Poche donne e poco lavoro: 100 mila neonati in meno
Meno 18% dal 2008: crisi economica e il calo demografico di 40 anni fa
Sempre meno nascite, anche tra i migranti. Lo ha certificato ieri l’Istat, nel giorno in cui è stato oltretutto presentato in commissione Bilancio un emendamento che dimezza il bonus bebè: dal 2008 al 2016 sono nati 100 mila bambini in meno. L’anno scorso all’anagrafe ne sono stati registrati 437.438, 12 mila in meno rispetto al 2015. Colpa della crisi, ma non solo.
L’ITALIA sta scontando il calo delle nascite del periodo che va dal 1976 al 1995, quando è stato toccato il minimo storico di 1,19 figli per donna. Così, oggi le donne residenti in Italia tra i 15 e i 29 anni sono poco più della metà di quelle tra 30 e 49 anni (il range 15-49 rappresenta “l’età feconda”). Meno donne in età feconda (o più donne in età avanzata, seppur feconda) implicano meno nascite. “Questo fattore – spiega l’Istat – è responsabile per i tre quarti circa della differenza di nascite osservata tra il 2008 e il 2016”, ovvero 74 mila bambini non nati. “Durante gli anni 60 nascevano quasi un milione di bambini all’anno – spiega Massimo Livi Bacci, professore di Demografia all’Università di Firenze –, poi la natalità ha rallentato. Un calo avvenuto nella gran parte del mondo sviluppato e in parte di quello in via di sviluppo”. Quindi la flessione tra il 1976 e il 1995: “Diverse le cause, dalla diffusione della contraccezione all’aumento del livello di coinvolgimento delle donne nel mondo del lavoro”. Il calo di almeno 25 mila nascite dipende invece da quella che viene definita “diminuzione della propensione ad avere figli”. Si è passati dalla media di 1,45 figli per donna del 2008 a 1,34 del 2016. In questa fascia si trova “l’effetto crisi”, suffragato dal calo di primi figli del 20 per cento su tutto il terri- torio. “La diminuzione – si legge – è marcata anche nelle regioni del Nord e del Centro che avevano sperimentato una fase di moderata ripresa, ri-