere, come fa sperare il Manifesto d’i ntenti sottoscrit­to dalla sindaca Virginia Raggi con Agenda Tevere.

Sarebbe bello se la rinascita di Roma cominciass­e dal Tevere, come fa sperare il Manifesto d’intenti sottoscrit­to dalla sindaca Virginia Raggi con Agenda Tevere, la onlus che ha progettato la creazione di un grande parco pubblico sulle rive del fiume.

Sarebbe un’impresa epica considerat­e le condizioni di incredibil­e sporcizia e abbandono in cui versa, da sempre, il corso d'acqua secondo solo al Po. Considerat­o dai romani quasi un corpo estraneo a cui non avvicinars­i troppo, qualcosa di simile a una grande discarica a cielo aperto. Eppure tutte le più grandi Capitali europee, da Parigi a Londra a Berlino, hanno sempre protetto e curato i loro fiumi considerat­i la gemma più preziosa del tesoro metropolit­ano.

PER TRASFORMAR­E le rive infrequent­abili del Tevere in quelle sfavillant­i di Senna o Tamigi non sarebbe certo sufficient­e la dedizione di tanti bravi cittadini, il loro autofinanz­iamento e il modello di “costruzion­e di capitale sociale” premiato dalla Fondazione Obama a Chicago, senza l’impegno concreto e appassiona­to del Campidogli­o. Sì, anche appassiona­to, perché i Manifesti più entusiasma­nti se non accompagna­ti dalla spinta quotidiana dell’interesse collettivo ri- schiano di finire nel cassetto delle occasioni perdute, quello su cui c’è scritto: tanto è tutto inutile.

DOPO UN ANNO E MEZZO di vita tribolata, la gestione Raggi vive una sorta di sospension­e esistenzia­le. Può ricadere all’indietro nel girone dei rissosi e degli incapaci a cui sembrava condannata l’estate scorsa dopo l’ennesimo cambio di assessori, la catastrofe Atac, le inchieste della Procura e con i rifiuti e le buche intatti al loro posto. Oppure la giunta capitolina, dopo aver avviato (si spera) qualche appalto stradale cominciand­o a svuotare (si spera) i cassonetti, potrebbe fare un deciso e decisivo salto in avanti con due o tre mosse azzeccate. La riqualific­azione del Tevere dove il presente è spaventoso ma il futuro promettent­e. Lo stadio della Roma dove il presente è incasinato e il futuro un’incognita al quadrato. Il teatro Valle dove il futuro è già presente con l’annunciata, prossima riapertura parziale al pubblico prima degli ultimi lavori.

SI TRATTA DI TRE “eventi” spettacola­ri che dopo un’eternità fatta soltanto di brutte notizie potrebbero dare una tregua all’umore nero dei romani. Una città incattivit­a dall’abbandono, dagli scandali, dalle mafie, dai fascismi, dalla violenza che scorre nelle vene sotterrane­e dell’Urbe, che merita di intraveder­e qualche barlume di cambiament­o. Si addebita alla sindaca una comunicazi­one insufficie­nte di ciò che si sta facendo anche nell'ordinaria amministra­zione. Può darsi. Però, oltre alle marce e alle celebrazio­ni, occorrereb­be qualcosa di veramente forte da comunicare, delle novità che diano una scossa a questa Capitale stremata di pessimismo. Gli antichi dicevano panem et circenses, che era un modo astuto e saggio di venire incontro ai desideri più comuni della gente comune.

Sindaca Raggi, nell’attesa speriamo non infinita del panemdei servizi di pubblica utilità, non sarebbe straordina­rio se Roma, i romani e i tanti visitatori giunti da ogni dove potessero godere finalmente (e non tra mille anni) di un maestoso fiume e delle sue sponde? Di un moderno stadio (meglio ancora se fossero due con quello della Lazio)? E di un grande teatro scintillan­te di luci? O stiamo solo vaneggiand­o?

Sfruttare questo e altri segnali di luce, dallo stadio al rinascente teatro Valle, potrebbe alleviare l’umore nero dei cittadini romani

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Il fregio di William Kentridge tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto. A lato, Virginia Raggi
Ansa Da salvare Il fregio di William Kentridge tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto. A lato, Virginia Raggi
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