Venete, indagine sui silenzi di Via Nazionale a Consob
Letti gli atti parlamentari, la Procura di Roma apre un fascicolo sul prezzo gonfiato delle azioni emerso nelle ispezioni ma taciuto all’altra authority
La
procura di Roma ha aperto un fascicolo sulle presunte mancate comunicazioni della Banca d’Italia alla Consob sui guai di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. L’indagine, per ora senza indagati e ipotesi di reato, è stata avviata dopo che ieri sono arrivati gli atti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, come chiesto dal Senatore Andrea Augello (Idea). Nei prossimi giorni il procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli deciderà a quale sostituto assegnare il fascicolo.
DIVERSAMENTE da Casini (che non ha ravvisato reati), secondo Augello durante le audizioni del dg della Consob, Angelo Apponi, e del capo della vigilanza dei Bankitalia, Carmelo Bar- bagallo “si è palesato più di un fumus circa l’eventualità che siano stati commessi reati con riferimento alle vicende ricostruite”. Nella sua segnalazione, il senatore di Idea parla di un “groviglio di contraddizioni tra gli organi di vigilanza che hanno di fatto per anni reso possibile che le quotazioni delle azioni della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca fossero molto al di sopra del loro valore reale”.
Apponi ha accusato via Nazionale di non aver informato l’Authority sul prezzo gonfiato delle azioni delle due banche, accertato in un’ispezione del 2009. Un blackout che si sarebbe verificato ai primi di ottobre di quell’anno, quando Consob chiese a Bankitalia “ogni elemento utile” per autorizzare il prospetto dell'emissione di obbligazioni per 250 milioni di euro che la Popolare di Vicenza si apprestava a fare. Barbagallo ha spiegato che l’Autorità di Borsa non venne informata sul prezzo gonfiato dei titoli perché “si riteneva che Bankitalia fosse competente e in grado di sbrigarsela da sola nel chiudere la vicenda”. Alla Consob venne inviata una breve lettera senza rilievi critici che è stata fornita alla Commissione solo il giorno stesso dell'audizione di Barbagallo.
Non ci sono indagati Le accuse del senatore Augello dopo le audizioni dei dirigenti Apponi e Barbagallo
PER AUGELLO, “i responsabili della vigilanza di Bankitalia decisero intenzionalmente nell'ottobre del 2009 di non trasmettere alcuna informazione su quanto avevano accertato gli ispettori”. Allo stesso modo, “decisero intenzionalmente di non fornire a Consob una completa informazione sulle dimensioni già riscontrate in sede ispettiva dei crediti ‘baciati’ rinvenuti in Veneto Banca nell’agosto del 2013, ritenendo sufficiente una comunicazione molto più sin- tetica e omissiva”. Non venne infatti specificato che i prestiti dati in cambio di azioni (la pratica che ha sfasciato le due banche) ammontavano a 157 milioni. La procura di Roma non si sbilancia sulle valutazioni del Senatore: l’apertura del fascicolo, dopo l’invio delle carte della Commissione, è un atto dovuto. Si tratta per ora di un’indagine conoscitiva per verificare se vi siano profili penali. Intanto Casini ha mandato un esposto in procura per denunciare la pubblicazione di atti della commissione sui giornali.