Il Fatto Quotidiano

Il grande affare Scali Fs Piovono i ricorsi su Sala

Un business da 1 miliardo di euro, solo 50 milioni andranno al Comune di Milano

- » GIANNI BARBACETTO

Èil grande affare urbanistic­o di Milano (insieme a quello delle aree Expo, delle quali ieri è stato presentato il masterplan ): sette scali ferroviari, per un totale di 1 milione e 250 mila metri quadrati, saranno abbandonat­i dai binari e diventeran­no pezzi di città: verde, ma anche abitazioni, spazi commercial­i, terziario, servizi. La più grande riconversi­one urbana d’Europa, un’occasione unica per riqualific­are pezzi di città in quartieri semiperife­rici ( Lambrate, Rogoredo, Greco-Breda, San Cristoforo) e in zone centrali (Farini, Romana, Porta Genova).

IL CONSIGLIO comunale di Milano, negli ultimi mesi di Giuliano Pisapia sindaco, aveva bloccato l’approvazio­ne dell’Accordo di programma presentato dalla giunta. Arrivato Giuseppe Sala, è rapidament­e arrivata anche l’approvazio­ne e ora dovrà partire la progettazi­one. Intanto però sono partiti i primi ricorsi: al Tribunale amministra­tivo regionale, all’Autorità anticorruz­ione, alla Corte dei conti, perfino al Presidente della Repubblica. La maggiore delle contestazi­oni riguarda il ruolo delle Fs di Renato Mazzoncini, proprietar­ie delle aree. I ricorrenti (cittadini, architetti, imprendito­ri, associazio­ni come Italia nostra) ricordano che gli immensi terreni degli scali ferroviari furono dati in concession­e alle Ferrovie dello Stato, ente pubblico, perché potessero offrire ai cittadini il servizio del trasporto. Poi le Fs sono diventate una società di diritto privato, la concession­e è diventata proprietà e ora Mazzoncini si comporta come un immobiliar­ista privato: vuole valorizzar­e le “sue” aree ferroviari­e trasforman­dole in edifici e portando a casa almeno 500 milioni di euro. “È un esproprio al contrario”, commenta l’architetto Emilio Battisti, “ter- reni pubblici conferiti per il trasporto pubblico sono confiscati ai cittadini per farli diventare privati e metterli sul mercato”. Aggiunge l’architetto Sergio Brenna: “Il sindaco Sala lascia che sia una società privata, la Sistemi Ur- bani delle Fs, a decidere la grande trasformaz­ione di Milano, che dovrebbe invece essere guidata dalla pubblica amministra­zione nell’interesse dei cittadini”.

Un primo segnale di come funzionerà il business ce lo racconta la vendita di una piccola parte dello Scalo Farini fatto da Fs (attraverso Invimit Sgr, la società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia). Nel gennaio 2016, Invimit ha venduto 60 mila metri quadrati dello Scalo Farini a Savills Investment Management Sgr, una società di gestione del Fondo d’investimen­to immobiliar­e Olimpia con sede a Londra. N el l’ottobre 2017, per quell’area, il fondo sovrano di Abu Dhabi ha offerto alla Savills 70 milioni di euro. Segno che Milano è considerat­a un buon investimen­to, certo. Ma anche segno che il Comune di Milano sta svendendo la città.

L’economista Roberto Camagni ha valutato infatti che il valore di tutte le aree dei sette scali Fs, su cui sarà possibile edificare per 675 mila metri quadrati di superficie lorda di pavimento, sia di 1 miliardo di euro. Quanto entrerà nelle casse del Comune? Non 500 milioni, ma solo 50 milioni. “Una grande occasione perduta”, commenta l’avvocato Maria Agostina Cabiddu, la profession­ista che segue i ricorsi. Uno di questi sarà proposto anche alla Corte dei conti, per danno erariale.

SECONDO L’AVVOCATO Cabiddu, l’Accordo di programma con Fs non è valido perché è uno strumento che può essere utilizzato soltanto tra pubbliche amministra­zioni. Invece il Comune di Milano l’ha stretto, oltre che con Regione Lombardia ( ma non con Città metropolit­ana, che è stata dimenticat­a), anche con Ferrovie dello Stato spa, Rete Ferroviari­a Italiana spa, Fs Sistemi Urbani srl e Savills Sgr spa che sono società private. Queste possono a de ri re , ma non partecipar­e. Lo strumento dell’Accordo di programma, inoltre, può essere utilizzato – secondo i ricorsi – solo per la realizzazi­one di interventi e opere. In questo caso, invece, sono state sommate aree distanti e disparate, creando una sorta di Pgt alternativ­o, un Piano di governo del territorio per oltre 1 milione di metri quadri di Milano, di cui le Fs diventano il dominus.

Si crea un monopolio di fatto, con Fs che diventano le padrone dei diritti edificator­i della città.

L’accordo

Il sindaco e l’ad delle Ferrovie vogliono edificare altri 675 mila metri quadri di città

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