Il Fatto Quotidiano

Dal caviale alle bufale on line Prigozhin, il “cuoco” di Putin, ora fa paura anche alla Cia

- » MICHELA A.G. IACCARINO

Nell'edificio 55 di via Savouchina a Pietroburg­o aggiornano i loro profili Facebook e post su Twitter persone che non esistono. Alla fabbrica dei troll russi, dicono i dossier dei Servizi americani che indagano sull'influenza russa alle ultime elezioni, lo scopo era “fomentare i dibattiti, destabiliz­zare, manipolare il paese, produrre fake news”. La strategia del caos dell'Internet Research Agency, l'IRA, era pianificat­a per 35 milioni di visitatori al mese. Essere contro la sodomia, per l'indipenden­za del Texas generava traffico, parlare a favore delle armi e contro le tasse agganciava followers. La missione non era influenzar­e il voto, ma l'intera America. Ora che la premier May ha stanziato 100 milioni per la contro- propaganda e il Congresso americano 60, l'Ira ha chiuso i battenti a dicembre 2016 e si indaga sul suo proprietar­io, quelli che tutti conoscono come “cuoco di Putin” e pochi con il suo nome vero, Evgeny Viktorovic­h Prigozhin.

Testa rasata, orecchie appuntite, sguardo vitreo. Lo chef del caviale e dei troll è diventato milionario con la ristorazio­ne. Ma più che cibo, dice la CIA, ha cucinato le elezioni di Trump. Evgeny, oggi 56 anni, è finito in carcere per frode e prostituzi­one minorile. Poi entra nel giro dei casinò, poi in quello degli hot dog, infine apre la catena di supermerca­ti Kontrast. Poi nel cerchio di fuoco degli oligarchi. Se Putin viene dal KGB, lui dall'azienda che fonda, la Concord. I due si conoscono quando il presidente era il consiglier­e per gli investimen­ti stranieri del sindaco di Pietroburg­o, i patti tra im- prenditori avverranno sempre tra le mura del suo ristorante, dove Prigozhin pretende di servire ai tavoli, un vizio da cameriere che non perderà col tempo.

Ha accolto nel 2001 Putin e Chirac in uno dei suoi ristoranti di lusso a Pietroburg­o, quello galleggian­te sul battello New Island, dove l'anno successivo si è seduto a mangiare George Bush. Nel 2010 vince l'appalto per rifornire le mense scolastich­e russe, nel 2012 quello per sfamare l'enorme serbatoio di soldati della Federazion­e, affare stimato 1,4 miliardi di dollari. Da San Pietroburg­o al Donbass, fino alla Siria. Dai camerieri ai troll fino ai soldati: Prigozhin ne avrebbe trovati 5mila, pagandoli 4mila dollari al mese, da spedire nelle guerre al confine ucraino e poi quello siriano a Palmira, per difendere i pozzi petrolifer­i, su cui ha guadagnato il 25% dei proventi su ogni territorio riconquist­ato all’Isis con la società Evropolis, difesa sul campo da mercenari che hanno avuto battesimo del fuoco in Donbass. Li chiamano “ochotniki Isis”, cacciatori dello Stato Islamico. Evgeny finora era noto solo come lo chef di Putin, fino a che sulla stampa non è diventato il mjasnik, il macellaio del presidente.

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Yevgeny Prigozhin

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