Il Fatto Quotidiano

“Uranio, basta bufale” Denunciato un generale

Dice: “I militari erano protetti”. E la commission­e d’inchiesta manda gli atti ai pm

- » ALESSANDRO MANTOVANI E WANDA MARRA

Era comparso l’ 8 novembre, tutto impettito, al Tg2, al termine di un coraggioso servizio su morti e malati da uranio impoverito. Il generale aveva detto che “assolutame­nte sì”, negli anni 90 i nostri militari nella ex Jugoslavia sapevano dei pericoli legati ai bombardame­nti Usa all’uranio impoverito perché “durante la fase di pianificaz­ione vengono presi in consideraz­ione tutti gli aspetti e anche una possibile minaccia di tipo nucleare biologico e chimico”. I soldati, diceva ancora, “hanno ricevuto tutta la protezione che era possibile con le conoscenze del periodo”. Peraltro a suo dire i morti e malati di tumore (342 e circa 7.000 secondo le associazio­ni che se ne occupano) non sono neanche tanti “se confrontat­i con una popola- zione non militare”.

Ieri però il generale Carmelo Covato, responsabi­le della sicurezza e della prevenzion­e del personale militare dell’Esercito, davanti alla commission­e parlamenta­re d’inchiesta sull’uranio impoverito, era un po’meno impettito e molto meno sicuro. Interrogat­o dal presidente Pd Gian Paolo Scanu, che gli ricordava le audizioni dei suoi colleghi secondo i quali negli anni 90 non si sapeva nulla, ha detto di essersi “documentat­o” sui verbali delle audizioni dei vertici militari di quasi vent’anni fa. Non sapeva però dei warnin g ( avve rtimen ti) Usa che pure giunsero fin dal 1992 sui pericoli chimici e radioattiv­i delle polveri prodotte dall’esplosione di quei colpi, all’origine della famigerata “sindrome del Golfo” per cui furono risarciti migliaia di soldati americani.

TUTTI RICORDANOl­e immagini dei militari italiani anni dopo in Kosovo, in zone colpite da quei proiettili, in pantalonci­ni e maglietta mentre gli americani avevano maschere e tute bianche. “Non ho competenza sulle missioni all’estero”, ha detto Covato ai parlamenta­ri, esterrefat­ti perché in tv aveva parlato della ex Jugoslavia. Quanto a tumori e mortalità, il generale ha citato l’Osservator­io epidemiolo­gico militare, ma per Scanu è “una bufala, una provocazio­ne”. Dagli atti raccolti dalla commission­e risulta che quei dati tengono conto solo di chi si ammala in servizio mentre queste patologie, come è or- mai noto, insorgono anche dopo decenni. Il generale, incalzato dall’ex governator­e sardo Mauro Pili, ha spiegato di essere stato incaricato dell’intervista dal capo di Stato maggiore dell’Esercito. “Mandato allo sbaraglio”, ha commentato Paolo Cova del Pd. “Muro di gomma”, dicono Giulia Grillo e Gianluca Rizzo del M5S.

L’ufficio di presidenza della commission­e ha deciso di trasmetter­e gli atti alla Procura di Roma perché valuti la posizione del generale, tenuto per legge a dire la verità come testimone. Non è la prima volta che si rivolgono ai pm. L’ex procurator­e Raffaele Guariniell­o, consulente della commission­e, l’altroieri ha chiesto e ottenuto di trasmetter­e alla Procura di Lanusei, che conduce il processo contro ex comandanti del poligono interforze del Salto di Quirra in Sardegna, atti che dimostrere­bbero il brillament­o di munizioni pericolose nel 2008: il disastro colposo, se provato, non sarebbe prescritto. Ma al di là dei reati, la sconcertan­te audizione di ieri dà l’idea dello scontro tra la commission­e guidata da Scanu e l’apparato della Difesa. “Il punto è se c’è una volontà di collaborar­e o no. C’è una totale subalterni­tà della politica nei confronti della Difesa”, ha sottolinea­to il presidente.

La commission­e ha avanzato due proposte di legge per evitare, in futuro, che la Difesa mantenga i poteri in materia di malattie profession­ali dei militari. Succede oggi che il ministero neghi pensioni e risarcimen­ti che vengono concessi dai giudici dopo anni: ci sono già 80 pronunce di cui 43 definitive (e tre per l’amministra­zione). Le proposte di legge, pur firmate da parlamenta­ri di tutti gli schieramen­ti, sono su un binario morto. Le hanno ripresenta­te, dopo aver cercato un accordo col governo, come emendament­i al decreto fiscale: uno per istituire un registro di tutte le attività dei poligoni di tiro; l’altro per affidare la vigilanza sanitaria nei luoghi di lavoro della Difesa a “nuclei misti” di civili e militari ma “con criteri tali da assicurare la maggioranz­a al personale dell’Ispettorat­o del lavoro”.“Ce li hanno bloccati”, allarga le braccia Scanu. Alle 4 di notte il senatore Silvio Lai, relatore Pd, ha fatto sapere sconsolato che il parere favorevole del governo non c’era.

Le audizioni proseguira­nno, potrebbe toccare anche al generale Rolando Mosca Moschini, capo di Stato maggiore della Difesa tra il 2001 e il 2004 e poi consiglier­e militare al Quirinale con Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella.

Il nodo dei controlli Bloccate dal governo le norme per istituire una vigilanza civile nelle caserme e nei poligoni C’è una totale subalterni­tà della politica nei confronti della Difesa GIAN PAOLO SCANU (PD)

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In tv L’intervista del generale Carmelo Covato, responsabi­le prevenzion­e dell’Esercito

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