MUSUMECI NON ESCLUDA IL M5S: NON GLI CONVIENE
Nello Musumeci, il successore di Rosario Crocetta, oggi presidente della Regione siciliana, non comincia male, ma malissimo. Sempre sia vero quello che ha anticipato ieri il Corriere della
Sera, e cioè le manovre di Gianfranco Micciché a Palermo per la spartizione del Parlamento di Sicilia col Pd: la prima poltrona per sé, la vicepresidenza per gli uomini di Matteo Renzi.
Correttezza istituzionale e lungimiranza consigliano ben altra mossa: offrire al M5S, allo sconfitto Giancarlo Cancelleri, la presidenza dell’aula. Ci sarebbe anche l’opportunità di legittimare un consenso maggioritario nel territorio – il partito di Beppe Grillo ha il triplo dei voti del Pd, il doppio di FI – ma quel che politicamente conviene a Musumeci è far fallire le larghe intese dei plenipotenziari del sempre vivo Patto del Nazareno.
La sua storia personale e il suo stesso riferimento politico nazionale – il capace Stefano Parisi – l’obbligano a un passo inedito: impedire, e lo può fare, che la Sicilia inghiotta ancora altri pezzi dello sciaguratissimo crocettismo da Leopolda fatto di buco di bilancio, disoccupazione record e conseguente fuga delle giovani generazioni.
Certo, i due avversari di appena ieri, Musumeci e Cancelleri – che pure hanno tanto collaborato sul fronte di comuni battaglie contro il malaffare – ancora non si sono riconciliati dopo i ludi cartacei ma una prova di maturità da parte di tutti è necessaria.
Non succederà mai, ovviamente. Miccichè riuscirà nel suo intento e porterà con sé Patrizia Monterosso, il segretario generale della Regione – potente Richelieu di Sicilia – contro cui, nel passato, si sono battuti i Musumeci, i Cancelleri e i Claudio Fava.
Ecco, Claudio Fava – un suo amico, molto più di un Miccichè – che Musumeci, sedati i fuochi elettorali, dovrebbe tenere da conto.