Russiagate & dispetti non più giornalisti ma “agenti stranieri”
Inquisizione mediatica Mosca risponde a Washington: i cronisti dovranno registrarsi nelle liste come delle “spie”
Nell’ultima settimana a Mosca e Washington alcuni giornalisti sono andati a dormire e la mattina dopo si sono svegliati “agenti stranieri”. Le tre agenzie di spionaggio più potenti del mondo dicono la stessa cosa: la propaganda russa ha interferito nelle elezioni americane 2016. L’indice di Cia, Fbi, Nsa sono tutte puntate contro RT, Russia Today.
“Mosca desidera minare il sistema liberale democratico”, dietro la vittoria del Potus Trump ci sono gli hacker segreti del Cremlino, gli agenti segreti della Gru russa e adesso anche gli “agenti stranieri” giornalisti. Lunedì scorso, i reporter di Russia Today, sono andati a registrarsi nelle liste diforeign agents al Department of Justice americano. Solo così hanno evitato l’arresto previsto dal Fara, Foreign Agent Registration Act: una legge che risale al 1938, nata per contrastare la Germania di Hitler, riesumata nel 2017 per la Russia di Putin.
A ll ’ inquisizione mediatica d’oltreoceano a Mosca hanno risposto con una zakon, una legge approvata alla Duma, che attende solo un altro dà del Senato e la firma del presidente. Con reazione simmetrica, per la legge sugli smiagent, “agente straniero dei media”, hanno votato a favore 400 deputati e zero contro. I giornalisti che lavorano per testate americane nella Federazione russa dovranno registrarsi da “agenti stranieri” come quelli che lavorano per quelle russe in America, sono obbligati a stilare report su fondi usati, tweet scritti, fonti contattate.
Nel mirino del Cremlino ci sono Cnn, Radio Liberty e Current tv. In inglese si dice tit-for-tat misure, in russo zerkalnij otvet, risposta a specchio. Per Tania Lokshina, Human Right Watch Russia, “questa legge sarà un pretesto per colpire anche le altre fonti di informazione libere in Russia che ricevono fondi dall’estero”, come il blog di Aleksey Novalny.
“Ne my to nacili”, questa guerra non l'abbiamo iniziata noi, ha detto Margherita Simonyan, la potente redattrice capo del colosso tv slavo finanziato dal Cremlino.
“SE VI MOSTRIAMOun pompiere che salva un gattino, adesso ci sarà scritto sul banner che ci obbligano a usare, che lo dice il governo russo”, dice l’anchorman nell’annunciare la notizia agli spettatori.
Arsenale e rappresaglie: d’ora in poi, bloccate tutte le pubbli- cità su Google, Youtube e Twitter per RT, sono “strumento di manipolazione contro gli Usa”. Anche i legali dei giganti del web hanno dovuto deporre al Senato riguardo i 1,4 milioni di tweet automatici, con 288 milioni di reazioni umane, gli 80mila post pro Trump, pagati dall’Internet Research Agency di Mosca. Per l’effetto moltiplicatore delle condivisioni, 3mila annunci pubblicitari pro-repubblicani hanno raggiunto 10 milioni di utenti e sono stati postati da 2752 account e 18 canali video riconducibili ad “agenti russi”, o comunque alla Russia.
Dopo la guerra dei diplomatici, le cui espulsioni sono cominciate negli ultimi mesi della presidenza Obama, inizia quella dei reporter.
Intanto il cerchio delle indagini per “l’intervento russo in elezione 2016” si stringe come un cappio intorno al collo di Trump e ha lo stesso colore della sua cravatta. False, fictitious and fr au do le nt : false, fittizie, fraudolente dichiarazioni. Sono le tre effe che incriminano gli uomini del team Trump che stanno finendo agli arresti uno dopo l’altro, come è successo all’“agente straniero” Paul Manafort. Dietro le indagini c’è Robert Mueller, veterano in Vietnam, e, dopo Hoover, il dirigente più longevo dell’Fbi. È il procuratore speciale, special couns el o r d e lR u ss i a ng a te , ma alla stampa americana piace chiamarlo, come fosse un romanzo russo, grand inquisitor, il grande inquisitore.
Sordina globale
La legge passata alla Duma permetterà di controllare anche blogger come Navalny