Il Fatto Quotidiano

Hariri, pedina del risiko sciita-sunnita

Il premier detenuto a Ryad farà tappa a Parigi prima di tornare in patria

- » ROBERTA ZUNINI

dollari, diritti compresi. Perché è apparso esagerato. Un record storico: il prezzo più alto mai spuntato per un’opera d’arte. Ma pure il calciomerc­ato non scherza: ci sono giocatori che vengono valutati più degli impression­isti. C’è chi considera l’estro dei campioni di pallone, come una forma di arte pop. L’avvocato Agnelli disse che il fantasista Alex Del Piero gli ricordava Pinturicch­io per l’eleganza dello stile e forse pensava che gli era costato quanto un dipinto del delicato pittore perugino, peraltro coevo di Leonardo (nati nel 1452).

È stato record mondiale anche quello del calciatore brasiliano Neymar Da Silva Santos Junior di anni 25, acquistato il 3 agosto dal Paris Saint-Germain che sborsò ufficialme­nte 222 milioni di euro per pagare la clausola rescissori­a al Barcellona. Poi, secondo le indiscrezi­oni, l’operazione comprendev­a un bonus (alla firma) di altri 100 milioni, un ingaggio annuale (per 5 anni) di 30 milioni netti, altri 40 di premi e benefit vari, nonché una commission­e di 40 milioni al padre, ex calciatore e ora manager del figlio. Fate le somme e si arriva al Leonardo che nel 2013 era stato prima acquistato dall’oligarca russo Dmitri Rybolovlev, il re del potassio, per 127,5 milioni di dollari e rivenduto a un consorzio americano con a capofila Robert Simon, proprietar­io di una galleria d’arte a New York.

ORA SI IMMAGINA che dietro il mega-assegno ci sia un collezioni­sta a caccia di trofei impossibil­i o qualche istituzion­e museale del Golfo Persico, dove infuria da qualche tempo un conflitto anche culturale: Abu Dhabi ha appena inaugu- In

“segno di amicizia”, la Francia, d’accordo il Vaticano, ha inviato Il premier libanese dimissiona­rio sunnita Saad Hariri e tutta la famiglia - da più di una settimana di fatto ostaggi dei sauditi a Riyad - ad andare a Parigi “per qualche giorno”. Ma la data d’arrivo nella sua terza patria (avendo passaporto francese oltre che libanese e saudita) la deciderà lui stesso. Per ora Hariri rimane bloccato nell’hotel extra lusso della capitale saudita assieme agli 11 principi fatti arrestare dal l’uomo forte dell’Ara bia Saudita, il principe ereditario Mohammed bin Salman, detto Mbs. Saad, figlio di Rafik, il premier fatto saltare in aria il 14 febbraio 2005, si era già rifugiato a Parigi nel 2011 quando i ministri di Hezbollah lo fecero cadere dalla carica di premier, dimettendo­si in rato il Louvre degli Emirati Arabi Uniti, il Qatar punta moltissimo sulla “economia della conoscenza” e dell’educazione. Il Leonardo potrebbe essere l’arma di competizio­ne di massa... Un indizio? All’asta era presente la Sheikha Al Matassa bin Hamad bin Khalifa Al-Thani, sorella dell’emiro del Qatar e presidente dei musei dell’emirato.

Altri indizi. Rybolovlev è proprietar­io (per due terzi) blocco. Intanto da Beirut, dove Hariri dovrebbe andare alla fine della prossima settimana dopo la parentesi parigina, si puntano gli indici contro l’Arabia Saudita anziché contro l’Iran, signore e padrone del partito sciita Hezbollah che controlla il Parlamento libanese e con il suo braccio armato ha contribuit­o alla sconfitta degli oppositori dell’amico alawita (corrente di derivazion­e sciita) Assad in Siria.

A CAPO DELLA REPUBBLICA confession­ale libanese c’è dall’ottobre 2016 l’ex generale cristiano Michel Aoun, che nel 2009 fece fallire il primo tentativo di governo Hariri, accordando­si con Hezbollah, nonché leader del Movimento Patriottic­o Libero. L’altro ieri , Aoun, aveva fatto dire al ministro degli Esteri che “il Libano non è l’Iran”. Ai due estremi dell’ennesima crisi libanese ci sono le potenze locali nemiche: Arabia sudita sunnita, dietro cui non si nasconde l’America di Tump e l’Iran al cui fianco vi è la Russia di Putin. La vera posta in gioco è la creazione di uno Stato neutrale a maggioranz­a cristiana protettore dei cristiani del Vicino Oriente annichilit­i dai settarismi sempre più radicali fino alla guerra nei loro confronti da parte dello Stato Islamico. Come ha fatto capire il vice presidente Usa, il cristiano ortodosso antiaborti­sta e omofobo Mike Pence: “Cristiani d’Oriente non siete soli, vi aiuteremo”. Promessa che ad alcuni potrebbe sembrare una minaccia.

Hariri, sunnita, ha incontrato il patriarca maronita libanese, il cardinale Bechara Boutros a Ryad. Era la prima volta che un patriarca maronita metteva piede sul suolo sacro dell’Islam, specialmen­te di quello radicale, almeno prima della recentissi­ma svolta di Mbs che sembra sempre più moderno e meno ortodosso wahabita. I suoi cugini principi, che lui ha fatto arrestare, guarda caso costi- tuivano la fazione, all’interno della enorme famiglia reale saudita, più scettica, se non contraria al super- accordo tra Arabia Saudita e Trump in estate. Il morbido Hariri nei confronti di Hezbollah ha ricevuto dunque l’ultima chiamata da parte dei suoi protettori sauditi. È quindi in Libano che in questi giorni si capirà se l’asse saudita-americano prevarrà sull’asse iraniano-russo. E come.

Braccio di ferro

I sauditi lo teleguidan­o perché si opponga all’influenza iraniana su Hezbollah

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LaPresse Saad Hariri, 47 anni

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