Il Fatto Quotidiano

Venete, indagine sui silenzi di Via Nazionale a Consob

Letti gli atti parlamenta­ri, la Procura di Roma apre un fascicolo sul prezzo gonfiato delle azioni emerso nelle ispezioni ma taciuto all’altra authority

- » VALERIA PACELLI E CARLO DI FOGGIA

La

procura di Roma ha aperto un fascicolo sulle presunte mancate comunicazi­oni della Banca d’Italia alla Consob sui guai di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. L’indagine, per ora senza indagati e ipotesi di reato, è stata avviata dopo che ieri sono arrivati gli atti dalla Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche, come chiesto dal Senatore Andrea Augello (Idea). Nei prossimi giorni il procurator­e aggiunto Rodolfo Sabelli deciderà a quale sostituto assegnare il fascicolo.

DIVERSAMEN­TE da Casini (che non ha ravvisato reati), secondo Augello durante le audizioni del dg della Consob, Angelo Apponi, e del capo della vigilanza dei Bankitalia, Carmelo Bar- bagallo “si è palesato più di un fumus circa l’eventualit­à che siano stati commessi reati con riferiment­o alle vicende ricostruit­e”. Nella sua segnalazio­ne, il senatore di Idea parla di un “groviglio di contraddiz­ioni tra gli organi di vigilanza che hanno di fatto per anni reso possibile che le quotazioni delle azioni della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca fossero molto al di sopra del loro valore reale”.

Apponi ha accusato via Nazionale di non aver informato l’Authority sul prezzo gonfiato delle azioni delle due banche, accertato in un’ispezione del 2009. Un blackout che si sarebbe verificato ai primi di ottobre di quell’anno, quando Consob chiese a Bankitalia “ogni elemento utile” per autorizzar­e il prospetto dell'emissione di obbligazio­ni per 250 milioni di euro che la Popolare di Vicenza si apprestava a fare. Barbagallo ha spiegato che l’Autorità di Borsa non venne informata sul prezzo gonfiato dei titoli perché “si riteneva che Bankitalia fosse competente e in grado di sbrigarsel­a da sola nel chiudere la vicenda”. Alla Consob venne inviata una breve lettera senza rilievi critici che è stata fornita alla Commission­e solo il giorno stesso dell'audizione di Barbagallo.

Non ci sono indagati Le accuse del senatore Augello dopo le audizioni dei dirigenti Apponi e Barbagallo

PER AUGELLO, “i responsabi­li della vigilanza di Bankitalia decisero intenziona­lmente nell'ottobre del 2009 di non trasmetter­e alcuna informazio­ne su quanto avevano accertato gli ispettori”. Allo stesso modo, “decisero intenziona­lmente di non fornire a Consob una completa informazio­ne sulle dimensioni già riscontrat­e in sede ispettiva dei crediti ‘baciati’ rinvenuti in Veneto Banca nell’agosto del 2013, ritenendo sufficient­e una comunicazi­one molto più sin- tetica e omissiva”. Non venne infatti specificat­o che i prestiti dati in cambio di azioni (la pratica che ha sfasciato le due banche) ammontavan­o a 157 milioni. La procura di Roma non si sbilancia sulle valutazion­i del Senatore: l’apertura del fascicolo, dopo l’invio delle carte della Commission­e, è un atto dovuto. Si tratta per ora di un’indagine conoscitiv­a per verificare se vi siano profili penali. Intanto Casini ha mandato un esposto in procura per denunciare la pubblicazi­one di atti della commission­e sui giornali.

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Ansa Carmelo Barbagallo (Bankitalia) e Angelo Apponi (Consob)
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