Israeliani e palestinesi Il paradosso di Bertrand Russell vale ancora oggi
Arrangiatevi: è questa la nuova frontiera della politica sociale. Lo Stato non dà servizi, ma bonus. Soldi che finiscono subito, molto inferiori ai costi del bisogno, ma perfettamente complementari alla diffidenza generale.
Meglio bonus, maledetti e subito, che riforme di servizi che non si sa mai se e quando si faranno. La fiducia dei cittadini verso la programmazione politica è così compromessa, che ormai il guscio dell’uovo oggi funziona molto più della gallina domani. Che magari può finire nel piatto del corrotto di turno. Così ci si accontenta di poco, sempre meno, purché sia sicuro e rapido, perché il bisogno di molte famiglie è in codice rosso. Dateci le briciole, ci accontentiamo, è il messaggio che viene da chi fatica a vivere. E la politica dei privilegi concede bonus ai nuovi poveri, perché non vuole disturbare l’evasione fiscale dei più ricchi. Ai quali il Pd voleva persino ridurre l’Iva sulle ostriche.
Mi aspetto che una sinistra vera dica: non daremo più bonus, ma servizi essenziali veri e duraturi. Perché l’ingiustizia sociale non si riduce con la cartolarizzazione dei diritti.
Non solo Amazon, lottiamo insieme a tutti i lavoratori
Boicottiamo Amazon! L’azienda di uno degli uomini “più ricchi del mondo” non perde occasione per dimostrare la propria arroganza e il proprio disprezzo per i lavoratori e per chi li rappresenta. Ha unilateralmente posticipato un incontro programmato da tempo con il chiaro scopo di far passare il periodo natalizio (dove si registra il clou delle vendite) e continuare a incrementare profitti sulla pelle dei lavoratori.
Ognuno di noi può far qualcosa per stare al fianco di chi lotta per i propri diritti: non ordiniamo più niente, disdiciamo le cose già richieste, facciamo capire al signor Bezos e ai suoi simili che non siamo d’accor- LA STAMPA ITALIANA non ne ha parlato, non so quella estera. Ma la notizia è molto preoccupante e deve allertare tutti i democratici. La terza sessione del Tribunale Russell sulla Palestina, a cui hanno partecipato giuristi e intellettuali di tutto il mondo, ha dichiarato ufficialmente che il popolo palestinese è “soggetto a un regime istituzionalizzato di dominazione che integra la nozione di apartheid comedefinita in diritto internazionale”. E continua sostenendo che se la situazione sudafricana e quella israelo-palestinese sono diverse da un punto di vista storico e di contesto, molte delle pratiche israeliane superano, addirittura, a livello di discriminazione e oppressione, quelle della realtà sudafricana. TRA SUDAFRICA E ISRAELE nei decenni della Guerra fredda è scorso sotterraneo uno scambio fruttuoso di know-how sulla Bomba atomica. I due regimi, accomunati dal “Tribunale (di opinione) Russell” nell’apartheid e nel “sociocidio”(neologismo che ricorda il genocidio ma di potenza lessicale e immaginifica assai ridotta), hanno indugiato a lungo in una proficua alleanza bellica che secondo gli autorevoli membri della commissione (riunita per la conclusione dei suoi lavori proprio in Sudafrica) era prima di tutto di adesione a una certa visione (razzista, viene detto) del mondo.
Il destino del Sudafrica è poi passato dal bianco e nero all’arcobaleno, Mandela è diventato popolare quanto Lady D compiendo un miracolo anche mediatico che nemmeno Madre Teresa, e ora l’apartheid dell’ex colonia britannica contesa ai boeri è solo sociale ed economico. DaIsraele invece i palestinesi continuano a subire – non solo secondo il Tribunale senza pena che porta il nome del suo fondatore, il filosofo e molto altro Bertrand Russell, do con la sua politica di “divisione della torta”, lui è potente, ma noi, se siamo in tanti, possiamo fargli capire che non è onnipotente.
Il modello Singapore come soluzione per il Paese
Sulla stregua di quanto viene fatto a Singapore dal 2007, il governo italiano dovrebbe mettere in atto adeguate iniziative economiche per permettere la ripresa economica ma anche per diversi organismi internazionali – da decenni un’emarginazione e un trattamento da casta inferiore (a proposito, Gandhi esordì come avvocato dedito alla non violenza proprio in Sudafrica) che sembra non avere soluzione, sballottati tra le faide dei propri rappresentanti politici (Fatah e Hamas riconciliati apparentemente di fresco) e il disinteresse della comunità internazionale (chi grida più: giù le mani dal valoroso popolo palestinese?). Nel 1929 una commissione britannica guidata dal giudice Walter Russell Shaw condannò sia arabi che israeliani per le reciproche violenze. Dunque vale sempre il detto “La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi” (Bertrand Russell). che stagna. Mi riferisco al vero motore economico: l’Edilizia. Propongo di recuperare risorse finanziarie da tutti quei settori della spesa pubblica che sprecano risorse. I costi dei consolati italiani in sovrannumero, le ambasciate, le missioni militari ormai diventate insostenibili. Con tali fondi si dovrebbe far partire un piano nazionale che permetta di finanziare al 70-80% dei costi di sostituzione degli immobili costruiti tra gli anni del dopoguerra fino al ‘90, per sostituirli con una edilizia adeguata alle esigenze qualitative previste dalle ultime normative nei settori del risparmio energetico, funzionale e igienico sanitario.
Man mano che le imprese vendono i nuovi alloggi potranno restituire le quote ottenute dai finanziamenti statali. Si potrà creare un volano efficace a far ripartire tutta l’economia del paese. È possibile la convergenza di elementi inconciliabili in vista del miglioramento economico, sociale e culturale del Paese? No euro contro Sì euro; Patria nazionale o Patria europea; blocco o apertura alle immigrazioni; protezionismo economico o globalizzazione. Forse la soluzione sta nell’individuare a quali condizioni il sì e il no possano essere accettati.