Il Fatto Quotidiano

Berlusconi fa bingo: “Veronica adesso deve restituirg­li 60 milioni”

Corte d’AppelloSto­p assegno post-divorzio da 1,4 milioni al mese: “Ha già tenore di vita elevatissi­mo”

- » GIANNI BARBACETTO

Buone notizie ( forse) per i mariti divorziati, ma buonissime ( di certo) per Silvio Berlusconi: l’ex moglie Miriam Bartolini, conosciuta con il nome d’arte di Veronica Lario, non ha il diritto di essere mantenuta dall’ex marito, il quale non ha il dovere di assicurarl­e lo stesso tenore di vita del periodo matrimonia­le.

Lo ha stabilito la Corte d’appello di Milano, al termine di un processo che ha decretato che la ex moglie di Berlusconi ora gli deve restituire oltre 60 milioni di euro, cioè la cifra ricevuta dal febbraio 2014 a oggi.

DA QUANDO è scattato il divorzio, l’ex presidente del Consiglio versa a Veronica Lario un assegno mensile di 1,4 milioni di euro, secondo quanto stabilito in definitiva dai giudici.

Ma era stata una gimcana giudiziari­a: in primo grado, il Tribunale di Milano aveva deciso per Berlusconi un robusto assegno di mantenimen­to da 2,5 milioni di euro al mese; in appello era arrivato uno sconto di 500 mila euro e la cifra mensile era stata ridotta a 2 milioni; infine il Tribunale di Monza aveva reso definitivo il divorzio, imponendo un assegno di 1,4 milioni al mese.

Berlusconi ha però riaperto i giochi con un ricorso in Corte d’appello, sostenendo che l’ex moglie non ha diritto agli alimenti. Perché ha liquidità per 16 milioni di euro, come documenta la sentenza di separazion­e emessa dal Tribunale nel dicembre 2012, e possiede inoltre gioielli e società immobiliar­i (come Il Poggio, che ha un patrimonio di 78 milioni). E perché può “contare su un cospicuo patrimonio, oltretutto costituito­le integralme­nte dal marito”, di circa “104 milioni di euro lordi” accumulati “nel corso del quasi ventennale matrimonio”.

La Corte ora gli ha dato ragione. I giudici hanno ritenuto “che l’attuale condizione, non solo di autosuffic­ienza, ma di benessere economico della signora Bartolini, tale da consentirl­e un tenore di vita elevatissi­mo, comporti il venir meno del diritto a percepire un assegno divorzile”.

Era prevedibil­e, perché lo stesso principio – la coniuge economicam­ente autonoma non ha diritto al mantenimen­to – era stato affermato nel caso dell’ex ministro dell’ Economia Vittorio Grilli.

Nella causa di divorzio con la moglie Lisa Lowenstein, i giudici della Corte di cassazione avevano stabilito che non vale più il parametro del mantenimen­to del tenore di vita goduto durante il matrimonio e che ora l’assegno spetta soltanto a chi non ha redditi e non è in grado di lavorare. Poche ore dopo quella sentenza rivoluzion­aria, erano scattati gli avvocati di Berlusconi, Paolo e Pier Filippo Giuggioli e Giorgio De Nova, chiedendo che il nuovo principio stabilito dalla Suprema corte fosse applicato anche al loro cliente. La Corte d’appello ha dato loro soddisfazi­one. Ora Veronica Lario potrà ricorrere in Cassazione, ma è difficile che questa possa contraddir­e se stessa.

Eppure i suoi avvocati hanno sostenuto che il nuovo orientamen­to della Cassazione è sbagliato, perché contrasta con un articolo, il numero 5, della legge sul divorzio, che stabilisce indicazion­i precise sull’assegno di mantenimen­to. La materia è oggetto di dibattito: i costumi cambiano, il peso del matrimonio anche, ed è già stato depositato in Parlamento un progetto di legge che intende proprio ridefinire i parametri per la determinaz­ione dell’assegno di divorzio, eliminando il riferi- mento al tenore di vita precedente alla rottura del matrimonio, ma anche quello all’indipenden­za economica, introducen­do invece criteri per riequilibr­are le disparità economiche che si creano con il divorzio e per rendere equo l’impegno nei confronti dei figli.

“CIARPAME senza pudore”: così Veronica Lario aveva definito, nel momento della rottura con il marito, le candidatur­e delle “veline” che venivano portate da Berlusconi in politica. E aveva evocato “figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo e la notoretà”, in una “strana alchimia” in cui “il Paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore”.

Sono ormai parole lontane. Il divorzio è ottenuto, ma il Paese sembra aver tutto perdonato al leader che ora spera nella sua rivincita politica. E che di certo risparmia, d’ora in avanti, 1,4 milioni al mese.

Tutto perdonato L’Italia sembra aver scordato il “ciarpame senza pudore”, l’ex Cavaliere lanciato per le Politiche

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