RAGGI (DI LUCE) DAL TEVERE AL TEATRO VALLE
Rilancio Capitale Dopo il sostegno ufficiale, ora il Campidoglio deve aiutare le associazioni che vogliono salvare Roma a partire dal fiume
Sarebbe bello se la rinascita di Roma cominciasse dal Tevere, come fa sperare il Manifesto d’i ntenti sottoscritto dalla sindaca Virginia Raggi con Agenda Tevere.
Sarebbe bello se la rinascita di Roma cominciasse dal Tevere, come fa sperare il Manifesto d’intenti sottoscritto dalla sindaca Virginia Raggi con Agenda Tevere, la onlus che ha progettato la creazione di un grande parco pubblico sulle rive del fiume.
Sarebbe un’impresa epica considerate le condizioni di incredibile sporcizia e abbandono in cui versa, da sempre, il corso d'acqua secondo solo al Po. Considerato dai romani quasi un corpo estraneo a cui non avvicinarsi troppo, qualcosa di simile a una grande discarica a cielo aperto. Eppure tutte le più grandi Capitali europee, da Parigi a Londra a Berlino, hanno sempre protetto e curato i loro fiumi considerati la gemma più preziosa del tesoro metropolitano.
PER TRASFORMARE le rive infrequentabili del Tevere in quelle sfavillanti di Senna o Tamigi non sarebbe certo sufficiente la dedizione di tanti bravi cittadini, il loro autofinanziamento e il modello di “costruzione di capitale sociale” premiato dalla Fondazione Obama a Chicago, senza l’impegno concreto e appassionato del Campidoglio. Sì, anche appassionato, perché i Manifesti più entusiasmanti se non accompagnati dalla spinta quotidiana dell’interesse collettivo ri- schiano di finire nel cassetto delle occasioni perdute, quello su cui c’è scritto: tanto è tutto inutile.
DOPO UN ANNO E MEZZO di vita tribolata, la gestione Raggi vive una sorta di sospensione esistenziale. Può ricadere all’indietro nel girone dei rissosi e degli incapaci a cui sembrava condannata l’estate scorsa dopo l’ennesimo cambio di assessori, la catastrofe Atac, le inchieste della Procura e con i rifiuti e le buche intatti al loro posto. Oppure la giunta capitolina, dopo aver avviato (si spera) qualche appalto stradale cominciando a svuotare (si spera) i cassonetti, potrebbe fare un deciso e decisivo salto in avanti con due o tre mosse azzeccate. La riqualificazione del Tevere dove il presente è spaventoso ma il futuro promettente. Lo stadio della Roma dove il presente è incasinato e il futuro un’incognita al quadrato. Il teatro Valle dove il futuro è già presente con l’annunciata, prossima riapertura parziale al pubblico prima degli ultimi lavori.
SI TRATTA DI TRE “eventi” spettacolari che dopo un’eternità fatta soltanto di brutte notizie potrebbero dare una tregua all’umore nero dei romani. Una città incattivita dall’abbandono, dagli scandali, dalle mafie, dai fascismi, dalla violenza che scorre nelle vene sotterranee dell’Urbe, che merita di intravedere qualche barlume di cambiamento. Si addebita alla sindaca una comunicazione insufficiente di ciò che si sta facendo anche nell'ordinaria amministrazione. Può darsi. Però, oltre alle marce e alle celebrazioni, occorrerebbe qualcosa di veramente forte da comunicare, delle novità che diano una scossa a questa Capitale stremata di pessimismo. Gli antichi dicevano panem et circenses, che era un modo astuto e saggio di venire incontro ai desideri più comuni della gente comune.
Sindaca Raggi, nell’attesa speriamo non infinita del panemdei servizi di pubblica utilità, non sarebbe straordinario se Roma, i romani e i tanti visitatori giunti da ogni dove potessero godere finalmente (e non tra mille anni) di un maestoso fiume e delle sue sponde? Di un moderno stadio (meglio ancora se fossero due con quello della Lazio)? E di un grande teatro scintillante di luci? O stiamo solo vaneggiando?
Sfruttare questo e altri segnali di luce, dallo stadio al rinascente teatro Valle, potrebbe alleviare l’umore nero dei cittadini romani