Il Fatto Quotidiano

Renzi, fake news sulle fake news per colpire M5S: affari, non bugie

L’articolo del New York Times citato dall’ex premier

- » VIRGINIA DELLA SALA E CARLO DI FOGGIA

■ Il leader lancia la campagna usando un articolo del New York Times basato su report renziani

Fake news: Matteo Renzi ha deciso di farne lo slogan della nuova Leopolda. “Terminerem­o la giornata lottando contro le fake news - ha detto venerdì - Stanno accadendo delle cose incredibil­i. Il New York Times ha pubblicato un pezzo su quello che sta avvenendo in Italia su questo: sono state oscurate pagine con sette milioni di like che spargono veleno e falsità contro di noi”.

I TEMPI. Il pezzo del New York Times a cuifa riferiment­o Renzi è stato pubblicato proprio venerdì. Il titolo ( Italy, Bracing for Electoral Season of Fake News, Demands Facebook’s Help) richiama due elementi ormai sempre presenti quando si parla di campagna elettorale: le notizie false diffuse sui social network e l’arruolamen­to di questi ultimi in un’opera di pulizia che può essere l’anticamera della censura. In questo caso, con un elemento in più: la presunta relazione tra siti e profili di sostegno ai 5stelle che avrebbero diffuso notizie e immagini false sul conto del Pd (come la presenza di alcuni esponenti del partito al funerale di Totò Riina) e quelli omofobi e razzisti, nonché filo- russi, che discendere­bbero dai sostenitor­i della Lega Nord. L’articolo, però, è innescato da un “rapporto” redatto da Andrea Stroppa, fondatore di Ghost Data e consiglier­e di Renzi per la Cybersicur­ezza.

IL CONSIGLIER­E. È lo stesso che ha imbeccato il sito BuzzFeed per l’inchiesta di qualche giorno fa su un’altra galassia di siti “poco attendibil­i”, anch’esso citato dal Nyt e da Renzi. Stroppa, classe 1994, non è un tecnico ma può contare su una notevole rete di relazioni. È consulente del World Economic Forum e siede nella fondazione di Lapo Elkann. Arriva al grande pubblico per i suoi rapporti con Marco Carrai, che lo ha chiamato nell’azienda di sicurezza informatic­a Cys, fondata con l’ex Eni Leonardo Bellodi e l’Aicom di Mauro Tanzi, proprio nel periodo in cui era dato in procinto di essere nominato a capo della struttura di cyber security dei servizi segreti a Palazzo Chigi, poi saltata. È stato il responsabi­le della sicurezza quando il sito per il Sì al referendum costituzio­nale è stato hackerato da Anonymous e proprio per Anonymous, quando era minorenne, fu indagato dopo l’attacco ai siti di un sindacato della polizia penitenzia­ria, della Guardia costiera, della Banca di Imola e della Luiss. Ottenne poi il “perdono giudiziale” dal Tribunale dei minori. Oggi risulta cofondator­e di Ghost Data, società di analisi di dati (che non risulta registrata in Italia) insieme a un programmat­ore russo, Pavel Lev, e vive di consulenze aziendali. L’analisi di Stroppa dimostrere­bbe la connession­e tra i siti che “promuovono movimenti politici rivali anti- establishm­ent critici nei confronti del signor Renzi e del governo di centro- sinistra” e la pagina web ufficiale di un movimento che promuove Matteo Salvini, noiconsalv­ini.org (nome della lista con cui il leader della Lega si presenta al Sud). In comune hanno i codici Google. In pratica, ci sarebbe una connession­e tra la propaganda pro Cinque Stelle e quella leghista.

IL METODO. Per dimostrarl­o, Stroppa ricorre ai codici usati per tracciare la pubblicità e il traffico web su quei siti. Scopre, come può fare qualunque informatic­o, che sono condivisi anche da una serie di altri siti come IoStoConPu­tin.info. I siti condividon­o un identifica­tivo (Id) univoco assegnato da Google Analytics (che raccoglie le statistich­e dei siti) e un numero AdSense con il quale Google gestisce gli an- nunci pubblicita­ri (e versa i ricavi al possessore).

LE REPLICHE. Google ha inviato al Fatto la replica completa fornita anche al New York Times , che ne ha pubblicata una parte: “Non abbiamo dettagli sugli amministra­tori del sito e non possiamo speculare sul motivo per cui hanno lo stesso codice dell’annuncio

- spiega -. Qualsiasi editore che utilizza la versione self-service dei nostri prodotti può aggiungere il codice al proprio sito. Spesso vediamo siti non collegati che utilizzano gli stessi ID, quindi non è un indicatore affidabile che due siti siano connessi”. Il Movimento 5 stelle ha sottolinea­to che il sito in questione non è riconducib­ile ai loro media ufficiali mentre il guru web di Salvini, Luca Morisi ha riconosciu­to che noiconsalv­ini.org condividev­a i codici di Google di siti fuori dal l’universo politico della Lega. Ha spiegato che un ex sostenitor­e del M5s aveva contribuit­o a costruire il sito e ha incollato i codici della sua pagina fan. Ha poi spiegato che pensava di aver cambiato i codici.

I CODICI. Il codice di Analitycs è spesso parte dei codici di costruzion­e dei siti web: se lo sviluppato­re è lo stesso è probabile che lo ri-utilizzi. Diverso è per AdSense. Il Fatto ha verificato che oggi questi siti non condividon­o più il codice per la pubblicità, ma almeno fino a settembre scorso sì. Lo stesso codice era condiviso da almeno 30 siti (come patrio- ti. info , ita lyfor truy mp. i nfo ecc.), di cui 10 visibili e solo 2 di possibili fan del M5S, info 5s te ll e. in fo e v id eo a5 st elle.info, che però il Nytnon cita mai.

LE SPIEGAZION­I. Avere il codice AdSense significa avere il portafogli­o della pubblicità. Perché condivider­lo? La gestione di decine di siti che producono contenuti a ciclo continuo è complessa, e non sempre alla portata di un partito (la Lega ha i conti pignorati). Tre le possibili spiegazion­i: 1) noiconsalv­iniha commission­ato a una società specializz­ata larealizzi­one del sito consentend­ogli di raccoglier­e la pubblicità come parte del compenso, e la gestione dell’analytics è parte del servizio; 2) La società ha inserito la pubblicità di AdSense senza avvertire noiconsalv­ini; 3) noiconsalv­ini ha trovato il modo di raccoglier­e più pubblicità possibile (e quindi ricavi) ampliando la sua platea potenziale con siti che inneggiano ai 5stelle o altri temi non proprio assimilabi­li a quelli della Lega. In ogni caso, più che la propaganda è il business a spiegare le connession­i, anche perché i profession­isti che spuntano fuori - anche quando si accusa la Russia - alla fine risultano sempre italiani.

LO SPIN: TEMPI E PROTAGONIS­TI Lo “scoop” del quotidiano Usa uscito alla vigilia della Leopolda: è un rapporto del consulente di Renzi

I LEGAMI DI NOICONSALV­INI Il sito vicino alla Lega ha gli stessi codici Google di portali dei fan M5s (il Nyt non li cita) Così si massimizza­no i ricavi

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Il regista Matteo Renzi: alla Leopolda ha denunciato l’uso delle fake news contro il pd svelato dal Nyt

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