Il Fatto Quotidiano

Restano tre gravi imputazion­i e l’indagine sulle stragi di mafia

I processi Ruby e le cene eleganti, il giro di squillo di Gianpi, la compravend­ita di senatori e le bombe degli anni Novanta

- » GIANNI BARBACETTO

Ètornato. Di nuovo in campo. Pronto alla campagna elettorale, Silvio Berlusconi sfodera l’ultima idea venuta al suo avvocato, Niccolò Ghedini: chiedere la riabilitaz­ione in Cassazione e presentare una “ca ndi datu ra con riserva”. Schermagli­e destinate più alla propaganda politica che a ottenere concreti risultati giudiziari. Anche perché Silvio Berlusconi, che è tornato a indossare i panni del leader politico, resta però ancora coinvolto in procedimen­ti giudiziari: è tre volte imputato, a Milano, a Torino e a Bari, oltre che indagato, a Firenze.

L’ULTIMA cattiva notizia gli è arrivata da Torino: la Procura della Repubblica ha chiesto il suo rinvio a giudizio per corruzione in atti giudiziari. Secondo l’accusa, avrebbe pagato una ragazza, Roberta Bonasia, perché raccontass­e il falso ai giudici sulle “cene eleganti” di Arcore, nel 2010, ai bei tempi del bunga-bunga. È uno dei filoni del cosiddetto Ruby 3, il procedimen­to aperto dalla Procura di Milano e poi spezzettat­o da un giudice in tanti rivoli arrivati in diverse città d’Italia. Il processo principale si è già aperto a Milano. I pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio hanno raccolto prove per sostenere che l’ex presidente del Consiglio ha pagato 10 milioni di euro ad alcune ospiti delle feste di Arcore, per addomestic­are le loro testimonia­nze sotto giuramento davanti ai giudici dei processi Ruby 1 e Ruby 2. Hanno indagato 30 testimoni, oltre a Berlusconi, tutti accusati di falsa testimonia­nza. Di questi, 21 ragazze (tra cui Karima El Mahroug detta Ruby, la ragazza allora minorenne da cui tutto partì) devono rispondere con il fondatore di Forza Italia anche di corruzione in atti giudiziari.

Berlusconi resta imputato anche a Bari. È accusato di aver indotto un possibile testimone a mentire ai magistrati baresi, a suon di soldi: è Gianpaolo Tarantini detto Gianpi, l’intraprend­ente imprendito­re pugliese che forniva ragazze a pagamento per le feste romane del risuscitat­o leader di Forza Italia. È in corso l’udienza preliminar­e che deciderà se rinviarlo a giudizio.

A NAPOLIc’è invece la coda di un processo per corruzione. La Procura gli ha contestato di aver pagato 3 milioni di euro a un senatore dell’Italia dei valori, Sergio De Gregorio, per strapparlo al suo partito e farlo passare nelle schiere del Popolo della libertà. Una mossa per indebolire l’allora maggioranz­a che sosteneva il governo di Romano Prodi, che infatti nel 2008 cadde, aprendo le porte alle nuove elezioni poi vinte da Berlusconi. Condannato in primo grado, l’ex cavaliere in appello è stato dichiarato prescritto, ma con una sentenza che conferma i fatti commessi e l’imposizion­e a risarcire il danno al Senato, che si è costituito parte civile. Ora la Cassazione dovrà chiudere la partita.

A Firenze l’indagine più delicata: sulle stragi di mafia del 1993. Era stato già due volte indagato, in passato, e due volte archiviato, insieme al suo braccio destro Marcello Dell’Utri. Ora la Procura fiorentina, che ha il compito di fare luce sulla stagione stragista dei primi anni Novanta, ha di nuovo iscritto sul registro degli indagati Berlusconi e Dell’Utri, per verificare le parole pronunciat­e in carcere (e intercetta­te) dal boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, gran regista delle bombe scoppiate “in contin en t e”, a Firenze, Roma e Milano, nel 1993. “Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c’è stata l’urgenza”, diceva Graviano al suo compagno dell’ora d’aria, il camorrista Umberto Adinolfi. Era il 10 aprile 2016 e le telecamere nascoste della Direzione investigat­iva antimafia registrava­no il dialogo tra i due. “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi”, spiegava Graviano. “E lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa”. Poi sbottava: “T ren t’anni fa, venticinqu­e anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi”.

Tre volte imputato e ancora indagato, come possibile mandante delle stragi di Cosa nostra. Così Berlusconi si avvia alla campagna elettorale.

Sempre nei guai Sotto la lente dei magistrati di Torino, Milano, Napoli e Firenze

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 ??  ?? Tribunali Niccolò Ghedini e Valter Lavitola in aula a Napoli nel 2014. A sinistra, Marcello Dell’Utri a Palermo nel 2013
Tribunali Niccolò Ghedini e Valter Lavitola in aula a Napoli nel 2014. A sinistra, Marcello Dell’Utri a Palermo nel 2013
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