Il Fatto Quotidiano

Israeliani e palestines­i Il paradosso di Bertrand Russell vale ancora oggi

- MASSIMO MARNETTO MAURO CHIOSTRI EZIO PELINO STEFANO CITATI FIORE VITTORIO ASCANIO DE SANCTIS

Arrangiate­vi: è questa la nuova frontiera della politica sociale. Lo Stato non dà servizi, ma bonus. Soldi che finiscono subito, molto inferiori ai costi del bisogno, ma perfettame­nte complement­ari alla diffidenza generale.

Meglio bonus, maledetti e subito, che riforme di servizi che non si sa mai se e quando si faranno. La fiducia dei cittadini verso la programmaz­ione politica è così compromess­a, che ormai il guscio dell’uovo oggi funziona molto più della gallina domani. Che magari può finire nel piatto del corrotto di turno. Così ci si accontenta di poco, sempre meno, purché sia sicuro e rapido, perché il bisogno di molte famiglie è in codice rosso. Dateci le briciole, ci accontenti­amo, è il messaggio che viene da chi fatica a vivere. E la politica dei privilegi concede bonus ai nuovi poveri, perché non vuole disturbare l’evasione fiscale dei più ricchi. Ai quali il Pd voleva persino ridurre l’Iva sulle ostriche.

Mi aspetto che una sinistra vera dica: non daremo più bonus, ma servizi essenziali veri e duraturi. Perché l’ingiustizi­a sociale non si riduce con la cartolariz­zazione dei diritti.

Non solo Amazon, lottiamo insieme a tutti i lavoratori

Boicottiam­o Amazon! L’azienda di uno degli uomini “più ricchi del mondo” non perde occasione per dimostrare la propria arroganza e il proprio disprezzo per i lavoratori e per chi li rappresent­a. Ha unilateral­mente posticipat­o un incontro programmat­o da tempo con il chiaro scopo di far passare il periodo natalizio (dove si registra il clou delle vendite) e continuare a incrementa­re profitti sulla pelle dei lavoratori.

Ognuno di noi può far qualcosa per stare al fianco di chi lotta per i propri diritti: non ordiniamo più niente, disdiciamo le cose già richieste, facciamo capire al signor Bezos e ai suoi simili che non siamo d’accor- LA STAMPA ITALIANA non ne ha parlato, non so quella estera. Ma la notizia è molto preoccupan­te e deve allertare tutti i democratic­i. La terza sessione del Tribunale Russell sulla Palestina, a cui hanno partecipat­o giuristi e intellettu­ali di tutto il mondo, ha dichiarato ufficialme­nte che il popolo palestines­e è “soggetto a un regime istituzion­alizzato di dominazion­e che integra la nozione di apartheid comedefini­ta in diritto internazio­nale”. E continua sostenendo che se la situazione sudafrican­a e quella israelo-palestines­e sono diverse da un punto di vista storico e di contesto, molte delle pratiche israeliane superano, addirittur­a, a livello di discrimina­zione e oppression­e, quelle della realtà sudafrican­a. TRA SUDAFRICA E ISRAELE nei decenni della Guerra fredda è scorso sotterrane­o uno scambio fruttuoso di know-how sulla Bomba atomica. I due regimi, accomunati dal “Tribunale (di opinione) Russell” nell’apartheid e nel “sociocidio”(neologismo che ricorda il genocidio ma di potenza lessicale e immaginifi­ca assai ridotta), hanno indugiato a lungo in una proficua alleanza bellica che secondo gli autorevoli membri della commission­e (riunita per la conclusion­e dei suoi lavori proprio in Sudafrica) era prima di tutto di adesione a una certa visione (razzista, viene detto) del mondo.

Il destino del Sudafrica è poi passato dal bianco e nero all’arcobaleno, Mandela è diventato popolare quanto Lady D compiendo un miracolo anche mediatico che nemmeno Madre Teresa, e ora l’apartheid dell’ex colonia britannica contesa ai boeri è solo sociale ed economico. DaIsraele invece i palestines­i continuano a subire – non solo secondo il Tribunale senza pena che porta il nome del suo fondatore, il filosofo e molto altro Bertrand Russell, do con la sua politica di “divisione della torta”, lui è potente, ma noi, se siamo in tanti, possiamo fargli capire che non è onnipotent­e.

Il modello Singapore come soluzione per il Paese

Sulla stregua di quanto viene fatto a Singapore dal 2007, il governo italiano dovrebbe mettere in atto adeguate iniziative economiche per permettere la ripresa economica ma anche per diversi organismi internazio­nali – da decenni un’emarginazi­one e un trattament­o da casta inferiore (a proposito, Gandhi esordì come avvocato dedito alla non violenza proprio in Sudafrica) che sembra non avere soluzione, sballottat­i tra le faide dei propri rappresent­anti politici (Fatah e Hamas riconcilia­ti apparentem­ente di fresco) e il disinteres­se della comunità internazio­nale (chi grida più: giù le mani dal valoroso popolo palestines­e?). Nel 1929 una commission­e britannica guidata dal giudice Walter Russell Shaw condannò sia arabi che israeliani per le reciproche violenze. Dunque vale sempre il detto “La causa fondamenta­le dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligen­ti sono pieni di dubbi” (Bertrand Russell). che stagna. Mi riferisco al vero motore economico: l’Edilizia. Propongo di recuperare risorse finanziari­e da tutti quei settori della spesa pubblica che sprecano risorse. I costi dei consolati italiani in sovrannume­ro, le ambasciate, le missioni militari ormai diventate insostenib­ili. Con tali fondi si dovrebbe far partire un piano nazionale che permetta di finanziare al 70-80% dei costi di sostituzio­ne degli immobili costruiti tra gli anni del dopoguerra fino al ‘90, per sostituirl­i con una edilizia adeguata alle esigenze qualitativ­e previste dalle ultime normative nei settori del risparmio energetico, funzionale e igienico sanitario.

Man mano che le imprese vendono i nuovi alloggi potranno restituire le quote ottenute dai finanziame­nti statali. Si potrà creare un volano efficace a far ripartire tutta l’economia del paese. È possibile la convergenz­a di elementi inconcilia­bili in vista del migliorame­nto economico, sociale e culturale del Paese? No euro contro Sì euro; Patria nazionale o Patria europea; blocco o apertura alle immigrazio­ni; protezioni­smo economico o globalizza­zione. Forse la soluzione sta nell’individuar­e a quali condizioni il sì e il no possano essere accettati.

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Ansa Il muro Costruito in Israele

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