L’Ue avvisa l’Italia: “Non toccate le pensioni”
La lettera: verso Manovra in primavera. Il governo si adegua sull’uscita a 67 anni
In primavera l’Italia potrebbe dover varare una manovra correttiva sui conti pubblici: nel migliore dei casi si tratta di un aggiustamento da 3,4 miliardi, ma la cifra potrebbe salire a 7 miliardi, anche in base alle scelte che farà l’esecutivo uscente e al risultato delle urne. È la sintesi della lettera e del doppio richiamo che la Commissione Ue ha recapitato ieri al governo fornendogli anche un prezioso assist: i diktat servono a Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan per bloccare le modifiche sgradite alla manovra in discussione al Senato, a partire dalle pensioni.
BRUXELLES ha valutato la legge di bilancio per il 2018 presentata il mese scorso, come quella degli altri 27 Paesi dell’Ue. Nella lettera firmata dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e dal commissario all’Economia Pierre Moscovici si legge che l’Italia deve portare a termine “senza un annacquamento delle misure chiave” quelle “cruciali per centrare una correzione strutturale dello 0,3% del Pil”, cioè a correggere il deficit di 5 miliardi, come promesso dall’Italia. Secondo Bruxelles, però, nella legge di bilancio lo “sforzo” non va oltre lo 0,1%. La differenza fa 3,4 miliardi, a cui si aggiungono altri 1,7 miliardi che ballano sul 2017. Il ministero dell’Economia contesta i calcoli della Commissione (e questo la dice lunga sulla definizione di “manovra espansiva” con cui il provvedimento è stato presentato finora) ma in ogni caso la partita è rimandata a maggio, cioè a dopo le lezioni politiche. Bruxelles fa sapere che monitorerà i conti e si riserverà un giudizio finale a conti definitivi e - ha raccontato mercoledì il Fatto- al Quirinale temono che salga a 7 miliardi. Nel frattempo, Bruxel- les ha gioco facile a mettere l’Italia sotto tutela in vista della discussione sulla manovra.
NELLA LETTERAsi avvisa il governo di non fare “retromarce delle riforme già attuate, come quella delle pensioni”. Secondo la Commissione il peggioramento dei conti sarebbe legato anche alle modifica della legge Fornero, per effettuare lievi modifiche come l’Ape e l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico (a 63 anni di età e 36 di contributi) oggi riservato a 11 mestieri gravosi. Si tratta di anticipi molto penalizzanti e - almeno nel primo caso - subordinati a un prestito bancario per coprire il costo. Com’è noto, oggi il problema è l’aumento dell’età per l’uscita pensionistica a 67 anni (dagli attuali 66 e 7 mesi) che scatterà - in ossequio alla Fornero - dal 2019, tra le più alte d’Europa. Il governo non ha intenzione di bloccarlo e ha spaccato i sinda- cati offrendo loro solo di includere gli operai siderurgici, marittimi, agricoli e i pescatori, non solo tra gli esentati dall'aumento dell'età pensionabile, ma anche tra gli ammessi all'Ape social. Costa 300 milioni e copre circa 17 mila persone. Uil e Cisl hanno accettato, la Cgil no e ieri Susanna Camusso ha confermato la mobilitazione per il 2 dicembre. Forte dell’assist di Bruxelles, il governo è pronto a depositare in Commissione Bilancio al Senato, dove la manovra è in discussione, l’ emendamento che recepisce le piccole concessioni care a Uil e Cisl (era atteso ieri in serata).
Le indicazioni della Cgil saranno invece recepite dagli e- mendamenti di Mdp e Sinistra Italiana. “L’esecutivo ha dato il diktat alla maggioranza di non presentare modifiche” hanno spiegato Cecilia Guerra (Mdp) e Loredana De Petris ( Si), noi ci concentreremo sugli aspetti più “parados sali ”, come i requisiti per esentare i lavori gravosi dallo scatto a 67 anni (per il governo i lavoratori) devono aver maturato 30 anni di contributi). “L'ape social - continuano - è disegnata in un modo che si è rivelato stretto. E la pensione di garanzia per i giovani è scomparsa del tutto dai radar”. Da ieri il governo può dire che “ce lo chiede l’Europa”.
L’assist europeo L’esecutivo così può chiudere la porta alla Cgil: solo le modifiche minime accettate da Cisl e Uil